Infortunio Rrahmani, Chiariello: “Sarebbe una perdita molto grave! Maledette nazionali…”

Infortunio Rrahmani, Chiariello: “Sarebbe una perdita molto grave! Maledette nazionali…”
Ieri alle 22:00Le Interviste
di Francesco Carbone

Il giornalista Umberto Chiariello, ai microfoni di CRC, radio partner della SSC Napoli, è intervenuto con il suo punto: “Mi dispiace molto dovermi preoccupare ogni volta che ci sono le partite delle nazionali, perché il mio primo e unico pensiero non sono i risultati, ma i possibili infortuni che riguardano i calciatori. Non faccio parte di quelli che tifano per gli infortuni altrui: a me piace lo sport pulito, quello bello, dove si batte l’avversario senza dover ricorrere a scorrettezze. Quindi non gioisco mai se si fa male un calciatore, anche di una squadra avversaria.

A me piace vincere in maniera corretta, quando riusciamo a vincere, come ci riesce un po’ più spesso adesso rispetto al passato. Però intanto si è fatto male Rrahmani: è uscito, ha accusato un problema, si è toccato dietro la gamba. Già molti ora pensano che non giocherà a Firenze e nemmeno a Manchester. Sarebbe una perdita molto grave, anche se il Napoli ha comprato un giocatore per sostituirlo, spendendo oltre 30 milioni: Sam Beukema. Ma oltre a questa preoccupazione c’è da dire che non interessa a nessuno se il Napoli recupera dei soldi da questo infortunio: il problema è che il giocatore non c’è, e che queste pause per le nazionali, imposte dopo appena due giornate di campionato e con una sosta a settembre quando la preparazione è appena terminata, sono sempre molto pericolose per la salute dei calciatori.

Non dobbiamo mai dimenticare che il Napoli, dopo Higuaín, spese 40 milioni per Milik e lo perse proprio per una partita con la nazionale. Quell’infortunio portò sì alla nascita della favola di Dries Mertens, da un fatto negativo può nascere un fatto positivo, ma questo non cancella però le grandi difficoltà in cui il Napoli si trovò. Milik, da lì, non si è mai più ripreso: ha avuto una serie infinita di infortuni.

C’è una cosa però che mi fa sorridere quando vedo giocare le nazionali. In Italia viviamo di assiomi e dogmi indimostrabili che spacciamo per verità assolute: McTominay non può giocare al posto di Anguissa, dicono, perché non è il suo ruolo, è quasi un attaccante, un trequartista, una mezzala di inserimento, un incursore. E poi scopri che in nazionale McTominay gioca mediano davanti alla difesa.

Lo stesso discorso per Lobotka: si dice che non possa giocare a due, che possa fare solo il centrale in un centrocampo a tre. Eppure Calzona, con la Slovacchia, ha battuto la Germania con un centrocampo a due: Lobotka più un altro. Lobotka può giocare a tre o a due senza problemi, ma per noi sembra impensabile.

Stesso discorso per Kvaratskhelia: per molti può giocare solo da ala sinistra. Diteglielo a Luis Enrique, che spesso lo schiera a destra senza alcun problema. Oppure per Raspadori: “non può giocare a sinistra”, dicono. Gattuso lo ha messo al posto di Zaccagni in nazionale: Raspadori è entrato, ha fatto l’attaccante aggiunto, è partito da sinistra, è andato in area e ha segnato di testa un gol bellissimo su cross di Politano, dopo una grande giocata di Di Lorenzo.

Lo stesso vale per De Bruyne: in Belgio lo hanno schierato dietro la punta, ruolo che in molti dicono non possa fare. Risultato? Hanno segnato una valanga di gol e lui è stato protagonista. De Bruyne è un giocatore che può fare tutto: mezzala, centrocampista, trequartista. Chi sa stare in campo, ci sa stare in ogni ruolo.

Il problema è che in Italia siamo pieni di tatticismi e fissazioni: ingabbiamo i giocatori in schemi rigidi che in realtà non esistono. Non è vero che Lobotka può giocare solo a tre, che McTominay non può fare il centrocampista, che Raspadori non può partire da sinistra, che De Bruyne non può fare la sottopunta, che Kvaratskhelia può stare solo a sinistra. Non è vero. La verità è che chi sa stare in campo, sa stare in campo ovunque. Poi è chiaro che ogni giocatore ha le sue caratteristiche e chi le valorizza ottiene un vantaggio.

Ieri, per esempio, devo dare atto a Gattuso di aver messo in campo una formazione logica. L’Italia non ha più il centrocampo dell’Europeo: Verratti non c’è più, Barella è l’unico rimasto di quel vecchio nucleo. Ma Gattuso, aiutato da Buffon e Bonucci, ha capito che Barella e Tonali sono due centrocampisti completi: sanno difendere, attaccare, ripartire, gestire il pallone. E allora perché non giocare con un centrocampo a due e due ali alte, invece di adattare Politano a tutta fascia? Gattuso ha scelto un 4-2-4 di fatto, un 4-4-2 di base, con una difesa a quattro, due centrocampisti centrali, due ali vere e due punte. Ha sfruttato le catene laterali: Di Lorenzo-Politano a destra, Dimarco-Zaccagni a sinistra.

Il risultato? Cinque gol all’Estonia, quattro dei quali di testa: Kean, Raspadori, Bastoni e lo stesso Retegui (che ha segnato anche di piede). Una prova incoraggiante, semplice ma efficace, contro un avversario modesto, certo, ma con idee chiare. La formazione dell’Italia di ieri è stata logica e funzionale”.