Da 0 a 10: lo svincolato a mercato chiuso svolta, lo scoop-bufala di ADL, i 50 mln spesi per un gol e Mazzocchi 'inchioda tutti'

Zero ad un avvio di ripresa imbarazzante. Col Verona a dominare, senza alcuna voglia di farlo, semplicemente perchè il Napoli s’era ritirato, rintanato nelle sue indolenze, accasciato nei problemi stratificatisi fino a rischiare di restarvi sepolto come Uma Thurman nella tomba di Paula Schulz. C’è da chiedersi il perchè, interrogare molti dei protagonisti, guardarsi in fondo alla coscienza e pretendere una spiegazione. E rispetto, per quella maglia. E quel tricolore.
Uno lo scoop do De Laurentiis, che si presenta col bigliettino in conferenza stampa e legge dati, completamente sballati, su Lindstrom e sulle sue attitudini in campo. Fenomeno di distrazione di massa, che non distrae più nessuno e che non fa altro che acuire la rabbia dei tifosi in questo momento. Avrebbe invece dovuto spiegarci perchè Lindstrom non ha abbia giocato nemmeno contro la Lazio, con tutte quelle assenze. Lo avrà chiesto a Mazzarri?
Due Anguissa, uno veramente improponibile, l’altro ridestato, almeno nell’orgoglio, dopo il gol di Coppola. Altrove Frank, con cuore e con le gambe, fino al gol dell’Hellas. Una prestazione angosciante, fino allo svantaggio, perchè poi qualcosa è scattato. Come Lino Banfi che stimola le aragoste con i cavi elettrici, il cuore di un campione ha subito un sussulto nel momento del baratro. Che sia un nuovo inizio, anche perchè così, non si può andare mica avanti.
Tre punti, che non sono tre punti normali. Perchè nella disperazione (sportiva), si nascondono strade che mai avresti pensato di imboccare. Al punto più basso, che pareva di sentire Paolo Vallesi cantare ‘Il fondo della vita’, il Napoli trova una spinta, un’occasione, un biscotto della fortuna da spaccare in due con la frase “Commettere un errore e non correggersi: ecco il vero errore”. Confucio. E con fede, verso il futuro. Quella, nessuno può togliercela.
Quattro punti dal quarto posto, con l’Atalanta che spazza via la Lazio e si candida a prima rivale nella corsa Champions. Sarà bagarre, sarà lotta di nervi, di dettagli che faranno la differenza. Di rigori dati e non dati. Clamoroso, anzi spudorato, quello non assegnato a Kvara nei primi minuti della sfida all’Hellas. E non è il primo in questa stagione nefasta, anche sotto il profilo delle direzioni arbitrali. “Non c’è niente di più ingannevole di un fatto evidente” e noi ci siamo pure un pochino rotti le scatole. BASTA.
Cinque cambi, la spinta per la vittoria e lo spunto per il futuro. De Laurentiis ha detto che ha silurato Zielinski dalla Champions perchè c’è da programmare, si dia seguito a questo principio valorizzando i nuovi acquisti, comprendere se potranno essere la struttura per il Napoli che sarà. Detto questo, vedere Cajuste in campo e Zielinski out, resta un crimine contro l’estetica del pallone e contro il buon senso. Ritrovare il miglior Piotr è un passo fondamentale nella corsa Champions, perchè in mediana nessuno ha la sua qualità. Questa guerra è stupida è ferisce solo una persona: l’interesse del Napoli.
Sei punti nelle ultime due al Maradona, sette nelle ultime tre gare in campionato. Sembra invertirsi la tendenza a Fuorigrotta, dove il Napoli ha raccolto 17 punti su 33 a disposizione. Salernitana ed Hellas sono ultima e penultima, batterle con più sofferenze di un Samurai ad un passo dal trafiggersi il ventre con un pugnale deve farci riflettere e indurci, soprattuto, alla massima cautela. Bisogna dare seguito, altrimenti questo sussulto ‘restò solo qualcosa che volò nell'aria calma e poi svanì”.
Sette a Ngonge, che pare uscito da un film per adulti degli anni 90 o dallo speciale sulla ‘Notte che ha cambiato il pop’ dedicata a We Are The World. Sua la zampata, e chi se ne frega se la Lega poi assegna l’autorete, che ha l’effetto ‘Reverse’ su una casa che pareva crollata e che poi non crolla più. L’assist di Lindstrom, il suo tocco vincente: un gol da 50 milioni di investimento, che meritano di essere coltivati. Cyril è fisico, determinato ed ha tempi d’inserimento interessanti. Un pochino di pepe anche per Politano, che sembra essersi afflosciato nell’ultimo mese.
Otto al ballo rivoluzionario di Jesper. Nel momento che non t’aspetti, Lindstrom si inventa la giocata che può dare al futuro, pure il suo, un volto nuovo. Danza leggiadro su un pallone, manda allo Chalet di Fuorigrotta il difensore del Verona, e con una calma che non è solo apparente, manda in porta Ngonge. Mazzarri un pochino lo stronca, dice che si deve ancora adattare al nostro calcio, ma qui si parla di istinti, di tecnica, di talenti che vanno sfruttati e non mortificati. Una gioia inattesa, come una banconota di grosso taglio (ma pure di piccolo) ritrovata in una giacca che non mettevi da tempo. Un nuovo acquisto in pratica, uno svincolato preso a mercato già chiuso.
Nove a Pasquale da Barra, che se la voglia fosse una montagna sarebbe l’Everest. Mazzocchi rileva un Mario Rui ai minimi storici e con la faccia arrabbiata prima durante e dopo, e riversa in campo tutto l’amore che può per quella maglia. Sbaglia sul gol, ma mica s’abbatte. Carica a testa bassa, pure peccando di lucidità, ma non era il giorno dei calcoli. Ci mette lo zampino nel primo gol, consegna poi a Kvara il marmo da cui il georgiano scolpisce il capolavoro della vittoria. Chi non entra in campo con quel tipo di voglia, si faccia da parte.
Dieci alla parentesi Kvara, sinestetica espressione sensoriale. Il fiore che nasce dal nulla, l’arcobaleno che pretende tutta l’attenzione dopo un temporale. Col corpo che si flette, come fosse un arco, ed un pallone che si fa freccia per trafiggere ogni cuore che sa cosa vuol dire amare. Kvaratskhelia non è un calciatore. È una fede. E la fede non svanisce mai. La fede smuove le montagne. C’è tutta una vita dentro a quel viaggio, in quell’istante magico col pallone che si arrende, schiavo assoluto, di quel destro baciato da ispirazione divina. Ci sono i calciatori bravi, quelli meno bravi. E poi ci sono gli artisti. E l’arte è tutto ciò per cui vale la pena vivere. Come Gianni Morandi: in ginocchio da te.
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