Da 0 a 10: l’imbarazzante censura di Sky, il crollo emotivo di Lozano, lo choc di Hysaj e l’allarme inatteso

Calcio Napoli: a Torino finisce 0-0. Male Lozano, male Zielinski e passo indietro nel gioco. Ancelotti non fa drammi, ma la squadra fatica
07.10.2019 12:22 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Da 0 a 10: l’imbarazzante censura di Sky, il crollo emotivo di Lozano, lo choc di Hysaj e l’allarme inatteso
TuttoNapoli.net
© foto di Insidefoto/Image Sport

(di Arturo Minervini) - Zero alle sensazioni che restano appiccicate addosso dopo 90’ come quelli di Torino. La piattezza che diventa a tratti noia, la mancanza di grinta che sfocia in uno stato di Atarassia nella peggiore delle accezioni del termine. Senza passione, senza ardore, appiattito come vestiti impilati in un bagaglio a mano per combattere le restrizioni delle compagnie aeree il Napoli si lascia scivolare tutto addosso. Non reagisce. Segue un triste copione senza mai uscirne, restando imprigionato dai binari che ha anch’esso contribuito a costruire. Più del risultato, della classifica, della statistica. È questa maledetta sensazione che non va via il primo male da curare. Come quando vorresti uscire di casa ed alla fine non esci. Come quando vorresti fare qualsiasi cosa ed invece non la fai. Lo stesso malessere. 

Uno all’ennesimo cambio forzato a causa di un infortunio. Tocca al povero Hysaj, che regala una scena che lascia per diversi secondi paralizzati gli spettatori. Tanta paura, il gesto istintivo di Ansaldi che evita il peggio ed un sospiro di sollievo all’arrivo delle notizie sulle condizioni di Elseid. Prosegue il momento maledetto dell’albanese, che si fa male alla prima da titolare che gli veniva concessa. Cercasi serenità disperatamente. Così come disperatamente si cerca un’immagine da Sky del rigore non concesso a Ghoulam. La regia ci fa vedere persino come si scatola in ottava fila della Maratona il signor Gianduia Vettorello, ma non ne vuole sapere di rimostrarci il collare che per l’occasione Izzo regala a Faouzi. Non è una questione di cercare alibi, è questione di applicare il regolamento. Manca un rigore grande come una casa e qualcuno dovrebbe spiegarci perché il Var è rimasto muto più di D’alema in dibattito politico ripreso da Nanni Moretti nel film Aprile.

Due settimane di pausa come una tisana detox. È una squadra che ha bisogno di purificarsi da qualche incomprensione, da qualche domanda senza risposta, da un ambiente che per il troppo amore rischia di amplificare una pressione che in questo momento rischia. È un ambiente che manifesta probabilmente le stesse esigenze, per cercare di indirizzare la critica in una fase costruttiva, senza necessariamente armarsi fino ai denti come Stallone che non vuole accettare lo scorrere del tempo. Mai come in questo caso la sosta è tutt’altro che vietata. 

Tre volte titolare in campionato, rimandato nelle sfide con Genk e Torino. Ghoulam dopo la tribuna il Belgio resta fuori anche dall’undici titolare in terra sabauda, trovando il campo solo per lo sfortunato incidente di Hysaj. Accidentale la sua presenza in campo, non così casuale una prestazione che resta maledettamente coerente con l’inizio di stagione dell’algerino. Un Faouzi che guardi e fatichi a riconoscere, una fotografia sbiadita di  quel lucente esterno mancino che lasciava scie infuocate dietro le proprie falcate. Non fa rumore la nostalgia. Non ha odore la nostalgia. Lambisce i fianchi della mente, li circuisce, prima di puntare dritto al centro. Rimbomba come una moneta che cade e rimbalza dentro ad un pozzo. Si intrecciano ricordi come rami nella testa. Ci manchi Ghoulam. Ci manchi tanto. 

Quattro gare ed appena due gol realizzati. Dopo aver bucato le reti avversarie 15 volte nelle prime 5 stagionali, il Napoli ha tirato il freno a mano mentre era lanciato in discesa. Fuori strada, fuori pista, fuori dalla zona gol con appena 2 reti (contro il Brescia) nelle ultime 4 gare ed una preoccupante diminutio delle occasioni create fino al punto più basso toccato contro il Torino. Una sterilità improvvisa ai livelli di Josh Hartnett in 40 giorni e 40 notti, un nuovo orizzonte che apre uno scenario che va analizzato in maniera approfondita. L’occasione capitata sulla testa di Llorente rinnova il dibattito: dove si compra la cattiveria in zona gol? 

