Da 0 a 10: la verità nascosta su Ghoulam, la credibilità distrutta, la 'rabbia' in Tv di Ancelotti e l’ossessiva ricerca della duttilità

Calcio Napoli: Malcuit si infortuna e si teme per il crociato. Milik ancora in gol, delude Elmas ed Ancelotti criticato per alcune scelte
28.10.2019 12:26 di Arturo Minervini Twitter:    vedi letture
Da 0 a 10: la verità nascosta su Ghoulam, la credibilità distrutta, la 'rabbia' in Tv di Ancelotti e l’ossessiva ricerca della duttilità
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(di Arturo Minervini) - Zero alla direzione di La Penna. A questo centrifuga di decisioni opposte analizzando situazioni simili. Al fatto che impieghi 96’ per ammonire Berisha, che aveva iniziato a perdere tempo quando ancora era in autogrill nel bus sociale, più ostruzionista di Zia Carmela al Buffet di un matrimonio qualunque. Zero a chi dovrà adesso spiegare perché quello di De Ligt è rigore e non lo è quello di Vicari, perché lo era quello di Zielinski in quella maledetta gara di Firenze che il Napoli sul piano arbitrale sta pagando in maniera sanguinosa. Interrogativi che resteranno senza risposta in un campionato che non riesce a trovare coerenza e credibilità. 

Un quarto di campionato: 9 gare giocate su 38 e bisogna farci i conti. Perché il trend inizia ad assumere un valore statistico, perché sui 27 punti a disposizione il Napoli ne ha lasciati per strada già 10, perché questa incapacità di innestare una marcia alta come un neo-patentato che rischia di distruggere il cambio inizia a diventare un problema. Gli indizi per fare una prova dicono debbano essere tre, qui la raccolta pare essere già più corposa. E qualcuno dovrà pur rispondere di queste difficoltà.

Due punti da recuperare potenzialmente su Inter e Juve ed ‘Il solito sospetto’ come un film che hai già visto e che ti lascia comunque a bocca aperta anche se già ne conosci il finale. Già, la gara con la Spal lascia una strana amarezza, di un Napoli che soffre nelle gare della svolta. Quelle dove serve più cuore che tecnica, più volontà che tattica. Quelle dove la struttura mentale deve visualizzare la vittoria già prima che inizi la gara. Vincere è solo la proiezione di un pensiero che devi aver ben chiaro nella testa. Il resto è solo confusione. 

Tre centimetri, forse anche meno. Il mancino di Fabiàn gira come una monetina lanciata al cielo che decide di non accogliere il desiderio dello spagnolo. Staremmo chiaramente raccontando una storia diversa, staremmo esaltando il cinismo della squadra. È questo il bello del calcio, la capacità assoluta di azzerare ogni tipo di lucidità di fronte ad un singolo evento, anche fortuito. Lo sforzo maggiore, dopo una delusione, è quello di tenersi in equilibrio valutando ogni elemento. Anche quello di una sfortuna che continua ad accanirsi in maniera feroce. 

Quattro punti in meno rispetto allo scorso anno, otto rispetto ai 25 raccolti dopo 9 giornate nella stagione 2017/18. Ancelotti non deve confrontarsi più con Sarri, ma con se stesso. E questi 4 punti raccontano di una partenza titubante degna di Eric Moussambani, personaggio di culto nel nuoto nelle Olimpiadi di Sidney 2000. La maledetta gara col Cagliari necessitava di uno sforzo in più, un atto di forza capace di riequilibrare quello squilibrio generato da una serata incredibilmente avversa. Il margine di errore ora è sempre più ridosso e molti dei bonus a disposizione sono stati già utilizzati. 

Cinque gare con 56’ giocati, 0 nelle ultime 3. C’è un’inversione di tendenza misteriosa nella stagione di Ghoulam, ‘Malato’ probabilmente immaginario che si specchia con la paura di non tornare quello che era. Zero minuti nelle ultime tre gare ed un Ancelotti che prima cerca di respingere le domande e poi sentenzia: “Ghoulam non gioca perché non è  pronto per giocare”. Cosa è accaduto, dunque, a Faouzi? Quale verità taciuta si cela dietro questa improvvisa uscita di scena, spazzato via da una sceneggiatura che in estate si pensava potesse destinargli un ruolo da protagonista?

Sei più alle scelte di Insigne. Non gioca la partita trascendentale che ti fa rievocare il dolce stilnovo  mostrandosi come angelo sceso in terra a miracolo mostrare, però finisce la gara con le mani sporche. Si mette a disposizione dei compagni, cerca la soluzione semplice, diventa un riferimento quando serve. È un piccolo zampillo di acqua fresca che ti colpisce il volto, una delle cose da salvare del lungo pomeriggio da Party del Maalox del Paolo Mazza.

Sette giorni come cantava Craig David. Sette giorni e c’è tutto e più di tutto, una miscela di contraddizioni, vizi e virtù che basterebbero per un’opera in quattro atti. È un Napoli multiforme, che passa dall’Hellas al Salisburgo, dal Salisburgo alla Spal mostrando sempre facce differenti che al confronto il bipolarismo è un sinonimo di coerenza. Bisogna prendere il buono, analizzare quello che non va, tarando il peso di ogni aspetto positivo e di ogni rimpianto. La paura più grande è che questi rimpianti non siano altro che imperfezioni genetiche difficilmente modificabili. 

Otto al sinistro da fuori di Milik, perché quando alcune certezze vacillano servono certezze. Dopo la doppietta al Verona, Arek timbra ancora con il mancino che non si pone limiti di distanza e riemerge da una situazione che stava diventando difficile da sopportare. Una fiducia crescente dentro al petto, alle pareti pende un acchiappasogni che vuole accogliere le speranze ed i desideri di chi ha sofferto in silenzio per tutti questi mesi nei quali è stato trattato come l’attaccante più scarso del pianeta sebbene avesse segnato 20 gol la scorsa stagione. Paradossi di un pallone frenetico, isterico e talvolta inspiegabilmente ingiusto e irrispettoso.

Nove gare di campionato ed Ancelotti alle prese con le conseguenze dell’esasperazione del concetto di duttilità da lui tanto invocata. Giusto ruotare gli uomini, meno applicabile il concetto alle posizioni. Perché potrà pure infervorarsi con i giornalisti, ma Elmas posizionato nel ruolo di Callejon ha zero senso e produce zero frutti. Perché non Younes? Perché non Zielinski che in fascia ci ha già giocato tante volte? Le proprie idee vanno difese con forza, ma adattarle ad una realtà che inizia a darti risposte differenti deve essere un obbligo. A volte le “le abitudini rendono la vita meno eroica ma più comoda”. Questo Napoli non ha bisogno di Eroi ma di trovarsi a suo agio nei vestiti che il sarto Ancelotti dovrebbe cucire addosso alla squadra. Non bisogna fare come i commessi che vogliono rifilarti una S quando la tua taglia è una L. Semplicità. 

Dieci alla parata strepitosa di Ospina al minuto 51’. Gesto tecnico che ferma il tempo e merita di essere celebrato per la bellezza plastica, esaltazione allo stato puro dell’istinto di un estremo difensore, evidenza assoluta della sensorialità particolare di chi nella vita sceglie di fare il portiere. Con balzo felino dichiara guerra a tutte le leggi della fisica, contrapponendosi con una mano ad un pallone che aveva già deciso di entrare in porta. Come una bambina che si piazza davanti ad carro armato a Piazza Tienanmen e trova la forza per fermarlo. Una delle fotografie più belle di questa stagione, con il ricordo guastato solo da un risultato che non è stato quello sperato. Merito, comunque, a David.