Da 0 a 10: l'inattesa cessione anticipata, le sconvolgenti frasi di ADL, il labiale contro Rapuano di Mazzarri e la memoria infangata di Gigi Riva

Da 0 a 10: l'inattesa cessione anticipata, le sconvolgenti frasi di ADL, il labiale contro Rapuano di Mazzarri e la memoria infangata di Gigi RivaTuttoNapoli.net
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martedì 23 gennaio 2024, 22:19Copertina
di Arturo Minervini
Il Napoli cede all'Inter solo al 92': arbitraggio indecente dell'arbitro Rapuano, azzurri in dieci per 35' per il doppio giallo a Simeone

Zero ai fischi degli arabi a Gigi Riva, Rombo di Tuono. Che io me li ricordo gli occhi di mio padre quando me ne parlava, che brillavano come poche volte quando si parla di pallone. Anche se la cultura araba non contempla la pratica del minuto di raccoglimento, non vuol dire che quella cultura debba fregarsene di chi, come gli italiani ospiti in quel momento, vorrebbe invece dedicare un pensiero ad una leggenda scomparsa. E De Laurentiis a fine gara fa pure la Supercazzola sull’Arabia, lui che manco ci voleva andare, che voleva boicottarla questa edizione ridicola, arriva a dire di ‘aver scoperto un paese aperto.  Convertito come San Paolo sulla via di Riyad, folgorato dall’eco dei petrodollari.

Uno il tiro nello specchio della porta, quello a giro di Kvara. Tra gli argomenti, c’è anche questo argomento: siamo pronti ad accettare questo Napoli? Una squadra che specula, che non domina, che attende, che non aspira a nessuno dei principi che l’avevano soavemente guidata nell’iperuranio del pallone appena qualche battito di ciglia fa. Cosa sarà di quella squadra dominante? La rivedremo? Ne risentiremo l’eco memorabile un ultima volta? Chissà. Io, confesso, non sono ancora pronto a dirle addio.

Due arbitri, come se li avessero scambiati tra un tempo e l’altro. Come in quelle soap opera, tipo Beautiful, che per vent’anni Ridge ha la faccia di Ronn Moss e poi il giorno dopo cambiano attore, e tutti fanno finta di nulla. Esiste un Rapuano del primo tempo ed uno del secondo che sfida le leggi della statistica: riesce a danneggiare il Napoli in tutte e due le versioni. Come l’avvocato nella barzelletta di Proietti…

Tre falli, tutti singolarmente da ammonizione, commessi da Calhanoglu che deve però aspettare solo il 44’ per vedere il primo giallo. Per il turco una particolare immunità, una specie bonus 110% giocato dal turco, ma la Facciata di questo Palazzo del nostro calcio non solo non è stata rifatta, ma continua a mostrarsi sempre più oscena e incancrenita. Come orientare una gara che l’Inter avrebbe dovuto giocare in 10 uomini per tutto il secondo tempo: Rapuano, il grande, Rapuano. Non sapevo facesse anche l’arbitro.

Quattro e mezzo a Kvaratskhelia, nelle pagelle di Sportmediaset che, evidentemente, pur detenendo i diritti della gara, ha deciso di guardare su Netflix la serie ‘Un inganno di troppo’. Chiaro che adesso sparare sul Napoli sia facile, ma questa tendenza all’eccesso è la rovina di un certo tipo di cronaca distorta. Da tempo è partita la crociata per sminuire il talento del Napoli, basterebbe guardare le partite e rendersi conto che KK sia l’ultimo dei problemi di questa squadra. 

Cinque cambi e niente Zielinski: preferirgli Gaetano sarebbe reato (o almeno dovrebbe esserlo) in almeno 128 Stati. Resta a guardare Piotr, quando la sua tecnica sarebbe molto utile ad alleviare la pressione dell’Inter. Resta a guardare, perché s’è deciso che questa storia debba finire in malo modo. Bisognerebbe chiedersi: Cui prodest? Non è il Napoli a farsi del male privandosi di uno dei suoi calciatori migliori? Perchè non affrontare la questione da adulti? “Sei cintura nera de come se schiva la vita” diceva l’Armadillo di Strappare lungo i bordi. Piotr andrà via? Sì, Piotr può essere ancora determinante in questa stagione? Sì. Ad oggi pare una cessione anticipata, ma senza alcun vantaggio.

Sei e mezzo, che nemmeno gli rende giustizia, alla danza di Lobotka sul pallone. Fluttua Stan, a mandare fuori giri la pressione interista, che snocciola le sue cognizioni di escapologia mentre sguscia tra due avversari ed esce col pallone tra i piedi. Tra le note positive della trasferta araba, c’è lui, Lobotka che vuol riprendersi le chiavi di quello che era il suo castello incantato. Custode della grande Bellezza, fabbricante di tele che terrebbero impegnata Penelope mentre Ulisse fa il giro del mondo. Se Stan torna centrale, il Napoli torna a sperare. 

Sette a Gollini che è come il pompiere e paura non ne ha. Si tuffa di testa in uscita bassa, s’avventa su Thuram lanciato verso l’area senza la minima esitazione, blocca i tiri da fuori con grande sicurezza. È un tema che diverrà attuale col ritorno di Meret, col Napoli che sta ricostruendo e Mazzarri che potrebbe decidere anche di cambiare le gerarchie. In questo momento, difficile togliere da quell’area piccola un rapace come Piergollo, che l’opportunità nata dall’infortunio di Alex l’ha sfruttata come meglio non poteva.

Otto a Mazzarri, che l’aveva preparata come meglio non poteva per quelle che sono le condizioni attuali della squadra. Otto al suo labiale rabbioso: “Vergogna, peggio di Pechino”, che è un post-it alla memoria di uno scandalo che mai deve essere dimenticato. Otto alla cura con cui Walter aveva preparato il trappolone, ignorando però che nella scena sarebbe apparso il deus ex machina (travestito da arbitro) a risolvere la contesa a favore dei nerazzurri. Unica pecca della sua serata quel cambio di Kvaratskhelia: troppo impulsivo, troppo rinunciatario annunciare di rinunciare a giocare con ancora tanti minuti prima dei rigori. Virtù e vizi di un allenatore che conosciamo come le nostre tasche.

Nove…cento. No, non si parla del capolavoro di Baricco. Sono i milioni di debiti dell’Inter, a cui fa riferimento anche un sibillino De Laurentiis nel dopo gara. Si gioca ad un gioco, senza che le armi siano pari. Perchè qui se ne fottono, di chi può acquistare, di chi invece rincorre debiti, bolle finanziarie, fondi come scatole cinesi e poi ci pigliano in giro parlando di sostenibilità. Nel nostro calcio, c’è chi segue le regole e chi mente. D’altronde “Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla”. Boccaloni. 

Dieci uomini. Il Napoli ha giocato in dieci uomini contro l’Inter negli ultimi 35’. Eppure, la squadra s’è comportata da squadra, non ha lasciato spazio agli alibi, alle attenuanti che quella circostanza avevano servito sul piatto d’argento. Uniti, compatti, disposti al sacrificio: bisogna ripartire da questi discorsi semplici, prima di articolarne altri più complessi. Per questo gruppo è troppo importante ritrovare la solidità e quella convinzione che ti fa sentire come un pugile che sa incassare senza temere di finire al tappeto. “Ho letto da qualche parte che nella vita importa non già di essere forti, ma di sentirsi forti. Di essersi misurati almeno una volta, di essersi trovati almeno una volta nella condizione umana più antica, soli davanti alla pietra cieca e sorda, senza altri aiuti che le proprie mani, e la propria testa”.

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