Da 0 a 10: l’assalto allo staff di Carlo, i cori choc in curva, lo svincolato dall’INPS e la Pippa che ci invidia tutta Europa

Calcio Napoli: a Lecce doppietta di Llorente e gol di Fabian ed Insigne. Importanti recuperi di Milik e Ghoulam, Ancelotti gongola per il suo attacco
23.09.2019 10:20 di Arturo Minervini Twitter:    vedi letture
Da 0 a 10: l’assalto allo staff di Carlo, i cori choc in curva, lo svincolato dall’INPS e la Pippa che ci invidia tutta Europa

(di Arturo Minervini) - Zero al vile assalto in tribuna subito dallo staff tecnico di Ancelotti e da alcuni colleghi. Zero a chi non vorrà denunciarlo, zero a chi non alzerà la voce per diffondere la notizia. Zero a chi non sporcherà d’inchiostro le proprie pagine e darà risalto ad una vergogna che non e non deve essere taciuta. Zero ai cori choc e gli striscioni imbarazzanti in tribuna. C’erano una volta ‘I Derby del Sud’, ora si è trasformato tutto in una patetica guerra tra poveri. Un pasticcio leccese, ma dal sapore amarissimo. 

Uno il gol subito come le presenze di Ospina tradito dall’eccesso di zelo in occasione del rigore causato. Buone cose fatte vedere dal colombiano così desideroso di campo che ad un certo punto pensa di dover fare anche il difensore centrale. Errori senza pagare dazio, sono i migliori che si possono commettere. Bentornato David.

Due di peso per scardinare con il fisico le resistenze anche psicologiche dei salentini. Sceglie la forza d’urto Ancelotti, l’intimidazione ai livelli di una testa di cavallo mozzata poggiata sul letto. Perché con le piccole bisogna gonfiare il petto, mostrarsi autorevoli ed autoritari. Scelta che paga, che racconta di un tecnico che in attacco ha a disposizioni più armi che Lara Croft in una campagna a caccia di reperti archeologici.

Tre come la media gol nelle prime 5 ufficiali: 15 reti all’attivo per il miglior attacco del campionato. Ma non era un grande male? Nemmeno Moliere ne ‘Il Malato immaginario’ aveva raccontato patologia più fasulla di quella diagnostica a questo Napoli, che accoglie un nuovo membro molto prolifico come Llorente. “È degno, è degno di entrare nel nostro dotto collegio” direbbe proprio Jean-Baptiste Poquelin. 

Quattro partite vinte dall’Inter contro quattro squadre che lotteranno per salvarsi (o poco più, Milan compreso) eppure sui giornali Conte (Antonio) è il Governatore del Mondo più di Giuseppe (Conte). ‘Fuga Inter’ come se nessuno avesse visto la figuraccia rimediata in Champions contro il primo avversario ben organizzato. Eiaculazione precoce e dolosa che cavalca il tentativo mediatico di creare il duello avvincente (?) con la Juve. Il Napoli sta lì, osserva divertito, canticchiando Vasco Rossi: “E mi ricordo che mi si escludeva. E sono ancora qui. E voi vi siete abituati si! Ormai son qui. E nessuno più può togliermi!”.

Cinque meno al primo rigore calciato da Insigne a cui le nuove regole danno l’opportunità immediata di redenzione. È una lezione da portarsi a casa nel borsone come un aforisma di Oscar WIlde: “Un cinico è un uomo che conosce il prezzo di tutto e il valore di nulla”.  In questa leggera incoscienza Lorenzo si perde a tratti, poi rientra nella gara, poi accelera e frena. Una variabilità emotiva tecnica che può essere punto di forza o punto debole. Tutto sta nella misura. Nel frattempo sono 3 reti in campionato. Può andar bene così.

Sei cambi rispetto alla Samp, otto rispetto al Liverpool. Metamorfosi che nemmeno Eddie Redmayne in ‘The Danish Girl’ con un Napoli che cambia nell’aspetto e non nella sostanza. Una sostanza fatta di idee che si possono toccare, di principi anche semplici all’apparenza ma che continuano a migliorare nell’esecuzione a prescindere dagli interpreti. O meglio: non è l’interprete condannato alla stessa routine, ma la routine che mette l’interprete nelle condizioni migliori di rendere. È il più grande investimento che si possa fare se si vuole vincere qualcosa. 

Sette a due rientri emotivamente diversi da tutti gli altri. Colpi al cuore per sofferenze lontane ma ancora fresche sulla pelle, che incidono come bisturi su quella parte del cervello che ora vorrebbe solo guardare avanti. I 94’ di Ghoulam e l’esordio di Milik restano pillole di speranza che addolciscono una domenica già dolce come una canzone di Mary Poppins. Le ambizioni di vittoria del Napoli passano, devono passare, dal recupero di due calciatori che al top della condizioni potranno fare tutta la differenza di questo mondo. Fino ad allora giusto tenerli sotto una campana di vetro come la rosa custodita da un Principe che arriva dall'asteroide B-612. 

Otto il numero che Abidal, del Barcellona, avrà segnato sul suo taccuino dalla tribuna del Via del Mare. Nessuna scoperta folgorante, solo l’ennesima conferma di un talento abbacinante. Ci sono impronte da Cigno sul prato verde leccese, zampate di bellezza ed equilibrio inspiegabili in quella struttura fisica. C’è la capacità di prevedere un futuro radioso nella sterzata che manda l’avversario al bar ed è preludio al mortifero ed inesorabile mancino che ricorda il tratto deciso deciso di una poesia muta come un quadro di Chagall. Potremmo provare a convincere Abidal che sia una ‘Pippa’ questo spagnolo dal destino segnato, ma saremmo poco credibili. Fenomeno vero, che TUTTA EUROPA CI INVIDIA. E ci invidierà ancora per molto.

Nove all’attività di recupero promossa dall'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale che presta al Napoli questo Toro di Pamplona di nome Llorente che non ha nessuna intenzione scissionista, al contrario di Tommaso Paradiso. Segna tre reti in cinque giorni senza aver bisogno di condire con effetti speciali il suo lavoro che è quello di fare gol e fare a sportellate per aprire varchi ai compagni. Una chiave di lettura ulteriore di gare che nascondono insidie che uno come Fernando conosce bene e può risolvere con i suoi centimetri. Se una squadra si arrocca in difesa? Hakuna Matata, tanto c’è il Re Leone…

Dieci ai tre punti, che valgono come quelli contro la Juve. Chi non capisce questo in un percorso a tappe, non vincerà mai un percorso a tappe. Non si smette mai di pedalare, di puntare deciso all’arrivo. È un trapianto di cuore da operare a carne viva, un’operazione chirurgica contro il Calore del Sangue, quei vizi adolescenziali che il Napoli vuole scacciare via. Difficile descriverli meglio Nemirovsky: “La giovinezza vede solo se stessa. Cosa siamo noi per lei?Pallide ombre”. Questa squadra sembra finalmente matura. Quelle ombre solo spettri di un passato che non vuole più appartenergli.