Da 0 a 10: la rivolta social a Salerno, ADL e l’equivoco sul mercato, la frase di shock di Rrahmani e le palle cubiche di Demme

Zero alle polemiche, direi alle quisquilie, azzarderei alle pinzillacchere che arrivano da Salerno. In massa, da Sabatini ad Inzaghi, si appellano a presunti torti, che poi li rivedi e sono solo sciocchezze dei calciatori granata. Fazio è folle nell’intervento su Simeone, Tchaouna cade come un frutto dall’albero senza che Demme faccia nulla per buttarlo giù sul gol di Rrahmani. Inzaghi parla di gomitate ad un suo giocatore, per giustificare la sconfitta di una squadra che ha fatto 12 punti in 20 giornate. Autocritica mai?
Uno il gol di Candreva. Bello. Bellissimo. Che ci sarebbe da alzarsi in piedi ed applaudire, andando oltre le faziosità. Un gioiello quello di Tonino, che batte Gollini da trenta metri con un destro che è una meravigliosa. Però, mi domando e dico, perchè non ho letto niente in giro: se ci fosse stato Meret in porta, e non Gollini, in quanti avrebbero puntato il dito contro Alex? Come sempre, resta più facile spezzare un atomo che un pregiudizio.
Due gennaio. È dal due gennaio che risuona nel cervello l’annuncio di De Laurentiis: “Rimedieremo con il mercato”. Un tarlo, un’ossessione. Ed ogni giorno, questo rimedio non arriva. Le voci sì, tante. Le indecisioni, ancor di più. Le figuracce pure, come le porte chiuse in faccia in trattative che sembravano chiuse. E invece, siamo ancora qua. A trattare, ad attendere, a raccattare. Qualche prestito. Una strategia che il Napoli non ha mai attuato, la fotografia impietosa di un momento senza programmazione e di tanti tentativi al buio. “Rimedieremo col mercato”, ma De Laurentiis non aveva specificato di quale sessione. Che fessi.
Tre punti, prendiamoci i tre punti. E poi? Cosa c’è oltre il dato prettamente numerico? Quante inquietudini, quante preoccupazioni, quanta disarmante involuzione rispetto al passato? È una gioia concentrata nello spazio di pochi secondi, che collassa in quel momento preciso che il pallone varca la soglia, poi ritornano i pensieri. I dubbi, le perplessità, le incognite. Quella fottuta sensazione che, così, non si andrà comunque molto lontano. “Coltivo il dubbio ed è più rilassante della marijuana” canta Caparezza, ma a noi questi dubbi tolgono il sonno.
Quattro dietro, poi tre, poi due. Mazzarri cambia modulo, perchè semplicemente si trova in una Chiesa che non crede, s’è ritrovato a venerare un Dio che per lui non è mai esistito. Ed ecco che, ancora una volta, nella difficoltà, cambia modulo e passa alla difesa con 3 centrali per contenere chi? Il nulla. Simy, che si marca pure da solo. Forse su questo bisognerebbe lavorare, forse su certi principi bisognerebbe insistere. Perchè altrimenti si rischia di aumentare ancora più la confusione. Che Walter non sia il Demiurgo, ma non si metta pure lui a incarnare Caos.
Cinque a Gaetano, che stecca l’occasione per ritagliarsi una porzione di futuro in azzurro. Inconsistente, troppo inconsistente, per pensare di affidargli un ruolo nella squadra che ha sul petto il tricolore. Esistono dei livelli, delle categorie che non possono essere ignorate: che si approfitti di gennaio per trovargli una sistemazione che gli garantisca minutaggio, poi un domani chissà. Ad oggi, per il bene suo e quello del Napoli, la decisione migliore è quella di prendere strade differenti. “Nell'amore non esiste separazione, ma comunione dei cuori, per sempre.”
