Da 0 a 10: il complotto per distruggere Lozano, Sky annuncia il nuovo acquisto, il segreto di Insigne e Di Lorenzo in ciabatte Ferragni

06.07.2020 13:33 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
 Da 0 a 10: il complotto per distruggere Lozano, Sky annuncia il nuovo acquisto, il segreto di Insigne e Di Lorenzo in ciabatte Ferragni
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© foto di Alessandro Garofalo/Image Sport

(di Arturo Minervini) - Zero ai cospiratori che giurano di aver visto passeggiare Elvis Presley nel retro della sua tenuta in Tennessee, di aver incrociato Michael Jackson in un fast-food nel Maryland e che arrivano a pensare che a Lozano i compagni non passino la palla di proposito. Che Hirving col suo ingaggio milionario abbia turbato qualche equilibrio è verità che abbiamo già raccontato, ma tirare fuori questa storia ad ogni passaggio mancato rischia di diventare leggenda metropolitana come quella secondo cui qualcuno sia riuscito davvero a trovare la figurina doppia di Volpi e Poggi. Dubito ergo sum, ma non esageriamo. 

Uno il gol subito, conseguenza inevitabile dello spirito esitante di Giovanni Di Lorenzo sull’avanzata armena di Mkhitaryan. Coerente l’ex Empoli con una serata nata male, concentrato di errori e disattenzioni in linea con quanto visto anche a Bergamo. Giovanni, però, ha maturato così tanti crediti che potremmo perdonarlo anche se dovesse acquistare le ciabatte di Chiara Ferragni. Oddio no, forse quello no.

Due gol e la percezione limpida dell’accadimento. È un Napoli in costruzione perenne, un mondo che si costruisce nella testa di Rino Gattuso come architetto del suo personalissimo Inception. Questo è un Napoli in un perenne nuovo inizio, che non dimentica e non vuole dimenticare gli errori. È il punto di forza di Gattuso, la memoria persistente che si staglia sulla squadra come gli orologi molli di Dalì. Ricordare, annotare, evolversi. Ricordando chi eri, scoprendo chi sei, progettando chi sarai.  

Tre punti per l’aggancio alla Roma. Nelle ultime 10 gare gli azzurri hanno rimontato 14 punti punti ai giallorossi raccogliendo 24 punti (gli stessi della Juve) contro i 10 dei capitolini. Meglio ha fatto solo l’Atalanta, la Lazio dei miracoli ne ha raccolti 22. Numeri che alimentano un piccolo rimpianto, un moto dell’animo che si perde nella trappola del ‘se’ che al confronto Kipling era uno risoluto. Ad esempio: ’Se Gattuso fosse arrivato prima’: dubbio più che sfocia anche nella mente del più pragmatico dei tifosi. Constatazione che spolvera amarezza e rimpianto su una stagione che poteva essere differente. 

Quattro sulla schiena ed una crisi d’identità che nemmeno Nicolas Cage nella sua seconda vita in The Family Man. Per 44’ Diego diventa Mario, Demme si fonde come in un episodio di Dragon Ball con l’amico Rui generando un Super Sayan di terzo livello. Mario Demme, col doppio passaporto tedesco e portoghese,  è forse il nuovo acquisto del Napoli annunciato da Sky? Uno che se lo fai arrabbiare volano sedie e bottiglie di vetro rigorosamente finte come in un film di Bud Spencer. "Ci vediamo da Mario o da Diego prima o poi” (cit. di Vasco Ligabue o Luciano Rossi).

Cinque tiri contro diciotto. È il dato che dispiega le vele sulla verità di una gara dominata ben oltre i racconti parziali e faziosi di qualcuno (anche dello stesso Fonseca). Soprattutto indica l’evoluzione di una squadra accusata senza cognizione di causa di essere ‘difensivista’. Come se difendersi fosse una cattiva idea. Come se fare una valutazione complessiva delle situazioni non sia la strada migliore da percorrere, senza intestardirsi in idee che magari fanno a cazzotti con la praticità di certi momenti. Questo è un Napoli che elabora, senza preconcetti, una proiezione di se spesso appropriata alla necessità. "Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere ma quella che si adatta meglio al cambiamento”. Parola di Charles, ovviamente Darwin.

