Siamo fatti della stessa sostanza dei piazzamenti Champions

Chissà se mai potrà perdonarci William Shakespeare. È che una piccola Tempesta si è abbattuta anche sul Napoli, è che in molti avevano fatto appello ai sogni prima della sfida al Milan. “Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni; e nello spazio e nel tempo d'un sogno è racchiusa la nostra breve vita”. Non è solo letteratura, è vita che si applica alla quotidianità. Alle scelte di tutti i giorni, alla possibilità di dare ai propri sogni ampio respiro oppure soffocarli in una notte di fine inverno.
C’era il Milan e quella che ha tutte le sembianze dell’occasione storica. La vita altro non è che quello che ci rimane dopo ogni bivio, quello che resta dopo ogni scelta che prendiamo o che non prendiamo. Il Napoli domenica sera aveva dinanzi una strada che si biforca, ma non ha scelto nessuna direzione.
Paralisi. Tecnica, emotiva, tattica. La verità non deve compiere il peccato dell’arroganza, pretendere una sola motivazione per giustificare una prestazione così lontana dalle attese e dalle pretese di Spalletti.
Eroi o dimenticati: dimenticati. L’oblio è un’aspirazione legittima, ma la questione è più complessa di come l’ha posta il tecnico in conferenza pre-diavolo. Una partita di calcio mette sul terreno di gioco così tante cose, nessuna più marginale di altre.
Motivazioni, ma non solo. Gli azzurri hanno perso praticamente tutti gli scontri diretti, hanno accettato di giocare la gara che il Milan voleva giocare. Sul piano tecnico Pioli ha bloccato ogni fonte di gioco azzurra e Spalletti si è fatto esitante, ha sperato fino alla fine nel colpo del destino.
Troppo fatalista Luciano, nella sera in cui bisognava farsi intervenisti dopo un primo tempo che già aveva lanciato più di un segnale. Soluzioni pratiche, servivano soluzioni pratiche. Accettare quella sensazione che tutti avevano a fine primo tempo di un Milan messo meglio in campo, capace di neutralizzare gli attaccanti del Napoli senza fare nemmeno troppa fatica. Attendere 67’ per togliere dal campo Insigne e Politano, che in campo non ci sono mai entrati per davvero, è stata una scommessa troppo azzardata. Non riconoscere le difficoltà in mediana, pure.
Come si diceva, sono tante le cause di una sconfitta che brucia. Che fissa i soliti limiti, dissuasori di sogni che puntualmente si piazzano sul cammino di questa squadra. Che proprio non riesce ad andare oltre. Che ogni volte vorrebbe essere fatta della stessa sostanza dei sogni e che, invece, si scopre ad avere il piazzamento Champions come massima ambizione.
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