Sei e mezzo a Zerbin, che pure lui si trova a giocare in una squadra che va oltre il suo potenziale. Ma non è mica colpa sua. Lui entra, si impegna, e fa pure qualche buona giocata. Resta da chiedersi, però, se fosse nei programmi estivi affidarsi al buon Zerbin, che ormai pare aver scavalcata Lindstrom nelle gerarchie. Pure Tommaso Starace ha più possibilità del danese di trovare spazio, seppur in un Napoli in piena emergenza e a caccia disperata del gol. Non gioca al posto di Zielinski, non gioca al posto di Politano, non gioca al posto di Kvara, non gioca al posto di nessuno. Ma qualcuno vorrà dare una spiegazione e provare a gestire questo disastro?
Sette giorni insieme, il ritiro che avrebbe avuto effetti positivi, il tempo per vedere i video. Ci aveva quasi convinto Mazzarri, nella conferenza della vigilia, che il deprimente Napoli di Torino fosse pronto a reagire. E invece, probabilmente, i video visti erano di qualche serie su Netflix, perchè di progressi manco l’ombra. La volontà di provarci fino alla fine, giusto quella. Nel dopo gara Mazzarri dice ‘Ho rivisto la squadra giocare a calcio”, frase che apre una ferita profonda nel cuore di ogni tifoso che, guardando il calendario, si ricorda che esattamente un anno fa, il 13 gennaio 2023, il Napoli disintegrava la Juve 5-1 al Maradona. Quella squadra giocava a calcio Walter. Eddai.
Otto a Diego, uno con le palle. Che è stato dimenticato come Macaulay Culkin in ‘Mamma ho perso l’aereo’, ripescato dalla soffitta solo nei momenti di piena emergenza. E non s’è mai tirato indietro. E non ha mai risparmiato gocce di sudore alla sua fronte. Entra in campo solo perchè non c’era letteralmente nessun altro da fare entrare, ma Demme se ne frega: perchè lui quella maglia la ama, l’ha scelta anche quando la logica avrebbe imposto altro ai tempi del Lipsia. Ma il cuore ha ragioni che la ragione non conosce. E quel cuore esplode sempre d’azzurro. E quel cuore, è un cuore puro. Che merita una stima, una riconoscenza, ed un rispetto che forse avevamo dimenticato. Gargantuesco.
Nove Vittore in campionato, quasi tutte contro squadre coinvolte nella corsa salvezza. Due volte la Salernitana, il Frosinone, il Lecce, l’Udinese, il Verona, il Cagliari, il Sassuolo e l’unico sussulto contro l’Atalanta tra le squadre dal lato sinistri della classifica. Il Napoli non è più il Napoli. Ha smesso di essere quel Napoli. Vorrebbe, ma non può. Non può perchè ha smesso di abbeverarsi alla fonte spallettiana, ha perduto il maestro che sapeva dare ad ogni seduta di allenamento un senso profondo. Avviluppato da un serpente col volto del passato, si è mostrato incapace di guardare al futuro. In quel limbo, chiamato presente, annaspiamo. Più incazzati dell’ape Magà con le emorroidi.
Dieci al gol di Rrahmani, che è un fotogramma di felicità di cui tutti avevamo bisogno. Si è girato Amir, che ha ribaltato la storia di un match che chissà quante altre conseguenze avrebbe aperto. Una scossa, che magari servirà a qualcosa. A qualcuno. A tutti. A De Laurentiis, a spendere denaro vero per alimentare la rimonta. “Quest’anno sarà così” dice Amir, una frase un pochino inquietante, che sa di rassegnazione. Bella la sua esultanza, meravigliosa quella di Kvaratskhelia che si accascia al suolo e grida forte al cielo. Piccoli segnali, in mezzo ad un silenzio assordante. Il problema è nella testa. E non solo. Nelle gambe. E non solo. È negli uomini. E non solo. È nella gestione. E non solo. Tutti questi ‘Non solo’ li riassume la frase che Mandrake pronuncia nel memorabile dialogo con Mafalda In febbre da cavallo: "C'ho certi cazzi che nemmeno tu che sei pratica li hai visti mai”.
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