Sei politico alla linea Maginot che spacca in due la testa di Zielinski. Organi diplomatici da ogni parte si sono attivati per chiedere l’intervento di un barbiere per sanare la situazione, senza successo. È proprio vero che da quando è arrivato Gattuso il buon Piotr ha iniziato a rigare dritto. Forse pure troppo, almeno nell’acconciatura.

Sette anni, sette anime, sette come Callejon: un numero diventato faccia, cuore, ricordo. Andrebbe studiato dalla scienza per come occupa il suo essere nella doppia dimensione spazio-temporale. Si agita come una bomboletta di poliuretano espanso che si spruzzi su e giù per il campo, si insinua in angoli bui, va a caccia di possibilità che altri bollano come irrealizzabili, attiva la modalità stealth come un caccia militare che non fa rumore. Signori e Signore, ecco Josè Callejon: l'Albert Einstein del movimento senza palla. 

Otto al piedino di Mario Rui, che prima inventa per i polacchi Piotr e Arek e nella ripresa trova l’ispanico Josè per la prima rete azzurra. Illuminante Mario che inventa storie di calcio, tesse trame da raccontare attorno ad un fuoco su una spiaggia. Un falò senza vanità quello del portoghese, troppe poco celebrato per una qualità ed una tecnica ben superiore alla media di chi gioca in quella zona del campo. “Un sinistro per domarli, un sinistro per trovarli, un sinistro per ghermirli e nel buio incatenarli”. La Fiala di Galadriel nel mancino di Mario, luce che traccia la via della vittoria.

Nove al petto contro contro petto. Anzi no: cuore contro cuore. Quello che Gattuso ha rigenerato, portato a raggiungere battiti che sanno fare emozionare. Perché la vera felicità si nasconde proprio lì: un attimo prima che il cuore esploda. Battiti che spingono Insigne a ripiegare come il più umile dei terzini. Che arrivano fino alla parte del cervello che oscura la ragione e lascia spazio all’amore folle quando il destro a giro si infila proprio nello spiraglio sognato. C’è qualcosa che va oltre il calcio in questo scontro-incontro. Ci sono due cuori che si strusciano, accarezzano la meravigliosa idea di essere tornati ad essere una famiglia. La Famiglia Napoli. L’unica che ti fa sentire davvero a casa. L’unica che: è sempre bello vincere, ma #coltiroagirodiInsigne godo doppio. Ancelotti lo bacchettava, Gattuso se lo coccola: il campo ha reso palese quale sia il metodo giusto per rendere Lorenzo Magnifico.

Dieci al nuovo Napoli Paradiso. Omaggio calcistico a quello cinematografico messo in musica dal maestro Morricone. Storie di baci tagliati, amori consumati ed evaporati che aleggiano nell’etere e si nascondono nelle narici che sanno trasformare i profumi in emozioni. Nostalgia scritta su un pentagramma, lacrima che slalomeggia tra le note silenziose di uno stadio vuoto. Ci accontentiamo di questo Napoli senza i suoi tifosi, ma è un capolavoro a metà. Lo ha spiegato con la sua vita il Maestro Morricone. I suoni ci parlano, descrivono minuziosamente gli stati dell’anima. Questo spettacolo silente è un viaggio spezzato a metà, una composizione che non trova lo spunto geniale nel finale. La colonna sonora di questa squadra è la sua gente sugli spalti. Ciao Ennio, già manchi.

Eccola la foto: Petto contro petto. Anzi no: cuore contro cuore. Quello che #Gattuso ha rigenerato, portato a raggiungere battiti che sanno fare emozionare. Perché la vera felicità si nasconde proprio lì: un attimo prima che il cuore esploda. Battiti che spingono Insigne a ripiegare come il più umile dei terzini. Che arrivano fino alla parte del cervello che oscura la ragione e lascia spazio all’amore folle quando il destro a giro si infila proprio nello spiraglio sognato. C’è qualcosa che va oltre il calcio in questo scontro-incontro. Ci sono due cuori che si strusciano, accarezzano la meravigliosa idea di essere tornati ad essere una famiglia. La Famiglia Napoli. L’unica che ti fa sentire davvero a casa.

Un post condiviso da Arturo Minervini (@arturo_minervini) in data: 5 Lug 2020 alle ore 2:43 PDT