Da 0 a 10: l’insulto di Massa a Insigne, 12 mln buttati nel cesto, Bergomi con le farfalle nello stomaco e la mossa Mario Giggs

Insigne espulso per il 'Vai a cagare' a Massa, il Napoli in dieci uomini domina. Palo Petagna, Gattuso incarta Conte ma è punito dal rigore di Lukaku
17.12.2020 15:03 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Da 0 a 10: l’insulto di Massa a Insigne, 12 mln buttati nel cesto, Bergomi con le farfalle nello stomaco e la mossa Mario Giggs
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Zero alla corrente filosofica degli aprioristici. Che fondano il loro sapere sul tabellino, che si fermano all’uscio delle questioni. Quelli che giudicano un libro dalla copertina, che non affondano nelle viscere dell’argomento. Inter-Napoli è una gara che gli azzurri hanno dominato: tatticamente, tecnicamente, anche emotivamente per lunghi tratti. Il risultato è più bugiardo del Luciano che fu Eriberto interrogato sulla propria identità. 

Uno l’insulto, il ‘Vai a cagare’ che Insigne si lascia scappare nella rabbia. La questione è semplice: Bonucci al posto di Lorenzo sarebbe stato espulso? O Ibrahimovic? Quante volte Massa si è girato dall’altra parte? Come può una regola essere così discrezionale? Oggi Massa era attento, ma quante volte sulla soglia di attenzione incide il colore della maglia? E per gli insulti pronunciati in lingua straniera? Il buon senso, Massa. Il buon senso. Quello mai usato per tutto il corso della gara.

Due i calciatori che dovevano essere espulsi in casa Inter. Massa insulta Insigne, in quanto capitano del Napoli, non rispettando il regolamento. Non ammonendo Brozovic che porta a casa la maglia di Zielinski nel primo tempo, poi ammonito nella ripresa. Sarebbe andato fuori. Graziando Skriniar che travolge, già ammonito, Lozano. Sarebbe andato fuori. In quello stadio c’è una perseverante riluttanza ad estrarre certi cartellini. Lorenzo ha pagato, pensate che Massa pagherà per i reiterati insulti alle regole? 

Tre punti nel nulla cosmico. Conte si ritrae come un cannolicchio quando gli parlano del non gioco della sua Inter, quando dovrebbe solo chinare la testa. Dodici milioni di ingaggio buttati nel cesto, per vedere una squadra incapace di proporre nemmeno una misera trama di gioco. Osceno nel gioco e nelle solite dichiarazioni petulanti.

Quattro alla scelta di affidare il commento a Beppe Bergomi, non in questo 2020. Non ce lo meritiamo in Inter-Napoli con lo Zio che ha le farfalle nello stomaco ogni (rara) volta che i nerazzurri superano la metà campo. Si chiama opportunità, rispetto, convenienza. Altrimenti Sky faccia finalmente outing e si dichiari tv proporzionale: scelte fatte in base alla percentuale di abbonati che ogni squadra ha. È come affidare a Greta Thunberg il commento di una sfida in cucina tra McDonald’s ed una catena vegana. 

Cinque ad un campionato che rasenta il ridicolo. Nella gestione, nella comunicazione, nei commenti. Perchè c’è qualcuno che ha trovato il coraggio di assegnare il rigore alla Juve sul tuffo di Chiesa, che era stato toccato circa cinque minuti prima e si è poi ricordato di cadere. C’è pure chi ha scritto che era rigore. C’è, ancor più grave, chi dentro una sala VAR col monitor davanti non ha avuto nulla da eccepire. Lo show deve continuare, ma la credibilità viene persa ad ogni episodio. 

Sei metri dalla porta, Koulibaly in chiusura. Ospina si getta a capofitto su Darmian, contrappasso dell’esitazione fatale a Meret contro la Samp. Il calcio è bizzarro, il destino famelico: cosparge sale su ogni piccola ferita. Che tu sia timoroso o coraggioso, quando vuole ti bastona lo stesso. Che amarezza.

Sette alla coppia Manolas-Koulibaly. Azzerato Lukaku, che l’unico pallone giocabile lo riceve da Massa, posizionato sul dischetto del rigore. Poderosi i centrali azzurri, che fondono fisicità e tecnica, anticipo e controllo. Una delle migliori prestazioni in combinata della premiata ditta K: Kostas e Koulibaly. 

Otto a Mario Rui che fa Ryan Giggs. La mossa di Gattuso incarta l’Inter, distrugge con una sola mossa l’impianto (basico) di Conte con Insigne che dirige dall’out mancino e Barella che fa la fine di Speroni col 5-5-5 di Canà: non ci capisce un cacchio. Avrebbe meritato di vincerla Rino, più di tutti quanti. Perchè l’ha preparata meglio, ha saputo ridisegnare il Napoli anche quando il fato gli ha voltato le spalle col ko di Mertens. Conte è rimasto all’angolo, a prendere botte come un pugile che affronta Alì e spera solo di arrivare alla campanella senza cadere. Bravo Ringhio.

Nove a Ciro in lacrime. Che fa male, più male di altri. Un dolore condiviso, un presagio di sventura, poi puntualmente scagliatosi anche sull’esito del match. Sangue che non si scioglie, lacrime che invece colano calde sul viso di Dries, sfortunato protagonista a San Siro. Quell’immagine, così cruda, ci ricorda quanto Napoli voglia bene a questo ragazzo. Il suo ragazzo. Quello che ride così tanto che, a vederlo piangere, fatichi pure a crederci. Torna presto Mertens. Ne abbiamo davvero bisogno. In tutti i sensi.

Dieci uomini e non sentirli. Massa caccia Insigne ed il Napoli gonfia il petto. Diventa padrone assoluto, schiaccia l’Inter come fosse un intralcio ridicolo sulla propria strada. Crea, con Lozano che è imprendibile, con Petagna che ha le spalle larghe e pure tanta sfiga col palo nel finale. È l’atto di forza di una squadra che magari non tornerà da San Siro con punti in classifica, ma con una consapevolezza accresciuta. Una percezione ancor più definita della propria forza: se l’Inter può lottare per lo scudetto, il Napoli può farlo ancor di più.