Da Zero a Dieci: ADL mette mano al portafoglio, quel ‘Juve Padrona’ che offende Napoli, il gol capolavoro di Mertens e la soluzione al caso Reina

24.09.2017 10:36 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Da Zero a Dieci: ADL mette mano al portafoglio, quel ‘Juve Padrona’ che offende Napoli, il gol capolavoro di Mertens e la soluzione al caso Reina

(di Arturo Minervini) - Zero a chi aveva smesso di crederci. A chi vedendo quel pallone di Viviani infilare la rete azzurra come fosse una sciabola nel cuore aveva abbassato la testa. “Un guerriero non può abbassare la testa, altrimenti perde di vista l’orizzonte dei suoi sogni”. L’orizzonte di questo Napoli permette di perdersi dentro a tanti sogni, fondamentale però è non perdere mai quella convinzione che ti porta a compiere l’ultimo sforzo. La filosofia deve essere la stessa che usiamo a tavola la domenica: ‘Bisogna mangiarlo, altrimenti si butta ed è peccato’. Mai sazi.

Uno il momento di terrore. Le lancette su ogni orologio si fermano, i pizzaioli smettono di impastare, i panieri interrompono le loro spedizioni: c’è Arek a terra e ritorna la paura. Attimi che diventano infiniti, fantasmi che ritornano dopo il tremendo infortunio dello scorso anno. Da un lato la paura, dall’altra l’umanità di Dries che sobbalza dalla panchina come un tarantola e si porta le mani alla testa. Due istantanee memorabili, due morsi di questa vita così imprevedibile e che a volte si diverte a frullare le emozioni. Arek si rialza, ma porta sulle spalle il bagaglio pesante di chi quella sofferenza l’ha provata già. Gli occhi di Mertens sono persi, sinceri, solidali. Vale più di un gol. La bellezza di una famiglia che sa essere una cosa sola. Non soltanto nella gioia…

Due reti incassate da Reina su due tiri nello specchio. Percentuale di realizzazione del 100% per Pepe che sulla punizione di Viviani ha omaggiato Auguste Rodin e la sua celebre statua ‘Il pensatore’. Durante le fasi introspettive dello spagnolo il Napoli continua a subire reti, questo suo filosofeggiare rappresenta l’unico reale problema di una squadra che pare avere pochi punti deboli. Bronzeo nel fisico, statuario nei tempi di reazione il buon Pepe è un problema, provare a camuffarlo gettandoci sopra della polvere non aiuterà di certo a risolverlo. È una questione reale, attuale, tremendamente delicata: un po’ di riposo aiuterebbe? 

Tre come richiamo alla perfezione, come numero che ritorna a confortare l’animo di chi temeva di dover fermare la sua cavalcata. Anche a Ferrara l’attacco del Napoli impone la sua legge: segnare almeno tre volte, quasi come fosse una prescrizione medica. Un regime alimentare fatto di prelibatezze, una tavola sempre imbandita dove nessuno si presenta mai a mani vuote. Elogio dell’abbondanza, che al confronto un buffet nella villa del Boss delle Cerimonie è un aperitivo tra vegani con poco appetito. 

Quattro trasferte in sei gare. Un dato da sottolineare per comprendere quanto sia cambiata la mentalità di questa squadra. La capacità di imporsi, la volontà di imporsi. Su ogni campo, in ogni stadio, su ogni terreno di gioco. Anche su un campo arido al punto da temere l’attraversamento di qualche dromedario. Anche nel deserto, il Napoli trova sempre la sua fonte d’acqua: quel gioco che non ti fa mai rischiare di perderti in miraggi.

Cinque ai due ragazzini con le ansie da prestazione. Amadou e Piotr non sono quelli che abbiamo imparato ad amare. Poco lucidi, poco sicuri, poco tutto. Un pesante dazio da pagare all’inesperienza, la difficoltà che deriva dalla necessità di confermarsi. Può essere comprensibile, ma il Napoli non può fare a meno di loro nelle rotazioni di centrocampo. “Scetáteve, guagliune 'e centrocampo ca è 'ntussecosa assaje 'sta serenata”.

