TN - Il racconto di Carmignani: "Mi mancano i nipotini, loro sono il calcio! Errore da evitare su Meret..."

Pietro Carmignani para anche la paura. "La Lombardia ha vissuto un incubo, eppure all'inizio non volevo saperne di stare senza calcio"
05.05.2020 08:00 di  Fabio Tarantino  Twitter:    vedi letture
TN - Il racconto di Carmignani: "Mi mancano i nipotini, loro sono il calcio! Errore da evitare su Meret..."

Pietro Carmignani para anche la paura. "La Lombardia ha vissuto un incubo, eppure all'inizio non volevo saperne di stare senza calcio". Lo identifica, questo sport, con l'amore per i suoi nipotini, mica con Ronaldo o Ibrahimovic. "Non li vedi da due mesi, i miei nipoti, anche se ora potrei. Forse andrò a trovarli oggi. Mi manca accompagnarli alla scuola calcio. Mentre li aspetto alleno sempre i portierini e mi diverto un sacco". L'altra sua passione è il tennis, ma ha dovuto interromperla. Si è sigillato in casa, per due mesi, nella sua Varese, in attesa di tempi migliori. "Io e mia moglie siamo usciti pochissimo, solo per cose necessarie. Per fortuna mia figlia abita a pochi chilometri da noi e ci ha aiutato con la spesa". 

La vita si è fermata. "Siamo riusciti ad adattarci a fatica. Ma all'inizio non volevo rassegnarmi. Collaboro per la Varesina, che ha un settore giovanile pazzesco, e sono un nonno presente: accompagnavo i miei due nipoti agli allenamenti, dal lunedì al venerdì, e nel weekend si giocava. Lei dira, sono portieri, invece no: nessuno dei due. Ma il piccolino, che è un 2013, sembra portato per il ruolo: è un furetto. Il grande, classe 2009, ha grande tecnica e visione di gioco". 

Ogni scusa era buona... "Ma sì, capitava di doverli aspettare quando erano sotto la doccia, e allora mi divertivo coi portierini, li allenavo, gli davo qualche consiglio. Invece la mattina, quando loro erano a scuola, giocavo a tennis anche cinque volte alla settimana. Insomma, avevo una vita piena".

Aveva. "Ecco. Mi sono ritrovato, improvvisamente, a fare esercizi di ginnastica a casa, a giocare a scacchi con un computer, a fare parole crociate, a guardare vecchie partite di calcio in tv. Ma quelle mi annoiano: so già come vanno a finire".

Il calcio le manca? "Mi mancano i miei nipoti. Loro sono il calcio. L'altro calcio mi manca meno. Forse solo l'adrenalina dei grandi eventi. Ovviamente quelli in tempo reale". 

Nel 1973 era a Napoli ai tempi del colera. "Ho pochi ricordi e bastano per rivivere quei giorni: il calcio non si fermò, gli allenamenti non si fermarono, la vita non si fermò. Certo c'era un po' di preoccupazione. Noi del nord decidemmo di far partire la famiglia. Mia moglie e mio figlio, che aveva due anni, tornarono a casa dei nonni. Ma non avevamo paura". 

Oggi, se fosse un calciatore, un po' ne avrebbe a ricominciare? "Dire di no. L'importante è rispettare le regole. Ma se questo famoso protocollo non è stato ancora firmato, un motivo ci sarà. La verità? Un conto è fare la spesa o allenarsi da soli, un altro è la partita. E poi che calcio sarebbe senza spettatori?".

Dunque? "Meglio rinviare la ripresa del campionato a fine estate quando la curva dei contagi sarà ulteriormente diminuita. Tanto abbiamo capito che fino al vaccino saremo costretti a convivere col virus". 

Quando tutto ricomincerà, il Napoli farà i conti col destino di Meret. "Cederlo sarebbe un errore. Cercherei di farlo crescere tecnicamente. Prima i portieri dovevano saper parare, oggi con l'evoluzione del calcio serve anche padronanza nell'impostare l'azione. Io già lo facevo ai tempi di Vinicio. Sono qualità che l'allenamento può affinare. Certo servono anche le partite, altrimenti i progressi non arrivano".