La storia siete voi: Sir. Gianfranco Zola, the Magic Box

 La storia siete voi:  Sir. Gianfranco Zola, the Magic BoxTuttoNapoli.net
© foto di Federico De Luca
mercoledì 27 marzo 2013, 21:00Rubriche
di Leonardo Ciccarelli
"Devi davvero pensar male di te se non giochi bene con a fianco uno come Zola" [Mark Hughes]

“Ruud, I want to win something, I want three names. We need two strikers and a midfielder”
“I want Gianluca Vialli, Roberto Di Matteo and Gianfranco Zola”.


Quell’anno, oltre ai tre italiani, arrivò al Chelsea anche Lebeoef dallo Strasburgo che giocherà più di 200 partite in maglia Blues ed il Ruud in questione è tale Gullit che rivestiva la carica di allenatore-Giocatore, cosa che negli anni ’90 inglesi non era così clamorosa, (lo stesso Vialli sarà un allenatore-giocatore del Chelsea).
La domanda in questione veniva da Ken Bates, eccentrico imprenditore cacciato da molte sue squadre ma con un intuito da far invidia a Kampard. Pensate che acquistò il Chelsea per una sola sterlina e lo vendette per 17milioni ad Abramovich lasciandogli oltre 85 milioni di debiti, ma acconsentì immediatamente alle richieste del tecnico olandese in quell’inizio di secondo lustro degli anni ’90.
Di Matteo e Vialli arrivarono immediatamente, Zola dopo un po’. È sempre stato questo il problema di Magic Box, nessuno ha mai avuto tanta fiducia in lui ma Vialli ci aveva giocato in nazionale, ci aveva giocato contro e sapeva di cosa era capace quel metro e sessantotto di uomo così  Bates mise mano al portafoglio e per 12 miliardi di lire lo prelevò dal Parma.
Al suo arrivo in Inghilterra fioccarono subito i problemi: la Umbro, allora sponsor tecnico dei Blues, non aveva divise ufficiali da uomo che gli calzassero in un modo decente, la soluzione era una sola quindi, Zola avrebbe usato la taglia più grande fatta per i bambini.
Il Chelsea è per Zola il coronamento di un sogno, la sua è stata una strada lunga, di quelle che i padri raccontano ai figli per farli innamorare della pelota, di quelle che fanno innamorare della pelota. Nasce nel 1966 a Oliena, una delle zone rurali della Sardegna, in una famiglia che ha il calcio nelle vene, infatti Zola senior è il presidente del Corrasi, una squadra dilettantistica in cui Gianfranco muove i primi passi dopo aver trascorso anni a palleggiare ed a tirare nello spiazzale avanti casa.
A 18 anni viene notato dalla Nuorese, in Interregionale e successivamente passa alla Torres con cui, al primo anno, centra la promozione in C1. Il secondo anno è travagliato ma è ormai cominciato a circolare il suo nome tra gli addetti ai lavori. Il primo ad intuirne appieno il potenziale stratosferico è Luciano Moggi, giovane dirigente di belle speranze che nonostante i guai giudiziari si farà un certo nome nell’ambiente, che lo acquista per 2 miliardi di lire.
A Napoli sono molto scettici riguardo il ragazzo, Maradona appena lo vede lo prende in simpatia ed esclama che finalmente c’è uno più basso di lui ma Zola è fortunato perché i sudamericani cominciano in ritardo la stagione a causa delle qualificazioni per Italia ’90. La 10, a Settembre, è tutta sua e non sfigura.
Il primo anno è trionfale, vince lo scudetto e segna due goal magnifici, uno con un tiro a giro, l’altro in sforbiciata. Sono goal che pesano, che valgono due vittorie ed il conseguente titolo.