Cinque all’atteggiamento di Zielinski. Male Piotr, nelle scelte che fa, nelle responsabilità che schiva come fosse Neo alle prese con pallottole lanciate in Matrix. Sbaglia tanto, ma fa ancora peggio quando scivola perdendo un pallone sanguinoso e resta poi immobile, senza provare ad aiutare i compagni sulla ripartenza dei compagni. In versione subbuteo resta forse prigioniero del falso problema del modulo: non sono i numeri che fanno gli uomini. Piotr, quando la smettiamo di rincorrere la propria ombra come Peter Pan?

Sei presenze da personaggio in cerca d’autore ed un solo lampo. Qual è il vero volto di Lozano? Quello sfrontato, irriverente, amabilmente sfacciato dell’esordio allo Stadium aveva fatto scoppiare cuore nel petto come un chicco di pop-corn al primo calore. Poi the dark Side of Hirving, il lato B di un album che suona una musica malinconica. Lozano a caccia di se stesso prima da centrale, poi dirottato su una fascia che doveva restituire il calore dei posti del cuore ed invece ha finito per ingrandire la lente d’ingrandimento dubbiosa di curiosi, maligni, cinici e realisti. Ognuno scelga la categoria a cui appartenere e scagli il giudizio definitivo come fosse pietra contro lanciata da chi non ha mai peccato. Prima del linciaggio, però, bisognerebbe almeno avere l’onesta di chiedersi se questo Napoli stia aiutando uno che arriva da un mondo nuovo e deve sostenere sulla schiena l’etichetta di calciatore più pagato della storia del club. Leggermente ingombrante come peso, no? Gringo malinconico che sembra tratteggiato dalla penna di Gabriel Garcia Marquez: “Il suo cuore stordito era condannato per sempre all’incertezza”. Speriamo proprio di no…

Sette al non gol più bello del settimo turno. Nell’avarizia emotiva torinese il cardiofrequenzimetro azzurro raggiunge il picco quando Mertens riceve palla sul vertice destro dell’area di rigore e dal nulla inventa qualcosa che non c’era un attimo prima. Crea con la sana follia del suo destro una parabola insensata che in un mondo perfetto avrebbe meritato di raggiungere la sua destinazione. Ma questo non è un mondo perfetto, solo il migliore dei mondi possibili. Che peccato Dries. 

Otto al vecchio Lupo di Mare Luperto. O almeno, non per carta d’identità, ma per come affronta con grande malizia una gara nella quale aveva tutto da perdere. Con i fucili della critica che lo seguivano ad ogni passo, Sebastiano si impegna e disimpegna con grande disinvoltura contro un cliente tosto come Belotti. Sa anche essere sporco, prendendosi un giallo a fine primo tempo che evita guai peggiori. Nel pomeriggio della tristezza, giusto portarsi a casa in valigia qualche buona notizia. Luperto è una di quelle.

Nove a Mr. Fantastic che si allunga senza fare nemmeno troppa fatica. La parata di Meret su Ansaldi a fine primo tempo è roba da mettere a repentaglio le conoscenze scientifiche sulle capaci ed i riflessi dell’essere umano. Su un pallone più avvelenato della mela di biancaneve, che sbucava fuori tra una boscaglia di gambe, Alex ci mette la manona trasformando l’eccezionale in ordinario. Alchimista che fonde a temperature roventi le sue capacità eccezionali sul piano sportivo con una serenità umana che fa rabbrividire osservandone la carta d’identità. Un cobra col sangue gelido, una certezza che è concretezza e che a fine stagione vale punti in più in classifica. Altro che chiacchiere. 

Dieci come la decima gara stagionale che avrà l’aspetto di una caccia alla vera identità di questo Napoli, mani che tasteranno il volto di una squadra che fatica ad essere plasmata dallo scultore che dovrebbe definirne i lineamenti e che invece si ritrova ancora a deciderne la forma generale. Non può essere così brutta una squadra che nemmeno un mese fa giocava la partita perfetta contro il Liverpool. Non può essere costante questa involuzione di tanti, troppi, che sembrano perdersi in un costante cambiamento che si sta trasformando in caos poco organizzato. Duttilità che assume il sapore della poca specificità, malleabilità del tecnico che adesso rischia di generare un effetto contrario. Dalla prossima gara, in poi, Ancelotti dovrà segnare una via. Chiara, precisa, unitaria. E bisognerà prenderla senza voltarsi indietro, senza accettare compromessi. Perché la sensazione è che queste ultime problematiche nasca dalla voglia rispondere alle esigenze di tutti, dimenticando che l’unica esigenza prioritaria è quella della squadra. Dei tifosi. Di chi ha creduto che questa poteva essere la stagione per tornare ad alzare un trofeo. O almeno provarci fino in fondo. Su la testa. ‘Salite a bordo C.!"