Si è sempre vedove di qualcuno: da Benitez a Sarri, il male di Napoli

Questo è uno dei grandi mali che avvolge la piazza di Napoli da tempo, capace come poche di creare energie che spingono verso direzioni divergenti
28.12.2019 17:58 di Arturo Minervini Twitter:    vedi letture
Si è sempre vedove di qualcuno: da Benitez a Sarri, il male di Napoli
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

“Si è sempre meridionali di qualcuno” recitava un illuminato ed illuminante Luciano De Crescenzo nelle vesti meravigliose del Professor Bellavista. Una reciprocità che investe Napoli in diversi settori, anche nel calcio. Nel caso in analisi non si parla di Nord o Sud, ma della capacità masochista di restare ancorati alle proprie idee e sostenerle strenuamente, anche quando non serve più. Anche quando, la logica, suggerirebbe di andare oltre e lavorare sul presente.

Sindrome delle vedovelle. Questo è uno dei grandi mali che avvolge la piazza di Napoli da tempo, capace come poche di creare energie che spingono verso direzioni divergenti. Il fenomeno si accentuato negli ultimi anni ed avuto il suo sviluppo negli anni di Rafa Benitez, con la nascita del movimento dei ‘Rafaeliti’ che, a prescindere, venerava ogni parola o scelta dell’ex tecnico del Liverpool. Movimento che è sopravvissuto all’addio dello spagnolo e che, sopratutto nei primi mesi, è stato all’opposizione nel nuovo corso avviato con Maurizio Sarri.

Dai Rafaeliti ai Sarristi. In pochi mesi le imprese dell’ex Empoli hanno conquistato ed ammaliato gran parte della piazza. Qualche strenuo sostenitore di Benitez continua a rivendicare i due trofei vinti da Benitez, mentre Sarri ha chiuso il suo ciclo con tanti complimenti ma zero titoli. Una lotta dialettica che ha coinvolto in tanti, allontanatisi dalla questione principale: l’interesse del Napoli e non quello dei singoli protagonisti. Anche perché questo calcio, gli esempi sono ormai tanti, ha da tempo abbandonato bandiere, professori e comandanti.

Le vittorie di Ancelotti hanno tamponato, in parte, l’onda di ritorno Sarristi, ma al tempo stesso sono diventate uno scudo che strenuamente ha difeso Carlo ed il suo curriculum, anche oltre le evidenze. Ancelotti poche volte è stato giudicato per il lavoro svolto al Napoli e, molto spesso, celebrato per qualcosa che a Napoli non ha mai fatto vedere. Anche dopo il suo (inevitabile) esonero, in molti si sono schierati parlando di occasione persa, tralasciando un semplice fatto: l’occasione l’ha persa anche Ancelotti, perché i fatti non hanno seguito i proclami.

E venne Ringhio. Da poche settimane è iniziata l’era Gattuso, che potrebbe durare solo sei mesi o protrarsi oltre. Poco importa, quello che servirebbe adesso è non scagliare sul nuovo tecnico tutti questi detriti di polemiche e battaglie ideologiche legate a qualche allenatore del passato. Il Napoli ha bisogno di unità, di stabilità e non certo di vedovanze. Ora meno che mai…