Da 0 a 10: la furia notturna di ADL, l'ombra di Sarri, Gattuso spacca il web e la frase choc di Giuntoli

(di Arturo Minervini) - Il Napoli crolla contro la Lazio
21.12.2020 13:23 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Da 0 a 10: la furia notturna di ADL, l'ombra di Sarri, Gattuso spacca il web e la frase choc di Giuntoli
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Zero giustificazioni. Perdere è un processo prima di tutto mentale, la sconfitta inizia solitamente molto prima dell’evento. Perdere è uno status, un cilicio che indossa chi rinuncia alla competizione. Si flagella e ci flagella il Napoli, si camuffa nell’agonia lenta che, per chi conosce questa squadra, ha sintomi subito identificabili. Quelle maledette sere, le solite maledette sere. Di indolenza, di impotenza che ci vorrebbe la Pfizer per vaccino e ‘aiutino’. La conosciamo così bene questa squadra, a volte per fortuna, altre volte purtroppo. 

Uno come la prima ora del giorno dopo. Dopo la mezzanotte Aurelio tuona, non ci sta. Non è il suo Napoli, non è questo il modo di affrontare certe gare. E il patron incarta il regalo di Natale: tutti in ritiro fino al Torino. Un senso di già visto, anche questo. Un richiamo al rispetto, che può essere utile ma che, come conferma il passato, può anche esser preludio di nuove nuvole. Momento delicatissimo per la squadra e per De Laurentiis. E martedì c'è la decisione su Juventus-Napoli...

Due reti subite e il Napoli che fa? Nulla. Nemmeno si incazza. Ognuno guarda in cielo, cercando ispirazioni ultraterrene. Una guida, una voce da seguire, un feticcio da venerare per nascondere la mancanza di personalità. È una squadra che deve seguire qualcosa o qualcuno, altrimenti si smarrisce nel poco carattere dei singoli. Molliche di pane sparse sul terreno in stile Hänsel e Gretel, basta un soffio di vento e la strada è perduta. O ancora peggio: ognuno per la propria strada. 

Tre metri. Tanti ne lascia Maksimovic a Immobile, uno che lo scorso anno ha vinto la Scarpa d’Oro e che meriterebbe tutt’altra attenzione. È lo specchio che non mente, che racconta di vizi e debolezze mentali, di chi chiede ingaggi top ma che in certe situazioni finisce per mostrare lacune inaccettabili. Nikola, la storia del distanziamento sociale non l’hai capita benissimo.

Quattro capocciate al muro. Sassuolo, Milan, Inter e Lazio sono gare distanti anni luce tra loro, con un solo comune denominatore: la sconfitta. E se perdi solo contro ‘big’ o aspiranti tali, qualche domanda devi fartela. Dov’è il problema? Qual è il limite? La qualità emerge solo entro paletti? L’idea di calcio di Gattuso si sfalda quando devi fare i conti con individualità di un certo tipo? Dubbi, disseminati nella testa come il più pericoloso dei parassiti. Il dubbio è un’arma, ma che spesso può essere usata anche contro di te.

Cinque minuti dopo il ko e Sarri finisce in tendenza su Twitter. Il fantasma di Maurizio su Gattuso, invocato da una grande fetta di tifosi. L’ombra che sta inquinando molte valutazioni, un modello di gioco che forse corrompe anche le valutazioni di Gattuso. Se c’è un difetto del Napoli di Ringhio è che non è mai uguale a se stesso, un’incoerenza concettuale che è ancor più accentuata se il termine di paragone è il Napoli di Sarri. “Non indugiare sul passato; non sognare il futuro, concentra la mente sul momento presente”. 

Sei a Lozano, ultimo e unico dei Mohicani. Ci prova a dare la scossa Hirving, che svaria, che sterza, che ruba il tempo ai difensori. Un tempo sprecato, dall’inerzia di compagni mai in grado di rappresentare un valido sostegno, un castello di carta che crolla con l’ultimo soffio della sfortuna. Nella gara più brutta, la notizia più brutta: speriamo non sia nulla di grave.

Sette a Mazzoleni, capace di lasciare il segno in una gara che il Napoli avrebbe perso in ogni caso. Il suo mutismo selettivo, però, resta sempre sospetto quando c’è di mezzo l’azzurro: i tacchetti di Immobile che affondano su Bakayoko erano da rosso. Lui, al Var, tace. È battaglia che portiamo avanti da Pechino: Mazzoleni mai più, ma dopo nove anni è ancora lì. E combatte. Per gli altri.

Otto in due, per essere buoni. Quella dei terzini è una ferita che sanguina da tempo, da troppo tempo. Una falla che imbarca acqua, con l’equipaggio che gira lo sguardo altrove. “A gennaio mercato chiuso in entrata” sentenzia Giuntoli e ci sarebbe da avere i brividi. Da restare a bocca aperta, sotto choc come nel constatare la mutazione genetica di Di Lorenzo e le puntuali amnesie di Mario Rui.  Serve un terzino. Scriviamolo alla lavagna. Cento volte. Mille volte. Serve un terzino, ma non uno qualsiasi. Uno forte. Più forte dei nostri. Molto più forte dei nostri. Serve un terzino. Chiaro? Serve un terzino. Altra cosa: Serve un terzino.

Nove come una maledizione. Si rompe Osimhen, si rompe Mertens, si fa male pure Llorente prima della Lazio e l’ultimo che potrebbe fare il centravanti, Lozano, si fa male a gara in corso. C’è qualcosa di sovrannaturale, di mistico, che fonde scaramanzia e realtà. Insomma, caro Milik, alla fine sei un bravo ragazzo. Però, mi raccomando, ora distraiti. Pensa ad altro. Vediamo insomma di ‘quagliare’ a gennaio, perché prima si risolve questa situazione, meglio è. Per tutti!

Dieci gare da titolare di Fabiàn, fulcro di equivoci tattici. Lo spagnolo, in coppia con Bakayoko, gira un film a ritmo blando, un noir che non intriga, che pecca di verve nel momento del cambio di passo. Le colpe della spagnolo, sono da condividere, illustrano un’idea di gioco che smorza potenzialità e sacrifica attitudini. E qui entra in scena Gattuso, che spacca in due i tifosi e che ora deve cambiare marcia. Rino sembra essersi innamorato di un’idea, che piace più a lui che ai suoi calciatori. E brillante in alcune escogitazioni, ma rischia la ridondanza quando pensa che lo stesso schema sia applicabile a prescindere dagli interpreti. “Ogni parola ha conseguenze. Ogni silenzio anche”. Capito Rino?