Da Zero a Dieci: l’acquisto con la clausola da 300 mln, l’incredibile ritorno di Ghoulam, l’esercito degli scontenti e l’atto di violenza di Kou

19.11.2017 10:39 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Da Zero a Dieci: l’acquisto con la clausola da 300 mln, l’incredibile ritorno di Ghoulam, l’esercito degli scontenti e l’atto di violenza di Kou
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(di Arturo Minervini) - Zero alla ricerca spasmodica, quasi ossessiva, della polemica. Mario Rui gioca bene, ma si pensa al fatto che non abbia giocato prima. Callejon sbaglia un passaggio e si invoca la presenza di Ounas. Hamsik cala nella ripresa e lo si maledice come se fosse il nostro peggior nemico. La curiosa trasformazione di una frangia della tifoseria preoccupa, infastidisce, disturba probabilmente anche la squadra. Il tifo dovrebbe essere passione, trasporto, irrazionalità ed invece si è trasformato in un tribunale (delle cause perse) in perenne giurisdizione. Questo Napoli è gioia, godimento, estasi: lasciatevi trascinare. È gratis.  

Uno il gol del Milan, arrivato a tempo scaduto, che resta l’unico vero tiro in porta del diavolo. Eppure, facendo un po’ di zapping tra le pay-tv, sembrava che il diavolo avesse fatto la prestazione dell’anno, ‘Mettendo in difficoltà’ il Napoli come poche volte al San Paolo. Evidentemente stavano guardando la registrazione della sfida del 1° maggio dell’88, non può esserci altra spiegazione razionale. L’ottimismo di Montella a fine gara ricorda quello di Igor di Frankenstein Junior: “Potrebbe andar peggio, potrebbe piovere…”. Mi sa che piove da tempo Vincenzino…

Due esultanze per un solo gol. A sedare la delusione per le scellerate scelte di Ventura arriva per Insigne un doppio godimento che nemmeno dopo aver mangiato i Fonzies ed essersi leccato le dita. Prima la gioia, poi vanificata da una bandierina alzata, ed infine l’orgasmo post-datato grazie all’intervento del Var. Secondi lunghi da vivere col fiato mozzato, la consapevolezza che Giustizia (quella che evidentemente non piace a Buffon) sarà fatta. V per Var, V per Vendetta, V per Ventura, V per Verità che è stata per troppi anni seppellita dai potenti che scavano buche come cani per nascondere le ossa della loro coscienza. Serve una clausola rescissoria da 300 milioni per questo nuovo fuoriclasse che gioca in ogni ruolo e che fa incazzare (stranamente) i non colorati.

Tredici gare, ancora tre punti per l’undicesima volta. Nemmeno nella migliore delle ipotesi avremmo immaginato un Napoli così costante, finalmente smaliziato, capace anche di tirare il fiato quando necessario. Un bruco diventato farfalla, o meglio una farfalla che ha trovato il modo di evolversi per tenersi longeva e non spegnere la sua bellezza troppo in fretta. Una libertà che il Napoli sventaglia battendo le ali al vento, cospargendo il terreno di gioco di un profumo soave riuscendo allo stesso tempo a fonderlo con il sudore della fatica. La bellezza eterna ed immutabile di Grace Kelly che si fonde con la voglia di sacrificio di Aleksej Grigor'evič Stachanov.

Quattro gli assist in campionato di Dries (già 8 in stagione) che per un istante si traveste da Zatōichi, celebre spadaccino giapponese che si finge cieco nato dalla penna di  Kan Shimozawa. A chi gli domanda perché fingeva di non vedere rispondeva: “Perché chi non vede, sente meglio degli altri”. Esattamente come Mertens, che si inventa da un tunnel senza luce (ed apparentemente senza uscita) l’assist meraviglioso per il gol di Zielinski. Da grande illusionista aumenta il carico di stupore sbagliando il primo controllo, rimediando con un colpo da biliardo no look che farebbe invidia al Signor Quindicipalle. Sublimazione di uno stato di grazia che prosegue da mesi, scorrimento senza argini di poesia nelle vene ormai quasi otturate dal continuo rifornimento dell’ispirazione divina.

Cinque mesi di recupero, dicevano. Nel primo tempo con il Milan, invece, c’è stato il clamoroso recupero di Ghoulam, tornato a mettere a ferro e fuoco la corsia mancina. Corsa, qualità, un irriverente tunnel a Suso che fa salire la temperatura del San Paolo che nemmeno dopo aver mangiato un intero Habanero Red conosciuto in terra dominicana come Lingua del Diavolo (restando in tema Milan). Ma Faouzi non era più alto? E non era più scuro? Ma allora chi è questo tarantolato? Stupore quando apprendiamo che Mario Rui si è scrollato via ogni timidezza, dovendo soltanto ritrovare una condizione che gli consenta di essere costante per tutta la gara. Probabilmente, anzi sicuramente, la notizia più bella del Saturday Night al San Paolo. 

