Guido Clemente di San Luca a TN: "Una postilla dovuta sulla questione Var"

Così a Tuttonapoli.net
11.01.2024 10:20 di  Redazione Tutto Napoli.net  Twitter:    vedi letture
Guido Clemente di San Luca a TN: "Una postilla dovuta sulla questione Var"

Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo all'Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha voluto fare alcune precisazioni in merito all'articolo postato suTuttonapoli sulle polemiche arbitrali.

"Alcune dichiarazioni successive al mio ultimo pezzo richiedono una postilla di precisazione. Anzitutto quella del giornalista Mediaset Riccardo Trevisani, il quale (dopo aver ricordato che «Nasca è il VAR di Juve-Bologna e di Iling-Junior e Ndoye, è il VAR del mani di Pulisic a Genova, è il VAR di Juve-Verona e viene sospeso per due giornate per la simulazione di Faraoni») ha azzardato una spiegazione della motivazione ‘psicologica’ della scelta del VAR di non adempiere al suo doveroso compito d’ufficio: «Quindi, quando vede un altro che simula come Duda – perché Duda simula e ve lo dico io: se sono 1-0 per l’Inter, Duda torna in piedi e gioca –, allora dice “No, no, no, no, io non intervengo, mi fermano di nuovo per due giornate”». A seguire, dapprima s’interroga retoricamente sulle scarse capacità di Nasca (richiamando il «problema di qualità degli arbitri a disposizione di Rocchi»). E poi adopera l’argomento (inutile a giustificare l’omissione di Nasca, come ho spiegato) degli elementi di fatto che escluderebbero le intenzioni fraudolente: «se vuoi fare qualcosa per aiutare l’Inter, fischi fallo ad Arnautovic e non arriva l’1-1 e sorvoli su Darmian e non dai rigore al 100°». Per concludere addirittura negando l’inopinabile accertamento del fatto: «Ma quale gomitata? Quella di Bastoni è una spallata di uno che ha ‘rosicato’ perché prima è stato spinto sul cross. Il VAR dovrebbe intervenire per cose più gravi». Ora, è vero che, sul calcio d’angolo, Duda e Bastoni si strattonano reciprocamente, ma poi, obiettivamente, Bastoni gli sferra una spallata/gomitata inequivocabilmente volontaria. Non richiede alcuna valutazione soggettiva l’accertamento del fatto. Può esser sfuggito all’arbitro (errore scusabile). Non al VAR, cui però (secondo la disciplina del Protocollo) non compete alcun potere di qualificazione giuridica del fatto (se esso, cioè, integri la fattispecie di «negligenza», «imprudenza», «vigoria sproporzionata», «grave fallo di gioco» o «condotta violenta», contemplate dalla Regola 12 – concetti in qualche modo ripresi dagli artt. 38 e 39 C.G.S., che prevedono rispettivamente la «condotta violenta» e la «condotta gravemente antisportiva»). Stando al Protocollo, infatti, la qualificazione giuridica del fatto spetta in via esclusiva all’arbitro, all’esito della «revisione sul campo» chiamata dal VAR. La circostanza che Duda, da terra, guardi cosa stia succedendo è del tutto irrilevante, perché l’effetto più o meno grave prodotto dall’intervento di Bastoni implica, non un cambiamento nell’accertamento del fatto, ma solo una sua possibile diversa qualificazione giuridica. La sussistenza del fallo è inopinabile. Tocca all’arbitro decidere, all’esito della revisione allo schermo, come esso debba essere qualificato e, per conseguenza, quale sanzione disciplinare comminare (ammonizione o espulsione diretta). In particolare, se Duda si fosse fatto male seriamente, sarebbe stato difficile giustificare una mancata espulsione (per «vigoria sproporzionata», «condotta violenta» o «grave fallo di gioco»).

Infine, affermare che il VAR «dovrebbe intervenire per cose più gravi» conferma una volta di più come sia diffuso ignorare che il VAR non può scegliere se e quando intervenire: il suo intervento è dalla norma prescritto come doveroso per rimediare ad un erroneo mancato accertamento del fatto, derivante dalla mera osservazione obiettiva dell’accaduto, e non da una sua valutazione. A conferma del ragionamento proposto starebbero – sempre che fossero veritiere – le dichiarazioni di Nasca che circolano in rete: «Fabbri non ha fischiato, noi in VAR, abbiamo visto Duda che strattonava Bastoni, su un’azione di calcio d’angolo, e Bastoni reagire con una spallata. La caduta di Duda ci è sembrata plateale, una volta giù, ha guardato dov’era la palla, visto che ce l’aveva l’Inter si è portato le mani sul volto. Chiaramente visto tutta questa sceneggiata e controllato che i due sull’azione di calcio d’angolo sono stati passivi, ininfluenti, cioè nessuno dei due tocca la palla, abbiamo deciso di non intervenire. Poi l’azione prosegue regolarmente. Se posso permettermi di esprimere un mio pensiero, secondo me, la simulazione di Duda, danneggia più la propria squadra che non il VAR, ormai è chiaro che alcuni calciatori, sapendo che c’è il VAR, cercano di simulare alcune situazioni, se invece Duda si fosse rialzato, avrebbe continuato a marcare Bastoni, magari impedendogli di calciare, a quel punto avrebbe potuto evitare il gol di Frattesi. Quindi direi a Sogliano, che le simulazioni col VAR sono pericolose». È chiaro a tutti che, ove fossero effettivamente le sue, tali parole integrerebbero una vera e propria dichiarazione confessoria, la prova definitiva dell’errore intenzionale. Esse, invero, testimonierebbero senza dubbi di sorta la volontà di non assolvere al compito istituzionalmente assegnatogli: chiamare l’arbitro a rivedere l’episodio. Così si sarebbe fatta definitivamente luce sul soggetto responsabile della colpa grave (se non del dolo): Nasca. L’ho spiegato nel pezzo di ieri. Al VAR compete esclusivamente (in esercizio di autotutela, nell’interesse pubblico alla regolarità della competizione) l’accertamento del fatto sfuggito all’arbitro. La sua qualificazione giuridica è di spettanza esclusiva dell’arbitro all’esito della revisione video. Se veramente le avesse fatte, quelle valutazioni sarebbero contra legem.

Quando si legge che «chi parla troppo di Var troppe volte dimentica lo spirito sportivo, dimentica l’enorme meravigliosa bravura dei nostri arbitri e dei nostri assistenti, dimentica il concetto di errore che è fondamentale nella comprensione dell’arbitraggio, dimentica che, anche senza VAR, gli ufficiali di gara sono tra gli interpreti del gioco del calcio che sbagliano di meno, figuriamoci con il VAR». E ancora, che bisogna «tornare a parlare di arbitraggio, di regolamento, di interpretazioni, di passione». Ebbene si capisce quale sia il disegno che s’intende realizzare, esplicito e manifesto. Ed infatti, se il senso dello «spirito sportivo» vien mal inteso come fosse patrimonio pressoché esclusivo degli arbitri. Se s’ignora o mistifica il significato del «concetto di errore». Se si considerano gli arbitri alla stregua dei giocatori, quali «interpreti del gioco del calcio» e non quali essi effettivamente sono, e cioè ufficiali preposti a garantire il rispetto delle regole del gioco. Se si fa tutto ciò, si rivela l’intenzione di conservare (ed anzi aumentare) in capo agli arbitri uno spazio di potere legibus solutus, di potere arbitrario, libero dall’osservanza delle norme.