L'arte di vincere fino ad un attimo prima di vincere

Vincere è un concetto totalizzante. Coinvolge ogni parte dell’organismo, crea una congiunzione emotiva tra corpo e cervello. Vincere fa stare bene, è il risultato di uno sforzo ripagato e non c’è niente di più appagante di vedere ‘retribuito’ il proprio sacrifico. Esiste però una soglia, che pare inviolabile per questo Napoli, che sta diventando un muro su cui puntualmente sbattere il muso con annesso dolore anestetizzando.
Vincere è un arte, non è per tutti. Lo insegna la storia, che annovera poche eccezioni che confermano la regola. Vincere è un confronto prima di tutto con se stessi, con i propri limiti, con le proprie paure. È un processo naturale, come sorridere. Devi avercelo dentro, insomma. Questo Napoli è sicuramente capace di vincere, ha vinto tantissime gare in questi anni in cui si è assestato tra le prime posizioni del campionato, ma c’è un punto che non riesce a superare. Pare essere maestro nell’arte di vincere, ma fino ad un attimo prima di vincere qualcosa di più importante.
È come un’armatura, che si fa opprimente. Appena svestita, riecco il Napoli che torna ad esprimere gioco e raccogliere risultati. Con Sassuolo e Torino sono arrivati sei punti ed una brillantezza che era evaporata negli otto minuti di Empoli che passeranno alla storia. Quando vincere si stava rivelando funzionale a provare ad andare oltre quel limite. È lì che il Napoli si ritrae, torna nel guscio. Si fa timido e impaurito. Come te lo vuoi spiegare?
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