Sei ad una ripresa giocata sotto ritmo, ma la furia scatenatasi sul Milan negli ultimi venti minuti del primo tempo resterà una delle dimostrazioni di superiorità più imbarazzanti della storia del calcio. Come se Muhammad Ali facesse a pugni su un ring contro ‘Piddu testa di Olbia’, mitologico pugile del film Bomber che ‘Ambiva al titolo della sua categoria Piumino’. Una pressione asfissiante che spedisce il diavolo all’Inferno come nemmeno John Milton era riuscito a fare con Lucifero. Il Paradiso è perduto, anzi a dirla tutta il Milan non ci è mai entrato. Quei 15’ azzurri andrebbero conservati, ibernati e spediti nell’universo come dimostrazione di una forma evoluta di intelligenza calcistica. Il marchio è di Maurizio Sarri. 

Sette a quell’Architetto con il numero 8, che edifica linee immaginarie e verticali che tagliano il terreno di gioco con la precisione di un raggio laser. Scandisce il tempo azzurro come fosse Tullio De Piscopo alla batteria, detta il ritmo dei colpi che nemmeno Peppiniello Di Capua nel ‘Due con’ degli Abbagnale. Essenziale nello stile, accresciuto nella forma e nello stile come dimostra la sublime visione di calcio che stende un red carpet verso il primo Oscar di Insigne. Una passione per la simmetria che dona a questo Napoli un equilibrio che farebbe invidia anche a Philippe Petit che nel 1974 camminava avanti e indietro su un cavo teso tra le torri gemelle di New York a più di 400 metri d’altezza. “Essere ispirati significa voler fare qualcosa o essere già sul punto di farlo ed è forse un'altra delle infinite definizioni della creatività”.

Otto alla cavalcata della Valchiria Piotr, che tradisce Odino ed ha giurato fedeltà al solo Maurizio. Come una divinità nordica, di cui riprende alla perfezione i lineamenti, arroventa la zona centrale del campo lasciando dietro di se terra bruciata. Resta saldo nello scopo, infilando Donnarumma con il velenoso mancino che chiude la contesta. La corsa folle di Zielinski come quella di Vaporidis (nomi comunque impronunciabili) nella sua Notte prima degli esami. Ancora una volta il Napoli ha passato il test, anche grazie ad un Piotr che sta finalmente tornando sui livelli dello scorso anno. Occhio perché questo può esplodere come un pop corn in padella. E lì sono davvero guai… 

Nove alla spaccata di Kalidou che farebbe invidia a  Rudolf Nureyev. Koulibaly annulla Borini come fosse un’operazione sbagliata al PC, schiaccia Control-alt-canc ed elimina ogni tentativo del milanista avviando la ripartenza del 2-0. Ennesimo abuso di potere di un meraviglioso scherzo della natura, un adulto che gioca tra i bambini e li gestisce a suo piacimento come un cane pastore con il gregge. Un debordante spettacolo di superiorità manifesta, una resa incondizionata da parte degli avversari che ci sbattono contro come in un crash test facendo la fine degli Sbullonati. Il Controllo che fa l’amore con la Potenza, metteteci Kalidou nel prossimo spot della Pirelli a Rio De Janeiro.

Dieci all’esorcista con la numero 24 in carbonio. Col ciuffo alla Keanu Reeves in Constantine prepara la pozione per bruciare il diavolo, gocce di talento che sono come acqua santa sul corpo del maligno. L’esecuzione è letale ed impietosa, il messaggio è preciso e silenzioso a chi lo aveva incatenato ad una panchina nel momento del bisogno. Ventura brucia insieme al Milan, rossoneri che non riescono a mettere un freno alla fame di Lorenzo. Il ragazzino di Frattamaggiore è adesso un leader, devastante sul terreno di gioco ed equilibrato nelle parole. Avrebbe voluto urlare la sua frustrazione contro Ventura, invece si affida alla diplomazia e non infierisce contro chi sta già affondando da tempo. Anche questo è sinonimo di una Grandezza che Lorenzo preferisce palesare con il pallone tra i piedi. Chi è già Magnifico non ha bisogno di farsi pubblicità, la Magnificenza la si acquisisce per nascita non la si può conquistare.