Clemente di San Luca a TN: "L’incessante operato della ‘associazione a violare le regole’”

Guido Clemente di San Luca, Docente di Giuridicità delle regole del calcio presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università Vanvitelli, analizza così l’ultima giornata di campionato soffermandosi nello specifico su alcune decisioni arbitrali: “L’ultima giornata di campionato merita alcune ulteriori annotazioni sull’uso del VAR. Sulla rete del Torino, Simeone è in fuorigioco. Il dato è rilevato inopinabilmente. Così come inopinabile è il fatto che sia stato Gilmour a dare il pallone al Cholito. Per la qualificazione giuridica del fatto, però, il direttore di gara deve valutare se la giocata sia stata o no intenzionale (che è cosa diversa da volontaria), in caso positivo lo scozzese avendo rimesso in gioco l’argentino. È indiscutibile che l’intervento di Gilmour sia stato intenzionale, ma non lo è affatto che l’intenzione fosse di fare un passaggio anziché un contrasto, nel qual caso la palla sarebbe finita a Simeone casualmente, e non «deliberatamente» per un «errore di copertura», come impropriamente l’ha definito l’ineffabile avvocato Marelli.
Quanto al rigore assegnato al Milan, si può discutere sulla qualificazione giuridica del fatto, non sulla legittimità dell’intervento del VAR. La «valutazione di campo» è fattispecie normativa inesistente. Ripetiamo: il Protocollo prescrive che è l’arbitro a dover stabilire se c’è stato un «chiaro ed evidente errore», dopo aver rivisto l’episodio. Il VAR deve chiamarlo alla review laddove sia dubbio l’accertamento del fatto, ma non deve delibare sul chiaro ed evidente errore.
La (pienamente in attività) ‘associazione a violare le regole’ – alla quale sembrano palesemente affiliati anche prestigiosi esponenti dell’AIA – si distingue per assertività nel negare la vigenza delle disposizioni normative. Non dice il vero l’avv. Marelli, secondo il quale l’episodio «va oltre il protocollo, perché c’è bisogno di chiaro ed evidente errore»; e che «secondo il regolamento il Var può intervenire solo quando c’è un chiaro ed evidente errore». E corrisponde solo ad una sua personale convinzione che, «se il rigore viene assegnato sul campo, si storce il naso, ma è una decisione di campo»; così come che «la decisione dell’arbitro di campo è quella che conta». Lo è, invero, soltanto nella misura in cui, una volta doverosamente richiamato dal VAR a rivedere l’episodio, sta esclusivamente a lui giudicare se il fatto (accertato in maniera inopinabile) debba o no essere qualificato come fallo. L’affermazione «Secondo il regolamento il Var può intervenire solo quando c’è un chiaro ed evidente errore» non corrisponde al dettato normativo, è dunque gratuita, una vera e propria invenzione.
A questo riguardo, è del tutto irrilevante la maggiore o minore intensità/levità del contatto. Il televisivo difensore d’ufficio dell’AIA – ne sono inequivocabile testimonianza il suo esplicito richiamarsi a Rocchi («è stato molto chiaro a giugno sul fatto che dobbiamo stare attenti a questa tipologia di contatti, poiché, qualora venissero fischiati, i giocatori sarebbero incentivati da noi a farseli fischiare») ed il successivo commento del designatore («Non è rigore e non è da VAR») – ha sì riconosciuto che «Gimenez subisce un tocco al volto da Parisi e si getta a terra», ma ha poi apoditticamente dichiarato che «non si può parlare di fallo». È vero che l’intervento del difendente viola non si appalesa tale da giustificare la vistosa sceneggiata del messicano. Questo, però, può aver rilievo, non per la sanzione tecnica, bensì solo per quella disciplinare nei confronti di quest’ultimo (perché si rinviene un evidente tentativo di ingannare l’arbitro). La Regola 12, infatti, prescrive la «negligenza» come fattispecie fallosa: mettere le mani sulla faccia, o sul corpo, dell’avversario ne costituisce una indiscutibile manifestazione, dunque un comportamento illegittimo. In definitiva, il VAR è sicuramente intervenuto secundum legem e la qualificazione giuridica del fatto si presenta pienamente fondata.
Piuttosto, è nella partita Milan-Napoli dello scorso 28 settembre che, nei quattro episodi contestati dal Napoli (fallo di Modric, fallo di Tomori e i due falli di Pavlovic su Lucca) – sui quali ci esprimemmo a suo tempo –, il VAR operò contra legem: in quelle circostanze era suo dovere giuridico richiamare l’arbitro alla review. Una volta rivisti gli episodi, l’accertamento inopinabile del fatto difficilmente avrebbe potuto consentire al direttore di gara di qualificarlo giuridicamente come non violativo della Regola 12 per negligenza. Altro che «uniformità di giudizio»”.
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