Da 0 a 10: ADL impazzito per il -1 con lo scandalo Suarez, la denuncia a Lozano, la furia social su Fabiàn e quelli che non godono al gol di Insigne

Insigne omaggia Maradona, Gattuso lo esalta. Segnano Petagna, Demme e Lozano fa il capocannoniere. Ancora super Zielinski
07.12.2020 15:37 di Arturo Minervini Twitter:    vedi letture
Da 0 a 10: ADL impazzito per il -1 con lo scandalo Suarez, la denuncia a Lozano, la furia social su Fabiàn e quelli che non godono al gol di Insigne
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Zero ai monaci tibetani in regime di astinenza emozionale. Insigne segna un gol che è una meraviglia, ma loro non si smuovono. Nicchiano. Abbozzano un sorriso. Sì, però nella diagonale precedente. Abbiamo segnato, ma la percentuale di incidenza del possesso palla in relazione alle occasioni create è inferiore alla radice quadrata di sta ceppa. L’emozione non ha voce, ma qui proprio è assente, sotterrata da questa smania di razionalizzare anche lo stupore di un gesto atletico fuori dal comune. Tornate a godere dell’imperfezione del calcio, ve ne prego. 

Uno il punto di penalizzazione al Napoli, per aver rispettato la legge. Roba che De Laurentiis farebbe bene a dare fuori di matto. Staremo a vedere cosa accadrà a chi, secondo le prime ricostruzioni, la legge l’avrebbe infranta. E chiariamo un punto: Paratici è la Juve. La Juve è Paratici. Se volete raccontare una storia diversa, siete disonesti. Paratici è semplicemente l’esecutore, il braccio armato di un’idea prepotente, arrogante, prevaricatrice. Pensare che la Juve sia estranea, che non ci sia una responsabilità oggettiva in una vicenda che potrebbe avere risvolti penali, è corrotto. In malafede.

Due solidi, ma solidi assai. Demme e Bakayoko, gemelli diversi come Schwarzenegger e De Vito: così distanti nell’aspetto, così vicini nella vocazione. Equilibrio che passa quasi inosservato, perché te lo ritrovi lì senza troppe sponsorizzazioni. È la fregatura dei piccoli miracoli, come i dodici muscoli impegnati per fare un sorriso. Nessuno mica pensa mai di ringraziarli. In molti, purtoppo, hanno pensato di massacrare invece Fabiàn sui social, indicando la sua assenza come una delle cause della vittoria. Visione troppo semplicistica della questione. 

Tre gol su dieci subiti da tavolino: il 30% delle marcature al passivo sono arrivate dal Giudice Sportivo. La solidità difensiva in trasferta degli azzurri, esclusa la gara che la Juve ha giocato da sola nel suo Stadium, è un dato su cui riflettere: in quattro trasferte solo un Insigne (Roberto) ha violato la porta azzurra. 

Quattro gol segnati, così come con la Roma. Cuore e magia, con una spolverata di albiceleste sulla schiena che è tributo ancora rovente alla memoria di Maradona. Lampi di D10S si fanno spazio tra le nuvole che dominano sullo Scida, segnali dall’alto che non si possono ignorare: tunnel, no look, conclusioni all’incrocio.  E voi continuate a non credere alle stelle…

Cinque gol in nove gare ed una citazione che è poesia. Lozano si camuffa da Callejon, pronto ad intentare causa milionaria per violazione dei diritti d’autore. Insigne per Callejon non è stata una semplice azione. Ha rappresentato un bisogno soddisfatto. Come l’amore. Un’idea che nasce già geniale, come l’intuizione divina. Un’esecuzione che accarezza la perfezione, rievocata da Lorenzo e dal Chucky nell’azione del 2-0. Cresce Hirving, nella determinazione con cui attacca la profondità con la convinzione che qualcosa possa accadere. Semina calcio nello spazio, che copre più in fretta di tutti gli altri. Lesto nel pensiero, imprendibile nell’esecuzione. Una cosa strana, una meravigliosa cosa strana. Che manda sottosopra le difese avversarie: non a caso sulle spalle porta il numero UNDIci.

Sei a Petagna, che si impegna e arriva pure a pensare che dare il massimo non sia bastato. Poi arriva Ciro, che spazza via le ansie di una prestazione volenterosa e poco sostanziosa quando c’è da arrivare al sodo. Difetti che appartengono non al presente, ma sono eredità di un passato tracciato su quel solco. È utile Andrea, ma arriveranno gare dove certi errori sono lussi che non appartengono alle ambizioni del Napoli. È dura la vita nelle big per i bomber di provincia, speriamo che le spalle larghe del ragazzo servano a proteggerlo dalla pressione.

Sette a Babbo Ciro. Mertens entra e dispensa regali ad occhi chiusi, letteralmente. Qualità al servizio dello scopo, leggerezza che facilità la gestione di un finale di gara utile per rinfrancare gli umori. Quello del Demme ritrovato, quello del Petagnone ancora a caccia di una nuova identità in maglia azzurra. Spulci le statistiche e scopri che sono già 5 gli assist in campionato, che sommati ai 4 gol raccontano di uno che può sempre fare la differenza. Questo Napoli può vincere qualcosa se Gattuso riuscirà a convincere tutti che non bisogna partire sempre titolari per ritagliarsi un posto in prima pagina. Mertens a Crotone (vecchio tormentone) ne è l’ultima conferma.

Otto all’equilibrista che sul mondo sfida il crollo delle sue capacità, affida una moneta al vento per conoscere quale faccia avrà. Quando Pietro pesca quella col sorriso, allora è uno a cui non basta affidare le chiavi della propria chiesa. Bisogna dargli tutto: documenti, conto in banca, qualsiasi cosa. Scava col cucchiaino della libertà il tunnel che apre la strada alla vittoria, strappa dalla mediana sino alla trequarti senza che nessuno possa prendergli nemmeno la targa. Potenza e controllo, eleganza e prepotenza fuse nello stesso cioccolatino bianco. Per gli amanti del mondo NBA: un Jason Williams applicato al pallone. Peccato che non possa fare assist di gomito. White chocolate.

Nove al rinato Diego. Ancora. E ancora. Demme torna Demiurgo, impone una razionalità che contrasta il caos. Sradica problemi e palloni alla radice, argina le perdite alla fonte, cura ferite prima ancora che vengano inferte. È eccezionale nell’impresa di essere normale, la routine come vera rivoluzione. Un mondo da esplorare, quando in troppi pensavano di aver già visto tutto. È tornato Diego, ed ora avanza pure candidatura di insostituibile in certe dinamiche. “Non ci sono regole. Tutti gli uomini sono eccezioni a una regola che non esiste”. Anche Demme è eccezionale, ma lo avevamo dimenticato. 

Dieci all’arcobaleno che sfida le leggi della scienza. Non segue la tempesta, ma l’annuncia. Non disegna sette colori, ma uno soltanto. È azzurro nella testa Insigne, nelle vene e finalmente anche nella testa. Azzurro Napoli, azzurro squadra, azzurro che gli altri sono al primo posto. Essere luce, senza spegnersi: gliel’ha chiesto Gattuso, invocando sorrisi e non musi lunghi. Gliel’ha imposto il momento, con uno sguardo intenso a custodirlo dall’alto. La svolta di Lorenzo può essere questa: essere Magnifico senza soluzione di continuità. Dall’addio di Maradona due perle che non appartengono al caso, sono figlie di un talento che va non solo sfruttato, ma onorato. Perchè il talento è un dono, ma anche un peso. Come una fascia da portare sul braccio. Siamo davvero ad una svolta. Ora, però, vietato voltarsi indietro.