Le 5 cose che non sapevi su... Amato Ciciretti: imprenditore mancato pazzo della Roma, quel selfie alla Totti e non solo

Roma, quartiere Magliana. Quello della banda. E' l'ultimo dell'anno e per le strade della capitale si respira la solita aria di festa, botti e canzoni di Natale. Era il 1993. Ed in questo clima, in un letto d'ospedale, nasceva Amato Ciciretti. Particolare, fin dal giorno in cui è venuto al mondo. Col tempo, poi, sarebbe stato anche un 'problema'. "Un giorno dopo e sarei stato del '94, che sfiga". Quante volte l'avrà pensato. Nel calcio può essere importante. Ma non con un talento così. Non con una passione così. Si respirava in casa, il calcio, dall'immancabile caffè fino alla tv prima di andare a dormire.
E che mancino quel ragazzino. Dalla Magliana fino alla Serie A, addirittura in Nazionale per uno stage. Fino all'ammiccamento del Napoli e il pressing feroce di Cristiano Giuntoli malgrado una stagione - la prima in Serie A - sottotono, caratterizzata dagli infortuni, in un disastroso Benevento. E adesso Ciciretti è vicino a vestire l'azzurro, restare in Campania ma cambiare casacca. Che sia pedina di scambio o meno, che sia gennaio o giugno, poco importa. Si conosce poco, non è ancora esploso. Una operazione minore. Ma pur sempre un giocatore destinato a passare da Castel Volturno. E allora conosciamolo meglio, con le solite cinque che non sapevi di... Amato Ciciretti.
IMPRENDITORE MANCATO. Quando cresci con un'attività già avviata, gestita da tuo padre, tesoro di famiglia, è chiaro che il futuro può sembrare già scritto. Papà Ciciretti voleva amato con sé nella sua impresa edile, a seguire le sue orme, ad imparare il mestiere nel migliore dei modi. Ma se la classe col pallone è palese, non si scappa. "Sei scarso!" gli diceva scherzando quando lo portava agli allenamenti. L'avrebbe voluto al suo fianco, ma sai quante soddisfazioni con quel sinistro là?
L'AMORE PER LA ROMA. Che poi era anche un po' il suo sogno, del padre. Tifoso sfegatato della Roma, da Curva praticamente. Ed anche Mamma Ciciretti non scherza, il giallorosso è nel cuore da sempre. Una fede tramandata chiaramente anche ad Amato. Tanto da avere in camera da 24 anni praticamente la maglia dei sogni, la '10' di Totti. Il suo idolo, non potrebbe essere altrimenti. Ricordate l'esultanza di Totti con il selfie sotto la Sud? Ecco, l'ha emulata anche quel ciuffo biondo ai tempi del Messina. Contro la Reggina segnò e scattò sotto la Curva, per essere per una volta come quell'idolo di sempre. Prese anche qualche insulto, poi, dal pubblico avversario. Ma questi sono i rischi del mestiere. "Se mi chiamasse la Roma ci andrei anche a piedi", disse un po' di tempo fa. Non lo mettiamo in dubbio.
I GOL DA CORNER. Da piccolo era così forte, meglio di tutti gli altri nonostante si trattasse di un fine '93 e quindi leggermente più piccolo degli altri, che si vedeva lontano un chilometro che avesse qualcosa di speciale. Il suo mancino era così affascinante che il mister gli diceva di calciare da ogni parte. Di solito l'allenatore ti induce a giocare coi compagni, ma non con quel piede lì. Ogni piazzato era di Ciciretti, che fosse una punizione da 40 metri o un calcio d'angolo. Sì, anche da lì ha fatto gol. Quando il corner partiva dalla fascia destra, andava sempre lui col mancino e la traiettoria a rientrare. E, da piccolo, quanti gol così, sul palo lontano. Spiazzante.
SCOPRITORI IMPORTANTI. No, né per il ruolo né (per ora) per il valore calcistico, ma Amato Ciciretti ha qualcosa in comune con Alessandro Nesta e Marco Di Vaio. Innanzitutto la romanità: nati e cresciuti nella Capitale, poi andati altrove per trovare il boom in questo mondo. Ma soprattutto tutti e tre sono stati scoperti da Volfango Patarca, uno che nel settore giovanile della Lazio ci ha sguazzato e ha portato i migliori talenti. Immaginate uno che c'ha anche i peli colorati di giallo e rosso andare a giocare sull'altra sponda del Tevere, quella biancoceleste. Poi, però, la società di Cragnotti stava per sparire e quella fu la panacea per quel ragazzino di undici anni. Arrivò Bruno Conti, mica uno qualsiasi, e lo portò nel lato (per lui) giusto di Roma. Poteva ammirare Totti da vicino, crescere con calma con i romanisti come lui. Come Florenzi, ad esempio. Con cui ha vinto poi uno scudetto Primavera, con un altro cuore giallorosso come Alberto De Rossi in panchina. La Roma è nel sangue.
TATOO-MANIAC. Ecco, proprio quello scudetto lì lo porta ancora addosso. Come? Semplice, a modo suo: se l'è tatuato. Ciciretti è un maniaco dei tattoos, ne ha di ogni specie. Oltre allo scudetto, con tanto di data a fare da sommario per tenerla ben stampata in mente, all'inizio di quest'anno si è tatuato anche il logo di Twitter. Galeotta fu una scommessa fatta partire appena sbarcato sul social network dell'uccellino. "Se supero i 500 retweet, mi tatuo il logo". Detto, fatto: le condivisioni sono oltre 800 e si va a pagare la giocata. Lo porterà addosso per sempre. Come la Roma, come lo scudetto. Come il Benevento, anche. E chissà che dall'anno prossimo non possa innamorarsi di una nuova piazza.
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