Da 0 a 10: la confessione choc di Insigne, la fake news di ADL, il blitz di Ibra ed il terremoto sulla faccia di Carlo

Da 0 a 10: la confessione choc di Insigne, la fake news di ADL, il blitz di Ibra ed il terremoto sulla faccia di CarloTuttoNapoli.net
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
giovedì 24 ottobre 2019, 13:38Zoom
di Arturo Minervini
Calcio Napoli: impresa a Salisburgo. Mertens supera Maradona, Insigne ritrova il sorriso ed abbraccia Ancelotti. Notte perfetta.

(di Arturo Minervini) - Zero difensori in panchina. È la notte dell’equilibrio precario, danzando come Joker in punta di piedi sul filo della pazzia, rischiando in molti casi la caduta rovinosa su un mondo che dal basso ti osserva con la pistola puntata. Assume i tratti dell’impresa la notte austriaca, con l’infermeria più affollata di un centro commerciale al sabato pomeriggio, con il cuore anch’esso albergato da troppi pensieri che rischiano di trasformarsi in paura. Motivazioni che condiscono di un sapore diverso questa vittoria, disegnano sulle pagine della storia una strada nuova, un coraggio nuovo, una consapevolezza differente. Mani sporche e sudore ti regalano un sonno più leggero, una soddisfazione differente. Materassi e cuscini sono le nostre coscienze.

Uno il numero che virtualmente porta sulla schiena. Perché adesso in Italia non c’è nessuno che tra i pali sia migliore di Alex Meret, predestinato fedele al suo destino, rispettoso di un talento annaffiato con il sudore e con il lavoro. Un buco nero capace di azzerare il concetto spazio-tempo, chiudendo varchi che sembravano spianati alla gloria degli avversari fino ad un istante prima. Quando le manone si alzano ad intimare lo stop, è come ascoltare una sentenza. È Jules Winnfield in Pulp Fiction che pronuncia la sua sentenza: Ezechiele 25:17. Avevamo chiesto a questo gruppo di metterci la faccia. Meret ha preso alla lettera la consegna, parando anche con quella. FenomenALEX. 

Due reti, 6 in totale in 3 gare di Champions, già 20 in stagione in 13 presenze. Numeri impressionanti, che lasciano però il passo ad una sensazione ancor più netta di essere davanti ad una forza della natura. Erling Braut Håland è un figlio del nuovo millennio ma sembra già dotato, per dirla alla Stanley Kubrick, dell’irresistibile richiamo dello shining, di una luccicanza che sembra avere in sé qualcosa di soprannaturale. Nella giornata in cui De Laurentiis ammicca ad Ibrahimovic, sembra quasi di rivedere lo strapotere tecnico e fisico di Zlatan nelle movenze di questo gigante norvegese. Freak of nature li chiamano negli States, meravigliosi scherzi della natura. 

Tre anni dopo. Era dal 6 dicembre 2016 che il Napoli non vinceva una trasferta in Champions, quando in panchina c’era ancora Maurizio (poi diventato Sarri quando ha fatto scelte differenti). Dato che non mente, che racconta, che romanza i contorni di una dolce notte. Come l'unione di tanti pensieri che convergono nella stessa direzione. Possiamo fingere di staccarci da te, ma alla fine sei tu che togli il sonno. Quando perdi, quando ci fai arrabbiare. Quando vinci e ci fai sognare. Uniti si possono fare cose migliore. Forse la lezione è stata recepita dopo Salisburgo.

Quattro ad una disattenzione pacchiana, vistosa come una macchia di fango su un abito bianco. Il black-out prima tecnico, e poi mentale, di Malcuit sul rigore regalato al Salisburgo rischia di far crollare un palazzo che a tratti già vacillava. Ennesima dimostrazione di quanto ogni secondo nel calcio possa tracciare destini dall’esito totalmente differente. Kevin esce dal bar viennese senza pagare il conto, ma deve ringraziare solo i compagni. A certi livelli, certe scene non sono accettabili. 

Cinque assist in 11 presenze. L’essenza, la pura essenza di Callejon, in questi numeri. Bussola che sa indicare la strada, stella polare da seguire nelle notti tormentate dal dubbio. Con la testa, di testa come nell’assistenza per l’inseparabile amico Ciro. Un tappeto rosso che lascia ad altri i flash dei fotografi, che si sobbarca sul groppone tutto il lavoro oscuro, i passi pesanti da sopportare, senza rubare la scena. Ogni anno, ad Hollywood, dovrebbero prendere la busta dove viene scritto il nome del vincitore per il miglior attore non protagonista e scriverci dentro Josè Callejon. Senza nemmeno fare altre nomination. Lo Scottie Pippen del pallone, un cast di supporto capace di migliorare tutto quello che gli gira intorno. 

