Esclusiva

Clemente di San Luca a TN: "Si persevera nel non considerare le regole del calcio come norme giuridiche!"

Clemente di San Luca a TN: "Si persevera nel non considerare le regole del calcio come norme giuridiche!"
martedì 4 novembre 2025, 14:30Le Interviste
di Pierpaolo Matrone

Guido Clemente di San Luca, Docente di Giuridicità delle regole del calcio presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università Vanvitelli, ha commentato l'ultima giornata di campionato ai nostri microfoni: "Venerdì, nel corso dell’Agape (incontro prandiale settimanale di una decina di amici malati di azzurro), l’avv. Sasso ha rivelato il suo sogno/incubo della notte precedente: si trovava ad ascoltare un dialogo fra Pulcinella e Gianduia, nel corso del quale il primo parlava in torinese e il secondo in napoletano. Geniale e premonitore.

Col Como un’altra partita del Napoli sul piano del gioco (non del risultato, ché questo è più che buono) deludente. Eppure, avevamo recuperato alcuni infortunati. Anche se poi ne abbiamo fatti due nuovi. Prima o poi ci diranno (a noi che non ne sappiamo) come si spiega. Con solo un paio di allenamenti, Spalletti (sul piano umano, meritevole del biasimo più intenso, che – ne sono convinto – gli sarà manifestato il 7 dicembre) sembra aver già dato alla Juventus una nuova identità, che si caratterizza per proporre gioco, non solo per speculare su quello degli avversari. Il Napoli di Conte, invece, continua ad essere avaro di schemi offensivi, che quasi mai accompagnano la solidità tetragona. Insisto: fare punti rende ovviamente contento il tifoso ch’è in me, ma lascia nel profondo dell’anima un sentimento d’insoddisfazione, perché, in coerenza con l’antropologia del popolo azzurro, cui corrisponde un modo di giocare che vuole conseguire la vittoria attraverso la bellezza, amerei percorrere la strada che ti fa sentire di meritarla. Se Pulcinella parla torinese e Gianduia napoletano, io mi sento confuso. Una confusione che s’aggiunge a – o forse è proprio figlia di – quella che, nell’attuale, sta in generale scombussolando la scala dei valori.

2. E veniamo alla rilevazione degli arbitrii nelle decisioni degli arbitri. Ci risiamo. Si persevera nel non considerare le regole del calcio come norme giuridiche e a discuterne come al bar sport. Il rigore per la Fiorentina cancellato all’esito della revisione VAR era indiscutibile. Andiamo con ordine. L’accertamento del fatto non è opinabile: il difensore del Lecce impatta con la coscia di Ranieri in violazione della Regola 12. Un intervento obiettivamente negligente. Quel contatto non è fortuito, perché è l’effetto di un intervento del difensore che agisce senza precauzione. Nel merito, dunque, decisione illegittima. È invece perfettamente coerente col disposto normativo del Protocollo VAR la procedura seguita. Perché il VAR ha il dovere giuridico di chiamare alla review per episodi che presentino dubbi sull’accertamento del fatto. La decisione compete in via esclusiva all’arbitro dopo aver rivisto. Quindi la procedura è stata corretta. È incredibilmente sbagliata, però, la decisione sulla qualificazione giuridica. Il VAR deve richiamare. È un errore ritenere – come si fa nel racconto degli arbitri e dei commentatori – che, dal momento che il contatto c’è stato, il direttore di gara non andava richiamato. La «valutazione di campo» che impedirebbe il richiamo non esiste, è una letterale invenzione per conservare/aumentare il potere degli arbitri. Più si continua su questa strada, meno si riuscirà a risolvere la questione della uniformità delle decisioni. Gli arbitri non possono seguire la soggettiva idea di ciò che è calcio, e ciò che non lo è. Per me, per te, per lui, non si finirebbe mai.
La seconda ammonizione del difensore del Parma è illegittima. Il VAR non può intervenire per contribuire al corretto accertamento del fatto, giacché il secondo giallo non rientra (allo stato) nei 4 casi prescritti per il suo intervento. Ciò nondimeno, la spinta non integra una imprudenza, né una ipotesi di SPA, né un comportamento antisportivo. C’è fallo, ma non vi sono i presupposti per aggiungere a quella tecnica la sanzione disciplinare.
Fa molto discutere il fallo di Bisseck su Giovane. Era o no da espulsione? Il difensore interista entra sicuramente in ritardo ed in maniera imprudente. Non è sufficiente per il rosso. Occorre che ci sia un D.O.G.S.O. (Deny Obvious Goal Scoring Opportunity). Non c’entra la visione del calcio che si professa. Secondo la Regola 12 va espulso il calciatore che «nega […] un’evidente opportunità di segnare una rete a un avversario il cui movimento complessivo è verso la porta di chi commette un’infrazione punibile con un calcio di punizione». Ed i criteri per stabilirlo in concreto sono puntualmente definiti dalla norma: 1) «La distanza tra il punto in cui è stata commessa l’infrazione e la porta»; 2) «La direzione generale dell’azione di gioco»; 3) «La probabilità di mantenere o guadagnare il controllo del pallone»; 4) «La posizione e il numero dei difendenti». Si tratta, allora, di stabilire se ricorre il criterio della direzione dell’azione, perché fra Giovane e la porta dell’Inter non c’è nessuno, e Sucic non pare proprio in grado di recuperare. Ebbene, v’è sicuramente un vizio procedurale. Il VAR ha il dovere di chiamare il direttore di gara, e non lo fa. Accertato il fatto correttamente, sarebbe spettato a Doveri qualificarlo giuridicamente. E stabilire se sussistessero o meno i criteri stabiliti dalla norma. Il criterio della direzione del pallone sembra obiettivamente non ricorrere, anche se con ogni probabilità Giovane sarebbe riuscito a prendere il pallone ed involarsi verso la porta.

A dire il vero, nella Regola 12 pare espressamente prescritto quale D.O.G.S.O. solo il fallo di mano e non anche quello di gioco. La disciplina, invero, è suddivisa in due ‘paragrafi’, e in quello precedente (rubricato «Infrazioni passibili di espulsione») è vietato negare «un’evidente opportunità di segnare una rete». Di sicuro nel paragrafo dedicato (rubricato «Negare la segnatura di una rete o un’evidente opportunità di segnare una rete - D.O.G.S.O.») non si fa esplicito riferimento al fallo di gioco. Tuttavia, in una corretta interpretazione sistematica, la prescrizione contenuta nel paragrafo precedente, sebbene frutto di una evidente stesura imprecisa, è inequivoca. La disposizione è, sì, scritta con i piedi, ma non sembra discutibile la sua corretta interpretazione.

Risulta, infine, incredibile quanto accaduto in Napoli-Como. Al 43’ del primo tempo, il portiere passa la palla al compagno di squadra Ramon, che fallosamente la prende con le mani in modo da battere nuovamente il calcio di fondo. Il VAR illegittimamente omette di intervenire. E l’arbitro addirittura consente una evidente perdita di tempo senza ammonire il portiere.
Per stasera – come ci invita a fare Conte – vogliamo guardare al bicchiere «mezzo pieno», fiduciosi. Sperando di sfruttare le qualità offensive dei nostri giocatori, fin qui piuttosto recondite, celate dal gioco speculativo. Quel gioco che non ci consentirà di espugnare facilmente il Dall’Ara.