Sei su sei. Ventidue reti segnate, giocando due gare in casa e quattro lontano dal San Paolo. Miglior calcio giocato, per distacco. Leggere su un quotidiano nazionale (un indizio, ha lo stesso colore della pantera di Blake Edwards) “Juve Padrona” fa sorridere ed infastidisce al tempo stesso. E quel “Ma anche il Napoli…” è ancora più offensivo. Ma anche? Questo Napoli non è il “Ma anche” di nessuno, di niente. Questo Napoli fino a questo punto è il padrone di questo campionato, molto più della Juventus. Non sappiamo se basterà fino alla fine, ma sappiamo che al momento i fatti sono questi. Ed un giornale dovrebbe limitarsi a raccontarli…

Sette volte sostituito in otto gare. Un passo indietro di Hamsik dopo la prova di Roma, l’ennesima prova della poca lucidità fisica e mentale in questo momento. Il vero problema di Marek in questo momento è proprio sapere che c’è un problema, la consapevolezza di non rendere come vorrebbe andando alla ricerca di forzature. Come Kevin Costner nel film ‘Tin Cup’, il numero 17 si è semplicemente inceppato sul piano mentale. La soluzione è nel problema stesso: tornerà ai suoi livelli quando smetterà di pensare di dover tornare ai suoi livelli. Cervellotico.

Otto ad un sicario disposto a sacrificare anche l’amato ed intoccabile ciuffo per la causa. Giusto un pochino, quel che basta per trasformare l’arcobaleno di Ghoulam in un sorriso spalancato. Callejon è il personaggio di un romanzo noir, l’elegante fascino del mistero dentro un volto che poche volte trasmette emozioni. Siamo  ormai consapevoli che al suo confronto Stachanov era un assenteista? Sfogliamo il dizionario notiamo un clamoroso errore alla voce Inesauribile: “Che non può essere consumato completamente, che è senza fine, anche in senso figurato”. Eppure, manca la sua foto! Aggiungetela!

Nove al sinistro di Lorenzo. Gli azzurri sono in svantaggio, colpiti da un napoletano (Schiattarella) che segna contro il Napoli il suo primo gol in serie A (ormai non è nemmeno più quotato all Snai). “Calcolare ogni possibilità” è il segreto del giocatore perfetto, come ricorda Matt Damon in “The rounders”. Insigne, nella mischia, comprende che non potrà usare il suo destro. Non c’è tempo e nemmeno lo spazio. Ecco l’istinto che supera la ragione. La zampata mancina è forte, precisa, letale. I campioni sono quelli che sanno togliere una squadra dalle difficoltà. Quello era un momento difficile. Lorenzo è un campione. Il sillogismo non fa una piega.

Dieci al bomber che non t’aspetti, figuriamoci con quello che non è nemmeno il suo piede. Sembra Forrest Gump, ma nessuno gli dice smetti di correre. Allora Faouzi avanza, sembra volersi fermare ma riparte. Il cuore si agita, l’immagine che si sta proiettando davanti agli occhi fa a cazzotti con i ricordi. Non può essere vero. Mentre avanza ripensi a tutte le invocazioni ultraterrenne del passato. Sei certo che non potrà mai fare gol. Sono pochi secondi, ma per i tifosi del Napoli sono vissuti come una maratona, tanto è alta la tensione. La lucidità con la quale piazza poi il pallone è lo specchio di una consapevolezza accresciuta in ogni sfera sensoriale. La bellezza dell’assist a Callejon il sontuoso antipasto di una cena che è nettare degli dei. È Ghoulam l’uomo del match. È lui il primo pensiero di Aurelio De Laurentiis: fategli firmare questo rinnovo, anche se costerà una bella carezza al portafoglio. Ma ne vale davvero la pena…