Sei alla bufala di De Laurentiis. Proprio Aurelio, che in estate giocava sulle bufale sul mercato, regala la grande fake news, il grande bluff che manda tutti fuori strada. "Stasera giocherà sicuramente Milik" dice il patron, magari lanciando un segnale ad Ancelotti che ha già esperienza in materia avendo convissuto per anni con i tentativi di ingerenza di Berlusconi. Alla fine Carlo ha fatto scelte diverse e, visto il risultato, ha avuto ragione lui. Tutti felici e contenti. 

Sette punti in tre gare, vincendo le due gare più difficili. La normalità non appartiene a questa squadra, con la sindrome del Cappellaio Matto di Alice nel Paese delle Meraviglie. Sembra urlare “Ho una malattia si chiama fantasia: porta quasi all'eresia è considerata pazzia…” questo Napoli, così affascinante quando tira fuori quell’istintività che confina con l’instabilità che si fa presto emozione, fulgido fotogramma di follia. Non piacciono le cose semplici a questo gruppo, che si trasforma come un lupo mannaro nelle notti di luna piena. “Ti svelo un segreto: tutti i migliori sono matti”.

Otto minuti, anzi 8 e mezzo. Come un capolavoro di Fellini, Insigne entra al 65’ ed al 73 e qualche secondo è Marcello Mastroianni, alias Guido Anselmi, che urla al mondo: “Ma che cos'è questo lampo di felicità che mi fa tremare, mi ridà forza, vita? Com'è giusto accettarvi, amarci. E come è semplice! Carlo, mi sento come liberato: tutto mi sembra buono, tutto ha un senso, tutto è vero”. C’è una vita nuova, una nuova vita nella corsa che è atto di grande pentimento, nell’outing quasi scioccante con l’ammissione di colpa. C’è una redenzione che parte dalle viscere, nei passi che affondano famelici sul terreno di gioco: prima per siglare la rete che pesa come un macigno, poi per andare a cercare quella guida spirituale a cui troppe volte avevi voltato le spalle. Lorenzo e Carlo, Carlo e Lorenzo. Il segreto della felicità dentro una riscoperta, dentro un ultimo appello disperato che sa di debolezza e di forza al tempo stesso: “Accettami così come sono, se puoi. È l'unico modo per tentare di trovarci”. Ciak, si gira un nuovo film da adesso in poi.

Nove alle parole giuste. Ad una ricerca così impervia, ad un piacere inspiegabile. Come si racconta una storia così? Come fanno le mani a non tremare riavvolgendo il nastro con una matita, come si faceva con le vecchie musicassette? Dici Dries, pensi Ciro. Pensi Ciro, vedi Dries. E viceversa. Una commistione di emozioni, suoni, colori, sorrisi che ti soffocano. Come quelle emozioni che non riesci a gestire, che superano ogni ogni controllo. Un cacciatore di tramonti questo ragazzo belga, uno che insegue il sole quando tramonta e tenta di sbirciare nella sua seconda vita. Una curiosità primitiva che gli ha permesso, giorno dopo giorno, di identificarsi con una città, una maglia, un colore che ha portato con una leggerezza spontanea, come un dono prezioso. Il regalo più grandi non sono le 116 reti, ma quel sorriso, quell’orgoglio da scugnizzo. Come Lucio Dalla: “Se ci fosse una siringa intramuscolo con tutto il napoletano e costasse 200mila euro me la farei per pensare e parlare come i napoletani”. Grazie Ciro.

Dieci al mucchio selvaggio, un’ascensore dentro al cuore ed i battiti da 0 a 100 alla velocità di una Lamborghini Murcielago. Nella folle notte alla Red Bull Arena, le ali spuntano al Napoli che tiene botta, resiste agli urti, si ammacca un pochettino ma alla fine porta a casa la contesa. A bordo ring c’è lui, il Signore delle notti con la musichetta che fa vibrare l’anima, che ha incassato colpi e ne ha dati. Il Salisburgo ha la faccia incazzata di Ivan Drago nei lineamenti nordici di Håland, il Napoli ha la scaltrezza tutta made in Napoli in stile Rocky Balboa. Un match senza esclusione di colpi, dove a prevalere è la sagacia, il sapore dell’attesa, il culto della calma applicata al pallone. Ancelotti di partite così ne ha vinte così tante, eppure in quella faccia che viene scossa dal terremoto emotivo di Lorenzo che corre verso di lui c’è ancora il brivido della prima volta. C’è la voglia matta di regalare qualcosa a questa città. Una notte che apre scenari europei da sogno. Ora respiriamo tutti insieme, dopo una meravigliosa apnea.