Maradona è estasiato dal ragazzo, l’unico al suo livello tecnico, il miglior battitore di punizioni della squadra perché studia da Sua Maestà Diego per ore e poi passa altre ore a provare ciò che ha imparato. Addirittura in una partita in cui partivano entrambi titolari D10 gioca con la maglia n°9 pur di lasciare la 10 a Zola, nella sua ultima partita a Napoli fece l’assist per il goal di Magic Box e dopo essere partito disse che gli azzurri non avrebbero dovuto acquistare nessuno perché il suo erede vestiva già la maglia azzurra.
Zola resterà per altri due anni in Campania, dopo 105 partite e 32 goal, con il club sul lastrico, sarà ceduto per 13 miliardi al Parma dove sarà titolare inamovibile con Scala e riserva di lusso con Ancelotti. Lui non ci sta, l’Italia non lo ama per il suo stile e la nazionale lo distrugge. Vuole partire e l’arrivo di Stoickov è l’occasione perfetta per la richiesta ufficiale, viene accontentato e va al Chelsea.
L’Inghilterra è il suo ambiente ideale, gli inglesi stravedono per il suo stile elegante in campo e mite fuori. Un gentleman come non se ne vedono più. È per due anni calciatore dell’anno, nel 2007 viene eletto Miglior giocatore nella storia del Chelsea e se per caso vi trovate a passare fuori lo Stanford Bridge, oltre a volpi e casette di mattoni noterete la quantità disumana di effigi del sardo.
In Inghilterra fa la storia, vince 2 Coppe d’Inghilterra, una Coppa di Lega, un Community Shield, una Coppa delle Coppe ed una Supercoppa Europea. Segna uno dei goal più belli nella storia del calcio, un tacco a mezz’aria su calcio d’angolo, ed in una delle sue ultime partite in nazionale, al Wembley contro l’Inghilterra segna il goal vittoria della nostra selezione, viene nominato Man of the match e applaudito dai 90mila londinesi presenti.
Decide di lasciare il Chelsea per coronare un altro suo sogno, finire la carriera al Cagliari e riportarlo in Serie A. Al suo addio la Regina Elisabetta decide di incontrarlo e di nominarlo Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico, il titolo di “Sir” tanto per capirci.
L’Inghilterra è commossa e commovente è il suo discorso d’addio allo Stanford Bridge ma capiscono la sua voglia di casa. Va in Serie B e trascina il club in massima serie. In quell’anno andai a vedere Napoli-Cagliari, la loro coppia d’attacco era Zola-Suazo ed era uno spettacolo autentico per un undicenne appassionato di calcio. Si trovavano a meraviglia perché era dai tempi di Parma, con Asprilia, che Zola non aveva una saetta come l’honduregno al suo fianco.
Si ritira dopo un’annata in Serie a da 9 goal, uno dei quali pazzesco, segnato di testa contro la Juventus, staccando oltre Zebina (alto 1.90), ed insaccando il pallone all’incrocio dei pali contro un incredulo Gigi Buffon.
Sir Zola era un giocatore unico, uno di quelli che passano una sola volta e al Chelsea, nonostante tutti i campioni che sono passati, lo ricordano ancora come The Chosen One. Aveva una capacità atletica per uno della sua stazza assolutamente unica, era letale con quel destro fatato ed aveva intuizioni geniali. Riusciva a leggere l’azione prima che la stessa accadesse, uno dei più grandi nella storia del calcio italiano. Chi ama non dimentica, grazie Sir.

Nelle puntate precedenti:

Giorgio Ascarelli

Bruno Pesaola

Diego Armando Maradona

Faustinho Canè

Beppe Bruscolotti

Careca

Salvatore Carmando

Attila Sallustro

Hasse Jeppson

Ruud Krol

Dino Zoff

Roberto Sosa

Moreno Ferrario

Gianni Improta

Giorgio Braglia

Francesco Montervino

Antonio Juliano

Stefan Schwoch

William Poths

Luciano Castellini

Andrea Carnevale

Achille Lauro

Giovanni Francini

Omar Sivori

Celso Posio

Willy Garbutt