Guido Clemente di San Luca a TN - "Zielinski è indispensabile! In tanti più inguardabili di lui"
Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo all'Università della Campania Luigi Vanvitelli, fa il punto della situazione sul momento dei casa Napoli.
"Una preliminare considerazione di costume. Dei tanti che mi hanno scritto dopo la partita di San Siro, una buona metà (l’altra è di parere opposto), è d’accordo con me nel difendere Mazzarri. Mi pare che la gente si divida più o meno in due: 50% pro, 50% contro. Eppure, la rappresentazione nei media è pressocché unanime nella sua crocifissione. Risulta quindi confermata – come si capisce – l’esistenza di un evidente problema nella comunicazione. A rifletterci su, sembra un po’ la vicenda di Geolier: l’establishment che non riesce a capire adeguatamente il popolo.
2. De eu sapientia. Cos’è il calcio? Ed esiste il cd. «anti-calcio»? Ricordo sommessamente che il gioco del pallone non è soltanto «tutti all’attacco!». Quello si fa in Villa Comunale, con la spensieratezza dell’adolescenza. Sì – mi si obietta – «ma abbiamo un grande potenziale offensivo! Perché non li fa giocare?». Se fosse così semplice, si sarebbe fatto gol quando li ha messi in campo praticamente tutti. E invece no.
3. I moduli e la partita col Milan. Nessuno di quelli di cui si discute (4-3-3, 3-4-3, 3-5-2, 3-4-2-1, e via dicendo) è più o meno offensivo. Dipende da come s’interpretano, dall’atteggiamento che l’allenatore fa assumere alla squadra. Contro Pioli, Walterone ha proposto un disegno tattico quasi perfetto. Se una squadra meritava di vincere quella era il Napoli. C’è un evidente pregiudizio nel dichiarare che Mazzarri sia andato «a difendere il nono posto». Affermare che si è regalato «un tempo al Milan completamente, facendo come all’Olimpico il record di zero tiri in porta» è semplicemente falso. E proprio non è vero che abbia «regalato un difensore». Ostigard serviva per aiutare il capitano ad arginare il duo Theo-Leao.
Fino al 25° li abbiamo schiacciati nella loro area, aggredendoli sull’uscita palla. Con Zielinski (e non Cajuste!) la squadra ha assunto un atteggiamento ferocemente offensivo. Ma saggiamente, senza perdere equilibrio. Il Milan non riusciva a giocare in alcun modo. Poi, praticamente sull’unica uscita, gli è andata bene. Non ha funzionato una copertura preventiva (a quanto pare ampiamente studiata in allenamento). Può succedere. Se ci fossimo difesi a quattro, però, avremmo potuto prendere quel gol almeno 3-4 volte (come nel recente passato).
Il mister ha preparato così la partita, proprio per evitare di essere imbucati dalla loro coppia di sinistra. Purtroppo, è andata male per un errore singolare (secondo me, di Lobotka/Anguissa, assai più di Juan Jesus) che può sempre capitare. Lo ripeto ormai da anni: è questione di kairos. Come nell’occasione del Cholito al 10°: perché, se scheggia il palo ad entrare, invece che ad uscire, ora staremmo ancora parlando della straordinaria strategia per vincere di Mazzarri. Ebbene, quella resta tale, a prescindere dal risultato. Certo, dopo lo svantaggio, abbiamo avuto per 20 minuti un comprensibile disorientamento. Ma poi nel secondo tempo li abbiamo dominati. Una sola squadra in campo. Occasioni, mischie, altro palo, probabile rigore non dato (ancora una volta non ci hanno fatto vedere adeguatamente: rammento solo che, se è di Gabbia, e non di Musah, il tocco prima del mani di questi, è rigore). La verità e che quest’anno non ce ne va bene una. Kairos dove sei?
4. Il velleitarismo è una malattia dell’anima. Una brutta malattia, dalla quale Walterone ci sta mantenendo immuni. Adoperando rimedi omeopatici, non farmaci allopatici. Sta, cioè, accompagnando i giocatori lungo la strada del ritrovarsi senza snaturarsi. La squadra è, nella sua identità, molto più riconoscibile di quanto non fosse nel periodo dell’algido francese. Senza Kim, purtroppo, giocare contro squadre forti con la difesa a 4 implica offrire il fianco all’avversario, scriteriatamente. Del resto, giocare con il 3-5-2, non significa affatto scegliere un modulo di per sé difensivo (gioca così l’Inter, ad esempio: con un parallelo meno azzardato di quanto sembri a prima vista, Piotr come Mkhitaryan; Kvara come Thuram; il Cholito come Lautaro).
5. Parentesi Zielinski. Quasi tutti a cavalcare la sua denigrazione senza valutare obiettivamente i fatti (non le opinioni) riferiti fin qui. Piotr ha giocato come doveva. Senza particolari picchi, è vero. Ma non ha sbagliato un passaggio. Fino al gol, ha cucito il gioco offensivo, soprattutto a sinistra, dialogando ripetutamente con Mazzocchi e Kvara. Nel momento di sbandamento collettivo, poi, ha fatto persino un recupero da mediano puro, in scivolata mandando il pallone in calcio d’angolo.
6. Il calcio non è solo uno. Solo se così fosse, sarebbe legittimo parlare di «anti-calcio». Basterebbe registrare il fatto, non discutibile, che a ciascuna delle due fazioni è parso che l’altra abbia visto un’altra partita. Secondo chi l’ha vissuta come me, Mazzarri è stato bravo. Si può ritenere che si sia «consegnato all’avversario». Ma è obiettivamente un falso. E Zielinski resta indispensabile. Al momento, purtroppo, altri sono ben più «inguardabili» di lui.
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