Da Zero a Dieci: la Juve chiede di abolire il Var, il retroscena sul rigore, l’esercito bianconero in TV e l'assurda protesta del Cagliari

02.10.2017 08:43 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Da Zero a Dieci: la Juve chiede di abolire il Var, il retroscena sul rigore, l’esercito bianconero in TV e l'assurda protesta del Cagliari
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(di Arturo Minervini) - Zero recupero. L’atto di generosità contro la non violenza dell’arbitro Abisso è lo specchio fedele di un massacro senza spargimento di sangue. Non c’è violenza, ma un logoramento psicologico che per il Cagliari è una tortura che si consuma più nello spirito che nel corpo. La ferita più profonda è la consapevolezza di non essere in nessun modo all’altezza del tuo avversario. Suggeriamo alla Fifa di inserire per questo Napoli, come nella boxe, il lancio della spugna. Al San Paolo Rastelli avrebbe lanciato pure SpongeBob se avesse potuto…

Uno il caffè al bar di Joao Pedro al 25’. Nella giornata mondiale dell’amata bevanda, il buon Mertens decide a gara in corso di offrire una delle specialità partenopee al brasiliano, che sulla finta di Dries arriva nei pressi di Piazzale Tecchio e si gode il suo caffè sospeso. Shakerato.

Due minuti del secondo tempo e la gara finisce. Koulibaly firma il tris ed il Cagliari implode, sparisce, prende in anticipo la direzione Capodichino sulla tangenziale. L’errore più comune sarebbe credere che gli isolani siano squadra inconsistente, ma la verità è differente. È il confronto con il Napoli ad annichilire l’avversario, sminuirlo come accostare la parola libro ad un raduno di Youtuber. La grande novità, rispetto al passato, è la capacità che la squadra ha di cogliere la situazione e gestire le energie. La stagione è lunga, i sogni troppo ambiziosi per non volgere lo sguardo al futuro.

Due bis, come fosse un articolo del codice penale (visto che sono esperti in materia). Due i punti di vantaggio su una Juve ai limiti dell’assurdo, capace di distruggere in pochi fotogrammi tutto il sistema Var. Petagna colpisce il pallone con la spalla, lo vedono tutti. Quando Damato va a controllare l’episodio al monitor nessuno ha dubbi: revocherà il rigore concesso poco prima. Ed invece accade l’assurdo, l’inatteso, l’inspiegabile. Anzi no, è tutto spiegato da anni di una storia che non vuole cambiare. Il processo mediatico che segue all’applicazione del Var (Santo Subito) è l’ennesima baracconata di chi vede attaccati antichi privilegi. Sulle parole di Mauro (Mourinho replicherebbe “Mauro? Io conosco solo Pino Mauro) inutile investigare. Sulla doppietta segnata da Spinazzola (che aveva dichiarato amore eterno alla Juve in estate) inutile esprimersi oltre. Dovrebbero restare in silenzio ed invece trovano anche il coraggio di recitare la parte delle vittime

Tre che non è più eccezione, ma regola puntuale, minimo sindacale che farebbe strabuzzare gli occhi anche alla Camusso. Stravolgere numeri e convinzioni è routine per questo Napoli, così tremendamente abituato ad andare in rete che si rischia di perdere il conto. È un Massimo Troisi che ha scelto sempre di ricominciare tre, aggiungendo ogni volta un ingrediente in più. “Chi parte sa da cosa fugge, ma non sa che cosa cerca…”. Noi Lello lo conosciamo, ma questo Napoli sa bene cosa cerca…

Quattro presenze e zero reti in maglia Cagliari per Pavoletti. Zero come le reti nella parentesi in azzurro, dato che non ha però impedito al San Paolo di tributargli un applauso caldo e sincero, un focolare di sport nostalgico e romantico che è sangue caldo nelle vene. La dimostrazione che quello che resta sono gli uomini, i sorrisi, gli abbracci e non soltanto il denaro che muove questo pallone. Buon tutto Pavoloso.

