Top 11 2010-2019 - Il 4-3-3 degli ultimi dieci anni: attacco da paura e sei 'creature' di Benitez

Top 11 2010-2019 - Il 4-3-3 degli ultimi dieci anni: attacco da paura e sei 'creature' di Benitez
mercoledì 1 gennaio 2020, 09:15Zoom
di Fabio Tarantino
Si gioca in undici e allora ci perdoneranno Cannavaro, Insigne, Lavezzi e tutti gli altri che avrebbero meritato d'esserci: buona lettura...

Reina - Non c'è Meret per rispetto di chi lo ha preceduto: c'è stato De Sanctis e poi è arrivato Reina, sono stati grandi entrambi, così abbiamo chiesto ai lettori di decidere, loro hanno preteso ci fosse il nome dello spagnolo in cima a questo 4-3-3 del decennio con una panchina virtualmente da brividi. Reina è stato portiere, leader, personaggio che ha diviso tifosi e critica. Ha alternato qualche errore a grandi interventi, il suo carisma lo hanno riconosciuto anche i compagni. Una fotografia: Roma-Napoli, uno a due, con suo miracolo allo scadere. Per la Panini fu la parata dell'anno.

Maggio - Dieci stagioni non si possono dimenticare e neppure riassumere nei numeri. Che senso ha ricordarsi delle 308 presenze, dei 23 gol, dei 31 assist o dei 40 cartellini gialli se ciò che emerge ripensando a Christian Maggio è il silenzio rispettoso di un uomo vero, di un (vice) capitano fiero, di un professionista esemplare che non ha fiatato neppure quando col Crotone, nel suo giorno, è rimasto in panchina per motivi incomprensibili. Chi ancora si chiede come può realizzare il suo sogno da calciatore studi la sua carriera e provi anche solo in parte ad emularla: ci riuscirà. 

Albiol - Una doppia esperienza racchiusa in sei anni che restano: i primi due con Benitez, da leader in difficoltà, poi il triennio con Sarri - più l'ultima stagione con Ancelotti - in cui lo spagnolo, campione d'ogni cosa con la sua Nazionale, s'è messo in gioco, ha scelto di ricominciare, crescendo anche alla soglia dei trent'anni e scoprendo una seconda giovinezza alla quale s'è aggrappato (anche) il Napoli coi suoi talenti esplosi grazie a lui. 

Koulibaly - Se ne parlerà per decenni, si dirà: ma ti ricordi quant'era forte? Nonostante le difficoltà del momento, il Napoli si goda ancora lo strapotere di Koulibaly, una montagna da scalare ma anche un ragazzo semplice, solare, che sradica palloni e sogni dai piedi e dal cuore di avversari ingenui. Anche Mbappé era convinto di poterlo superare in velocità ma non aveva fatto i conti con la sua, di rapidità. Koulibaly è arrivato nel 2014 ma è esploso con Sarri, come tanti altri, nel ventre d'un decennio in ci si ricorderà con piacere di ogni suo elegante intervento. 

Ghoulam - Tanti ne sono passati su quella corsia, tanti ne arriveranno ancora, però c'è stato un momento in cui la costante sembrava esser stata individuata: era Faouzi Ghoulam, peccato sia durato appena pochi mesi, ma sufficienti per rendersi conto d'aver trovato un altro potenziale campione. Gli infortuni hanno fatto il resto, ne hanno frenato il prosieguo della carriera ma non cancellano i progressi e la leggerezza con la quale l'algerino sfrecciava sulla sinistra con un mancino che portava a spasso con garbo. 

Allan - Il brasiliano si appresta a rincorrere anche il nuovo decennio dopo aver corso in questi cinque anni alla ricerca di qualcosa che fosse simile ad un pallone: un anno fa valeva (quasi) cento milioni e basta la valutazione fatta dal Napoli - che scoraggiò il Psg - per inserirlo nel 4-3-3 simbolico che rappresenta dieci anni di top-player ammirati e, qualcuno, come Allan, ancora supportato. 

Jorginho - Si può restare nella storia di un club anche partendo da Verona, a metà stagione, per un (mezzo) trasferimento da 5 milioni - nel 2014 c'erano ancora le comproprietà - lievitato fino a quasi 70. Jorginho è uno dei capolavori del recente passato. Il regista che manca oggi c'è stato ieri, ha illuminato la scena per diversi anni, s'è intromesso tra sapienti palleggiatori - con Sarri è stato subito colpo di fulmine - alimentando la manovra con una semplicità sorprendente eppure fuori dal comune. Merce rara. Come la sua freddezza dal dischetto.  

Hamsik - Possono bastare anche i numeri, per Hamsik, che è in cima a diverse classifiche: più presenze di tutti (520) e più gol di tutti (121), ma anche la costanza d'esserci nel precedente decennio e magari anche nel prossimo, chi può dirlo, perché un ragazzo simile, un napoletano slovacco, non lascerà mai realmente Napoli e un posto per lui da dirigente sarà quasi naturale conservarlo. Poi tutto dipenderà (anche) da lui. Che in Cina non si diverte come a Napoli. Qui ha raggiunto cime d'entusiasmo elevate e da fiero capitano ha vinto tanto consolando in eterno il rimpianto del più bel trionfo sfiorato appena. 

Mertens - Nel 2016 faceva la spalla del protagonista, era Peppino che accompagnava le risate di Totò, poi quando il Principe se n'è andato - ma era argentino e si chiamava Higuain - Dries ha fatto tutto da solo. L'autore dell'assist per il gol storico al Frosinone è diventato Re, ha fatto sue reti anche più belle, è diventato idolo, fenomeno, bomber, tutto ciò che potesse anche solo desiderare. Tre reti da Hamsik sono un sospiro dopo aver fatto passi da gigante a suon di gol e simpatia. Punta non pensava di poterlo diventare ed infatti è andato oltre: è diventato Mertens. 

Higuain - Combattono i sentimenti, con prepotenza l'orgoglio s'impone, è un tentativo vano: come si fa a dimenticare cos'è stato, a Napoli, Gonzalo Higuain? Un Dio e poi un Traditore, figlio di scelte personalissime - e discutibili - ma anche di gesti tecnici che difficilmente potranno appartenere ad altri. I tifosi si godano l'argentino dalle idee fragili e ogni tanto, senza pentirsi o farsene una colpa, si lascino rapire dal fascino di capolavori tecnici che - nonostante tutto - indosseranno in eterno la maglia del Napoli. 

Cavani - Quagliarella chi? Altro che esterno: è bastato indicargli una sola volta la via della porta per ritrovarselo sempre tra i piedi. Sapeva far gol in ogni modo, da qualsiasi posizione, contro tutti, di testa o di tacco, col destro o col sinistro, volendo anche semplicemente soffiando sul pallone. Cavani è stato un ricordo fugace eppure intenso, persino qualcosa d'indescrivibile, con due gol all'Elfsborg ha spazzato via il ricordo di Quagliarella e poi ne ha segnati altri 102, di gol, rischiando di superare Maradona in appena quattro stagioni. Purtroppo (o per fortuna?) l'ultima non c'è mai stata.