La storia siete voi: Beppe Savoldi, Billion Dollar Baby

Ore 1.22 dell’8 Luglio 1975, è l’ora x. Da questo momento in poi il calcio non sarà più lo stesso. Da questo momento in poi si passa dall’Età del Cuoio all’Età dell’Oro. In questo preciso istante Corrado Ferlaino deposita in lega il contratto di Giuseppe Savoldi che da quel momento non sarà più chiamato così, da quel momento si chiamerà Mr.Due Miliardi.
L’Italia è sconvolta da questa trattativa, il 1975 è l’anno più buio dell’età repubblicana ma Ferlaino non sente la crisi ed intavola una trattativa che solo lui poteva intavolare: in sede di mercato è lì con Janich a scervellarsi per cercare una punta in grado di segnare quei 15 goal che dividevano il Napoli dal tricolore così, quando vede passare Luciano Conti, presidente del Bologna, lo ferma e gli fa: “Lucià, quanto vuoi per Savoldi?”, Conti è spiazzato e gli butta lì una cifra assurda, dice “Due miliardi”, ma la risposta di Ferlaino fu ancora più incredibile, l’Ingegnere acconsentì.
Una volta superato il trauma per Conti visto che pensava ad uno scherzo la trattativa fu comunque complicata perché Savoldi era un idolo a Bologna ed il presidente lo aveva eletto ad Incedibile ma appena si sparse la voce cominciarono i malumori e le minacce, anche pesanti, che riguardavano il presidente ed il figlio.
La coppia Janich-Ferlaino è però imbattibile, il ds aveva chiamato Savoldi chiedendo la sua disponibilità e successivamente Beppegoal disse alla stampa che “Dopo aver parlato con un mio ex compagno di squadra non ci misi più di mezzo minuto per decidere: sarei andato al Napoli”, e la trattativa si concluse con 1 miliardo e 400 milioni più Rampanti e Clerici per arrivare a quella straordinaria cifra.
I napoletani erano estasiati. 70mila abbonamenti sono la controprova più forte che ci possa essere per far capire cosa fosse questo acquisto per questa città ma le critiche non tardarono ad arrivare. Bisogna capire che una valutazione di 2 miliardi non era cosa da poco, anzi: mai nessun calciatore al mondo nella storia del globo terracqueo era mai stato pagato tanto. Mai ci fu prima un movimento di danaro tanto cospicuo che riguardasse il mondo del pallone.
Ma come venne quest’idea a Ferlaino? Dobbiamo fare un ulteriore passo indietro: Stadio Olimpico di Roma, finale di Coppa Italia, 28 giugno 1975. In tribuna ci sono i nostri facoltosi protagonisti, Conti e Ferlaino, che si godono la partita quando all’improvviso il presidente del Bologna, cavalcando l’onda di entusiasmo dell’Ingegnere che aveva terminato la stagione alla grande, gli disse nell’orecchio “Guarda, se mi porti una barca di soldi, ma veramente una barca, e mi ridai Clerici forse riesco a farti avere Beppe Savoldi”. Il meccanismo, come potete vedere, era ingranato.
Una volta superato lo scoglio dell’atterraggio in terra campana, sosta a Roma, rientro a Mergellina dopo vari depistaggi per non far bloccare una città in attesa del campione, comincia l’avventura di Giuseppe Savoldi in maglia azzurra che di lì a poco sarebbe anche diventato papà di Gianluca che nel 2003 vivrà una sfortunata esperienza napoletana.
La squadra che si presenta a Savoldi è fortissima con Juliano, Montefusco, Bruscolotti, Burgnich, Orlandini, Massa, Braglia ed è allenata dall’inventore del calcio totale, Luis Vinicio. La squadra accoglie Savoldi a braccia aperte, con lui il sogno scudetto si può realizzare ma purtroppo la dura legge del goal regala un epilogo diverso a questa rocambolesca storia d’amore finita troppo male. “Vinicio me lo diceva sempre di essere stato sfortunato, di essere arrivato alla fine di un ciclo. Sono arrivato troppo tardi e non ho potuto ricambiare l’amore dei napoletani, mi dispiace molto perché volevo fare quello che poi fortunatamente è riuscito a fare Maradona con Careca ed Alemao”.
Savoldi era un attaccante pazzesco. È probabilmente il miglior colpitore di testa nella storia del campionato italiano ma è alto appena 1.75, (la sua capacità d’elevazione viene da una passione giovanile e mai tramontata, il basket), in campo non era questo gran bel vedersi ma la sua passione gli dava una forza incredibile oltre che ad un’innata e disarmante capacità di realizzare rigori che lo porterà a segnare 168 goal in Serie A, mica bruscolini.
168 goal in Serie A e 0 scudetti. È questo il suo grande rammarico. Era formidabile come calciatore ma certamente non un vincente. Terminerà la carriera nella sua Atalanta, da dove era partito, dopo essere tornato a Bologna e dopo essere stato squalificato a causa del Calcioscommesse.
Oggi è uno stimato telecronista. Ha accompagnato con la sua voce la rinascita del Napoli targato De Laurentiis e tutti i guai sono alle spalle. Chi ama non dimentica, grazie di tutto Beppe Goal.
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