Cinque alto ed un grande abbraccio. Minuto 39, arriva il calcio di rigore per il Napoli. Mertens si prepara alla battuta, si avvicina minaccioso Jorginho, altro rigorista azzurro. In altre squadre, si veda quello accaduto a Parigi tra Cavani e Neymar, potrebbe essere motivo di screzio. Jorginho, invece, va da Mertens per incoraggiarlo scambiandosi un ‘cinque’. Amici prima che compagni.

Sei il numero di maglia di Mario Rui, ai primi sospiri ufficiali in maglia azzurro. Con lui dalla panchina Rog ed Ounas, chiaro segnale di Sarri che prova ad inserire sempre più nelle rotazioni l’altro Napoli, quello che gioca meno ma che nel computo totale potrà e dovrà essere decisivo. Come ci ricordava all’infinito Jorge Luis Borges ‘I giusti’ sono quelli che salvano il mondo senza accorgersene, con i loro piccoli contributi.

Sette vittorie su sette. Come mai, come nessuno mai che abbia indossato la maglia del Napoli nella storia. Sette come le arti che si mescolano in questa squadra, ispirato dalle Muse più alte. Architettura e musica, pittura e scultura, poesia e danza che confluiscono nel calcio da cinema di Maurizio Sarri a celebrare le possibilità dell’uomo, la capacità di evolversi della nostra specie. Così fa questa squadra, sempre più bella, sempre capace di ascendere un gradino in più verso l’Olimpo. Se non amate la letteratura, affidatevi ai numeri: 7 punti ed 11 reti in più rispetto alle prime sette gare dello scorso anno.

Otto all’urlo liberatorio del capitano. Splende il sole, Napoli rinnega l’autunno, il profumo del ragù si propaga nell’area in attesa di un pezzo di pane ed una mano curiosa. È la domenica perfetta, mancava solo lui. L’amico di famiglia, il vicino che ti sorride ogni volta che lo incroci e che ti fa stare in pensiero quando lo vedi camminare a testa bassa. Bastano pochi minuti per rialzarla quella testa e quella cresta, un lampo che trasforma il San Paolo nel pianerottolo di casa. Ci sei mancato Marek, ti sei mancato ancor di più. Avevamo bisogno di te, dei tuoi gol, del tuo attacco alla leggenda Maradona. Alla prossima sarà cosa fatta, ma non c’è fretta. Il piacere delle grandi imprese assume sapore ancora più intensa assaporandolo. Bentornato a casa capitano.  

Nove reti in stagione. Per qualcuno avrebbe dovuto confermarsi. Per altri non avrebbe giocato più di otto gare nel Napoli (lode a te Eziolino). Per dire il vero, Mertens è uno spettacolo della natura, un fluire di idee che esplodono senza preavviso. Nel favoloso mondo di Dries tutto accade e nulla di distrugge, sempre con quell’originalità che rende indimenticabile la giocata. L’assist per Marek è un viaggio tra le nuvole con biglietto di sola andata. La freddezza dal dischetto altro non è che il volto di una trasformazione a bomber assatanato ormai completa. Tutto fatto con il sorriso, con la leggerezza di chi rende il calcio uno sport più bello semplicemente rincorrendo un pallone.

Dieci a quella foresta nera che ingloba tutto quello che graviti dalle sue parti. Un mondo dentro a un mondo, dovessero aprirgli lo stomaco ci troverebbero dentro Pinocchio, Geppetto, le figurine di Volpi e Poggi e tutto quello che l’umanità ha cercato senza successo in questi anni. Koulibaly è come il Magneto di X-Man, che controlla gli attaccanti come fossero calamite da frigorifero. Potente, imperioso, regale dando l’impressione di dover contenere lo strapotere fisico per non recare danni permanenti agli avversari. Il gol passa quasi in secondo piano di fronte all’ennesima prestazione illegale di questa montagna dal cuore nobile e dal sangue azzurro.