Da 0 a 10: la risposta di Conte che ha gelato ADL, il terzo allenatore in arrivo, il gesto eroico di Meluso ed il clamoroso dietrofront di Mazzarri

Da 0 a 10: la risposta di Conte che ha gelato ADL, il terzo allenatore in arrivo, il gesto eroico di Meluso ed il clamoroso dietrofront di MazzarriTuttoNapoli.net
lunedì 8 gennaio 2024, 08:53Copertina
di Arturo Minervini
Il Napoli crolla anche a Torino: squadra allo sbando, Mazzocchi all'esordio si fa espellere dopo quattro minuti. E Zielinski è un fantasma...

Zero ad un ciclo, che non ci abbiamo capito una mazza. Che pensavamo fosse solo all’inizio e che, invece, s’era consumato come una passione travolgente in quella notte del 4 maggio. Il Napoli dello scudetto è rimasto lì a Udine, s’è rifugiato in quel bocciolo d’eterno e si è lasciato appassirre, bellezza folgorante quanto repentina nel suo mostrarsi al mondo. La cometa tricolore s’è dispersa nell’etere in quello spogliatoio della Dacia Arena, con le fughe covate nel cuore da tempo, con le aspettative disilluse, le questioni pendenti e gli stipendi a fine mese che non hanno cambiato la loro dimensione. 

Uno come l’uomo solo al comando. Che ha fatto il vuoto, pensando forse di stare ad un tappone di montagna del Giro d’Italia. Aurelio non c’ha capito molto, s’è ancor di più fatto Divinità monocratica del suo universo, abbandonato da chi l’aveva portato al Trionfo, che ha una profetica assonanza con Tronfio. De Laurentiis è andato oltre il limite, non ha compreso il valore del capitale umano che l’aveva portato allo scudetto. Ha trattato tutti da sostituibili e s’è ritrovato ad affrontare in solitudine la più grande crisi da quando è proprietario del Napoli. Dopo aver detto d’essere come Cavani, dopo aver detto a Thiago Motta di essere lui il diesse, non ci stupirebbe di vederlo in panchina come terzo allenatore stagionale. Uno e trino.

Due gennaio. Il due gennaio il Napoli avrebbe dovuto ufficializzare gli acquisti che servivano. Perchè non vendi Elmas a dicembre, senza aver già preso il sostituto. Perchè non vendi Elmas, punto. Con i problemi che già avevi e che ora sono ancora maggiori. Esiste una routine ed esistono le emergenze: qui serviva un decreto mercato, come i decreti leggi in caso di situazioni straordinarie e urgenti. Pare di vedere un marinaio, che mentre la barca affonda, sta controllando se ha pagato la tassa di possesso. Siamo totalmente fuori dalla realtà, nella nuova era dell’idiozia. 

Tre allenatori sulle tribune. Ventura, il passato nefasto. Mazzarri, il passato che s’è fatto incredibilmente presente e mai sarà futuro. E Antonio Conte, presenza sospetta al Grande Torino e grande sogno di Aurelio De Laurentiis per dare una sterzata ad una stagione da incubo. Conte aveva già declinato le avance del patron del Napoli, perchè non voleva subentrare in corsa, ed ha ribadito le sue perplessità anche per un arrivo in estate. Conte è uno che chiede grande spesa: ci sarebbe il rischio di ripetere un altro flop in stile Ancelotti. Aurelio se vuole davvero Conte, deve mettere sul piatto investimenti di primo livello.

Quattro minuti scarsi e Mazzocchi fa una fesseria che non può essere perdonata. Infilza, in cuore già sanguinante, un paletto di frassino che spegne ogni funzione cerebrale. Imprudente lui nell’intervento, imprudente farlo entrare con mezzo allenamento con i compagni in un momento già delicato. Sono meravigliosi i sogni che escono dai cassetti, ma poi bisogna avere la forza emotiva per gestirli i sogni che si realizzano. Più scioccante di chi pensa di mettere la pizza sull’ananas e si crede pure un genio del marketing. 

Cinque in difesa. Mazzarri col Napoli sotto, in casa del Torino, inizia la ripresa passando alla difesa a cinque. Il Napoli, quello dello scudetto. Sul campo del Torino. Sotto di un gol. Con cinque difensori. Con Di Lorenzo messo a fare il terzo centrale. Sul campo del Torino. Col tricolore cucito sul petto. Con la difesa a cinque. Sotto di un gol. Mi verrebbe da dire solo una cosa. Con gli occhi spiritati di rabbia con il Jack Torrance di Shining: “Dammi la mazza Wendi!”.

Sei è un concetto così lontano da quanto visto a Torino. Richiama all’esistenza, all’essere parte di un sistema, al sentirsi comunemente partecipe di una situazione. Una squadra dovrebbe prima di tutto Essere, ma quelle teste ciondolanti, quelle mani nei capelli, quel grigio negli sguardi sono la testimonianza di una crisi esistenziale profonda, nel guardarsi allo specchio e non riconoscersi. È come perdere la capacità di fare quelle cose che lo scorso anno ti venivano spontanee, come sorridere. Il Napoli ha smarrito la risata del riconoscersi completamente a proprio agio nel sistema di Spalletti. Ed ora piange, cupo com’è nel suo vestito peggiore. 

Sette-sette, ovvero Kvara, e la partita più anonima mai giocata da quando veste quella maglia. Avrà sbagliato qualche conclusione nella stagione, ma non è mai mancata la voglia di attaccare, arrembante, ogni difesa, anche quella più rintanata. Se a Kvaratskhelia manca quel desiderio matto e disperato di dribblare, di cercare una giocata, di sterzare e contro sterzare, vuol dire davvero che abbiamo un problema grave. Serio. Profondo. Che non si può archiviare con ‘Ha un contratto fino al 2027’. Questo ragazzo andava coccolato dal club, trattarlo ancora una volta come uno uguale agli altri sarebbe il preludio dell’ennesimo cazzata.

Otto giorni. Otto giorni per preparare questo strazio. Mazzarri ha avuto la settimana tipo e pure qualche giorno bonus. L’ha invocata, dicendo di dover lavorare su delle situazioni e che s’è inventato a Torino? Di giocare con lancio lungo, scegliendo però Raspadori e non Simeone. Come indossare gli scarponi da sci e poi prenotare un resort alle Maldive: quello che sento è in corto circuito con quello che penso. Ci sono tanti modi di perdere, ma un modo non è accettabile: quello in cui consegni al rivale un piano gara sin dal principio non attuabile. 

Nove a Meluso, l’eroe Meluso. Che viene mandato al fronte quando non è mai stato preso in grossa considerazione per le scelte di mercato e dell’allenatore. Quando però c’è da prendere mazzate, eccolo il buon Mauro, che arriva a schermare i colpi di una società assente, inesistente, volutamente legata agli umori uterini del patron. Quella gente, quella che era a Torino, che a casa si stropicciava incredula gli occhi, meritava risposte e soluzioni concrete. Scegliere profili di basso profilo, perchè con i profili di livello finisce per scannarsi, è stata una scelta di comodo di Aurelio. Che sta pagando a caro prezzo.

Dieci sconfitte stagionali in tutte le competizioni. Dieci. Un numero che diventa ancor più ferale se si viviseziona la sconfitta di Torino. Mezz’ora di niente, poi divori un gol, poi prendi gol in quelle situazioni dove la voglia vince sull’inerzia. Poi Mazzarri ci mette del suo: ha abiurato in tutte le interviste la possibilità di un cambio modulo e poi fa il 3-4-3 quando tutti, pure la logica, si aspettavano di vedere Simeone in campo al posto di uno Zielinski spettrale ed il passaggio al 4-2-3-1. Tutto ‘no sense’, tutto terribilmente, incoerentemente, inesorabilmente inspiegabile. Se Garcia non era il solo male, se Mazzarri non è l’unica cura, bisogna accettare l’idea che i problemi siano anche altrove. E pure tanti.

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