Da Zero a Dieci: l’assalto a Carlo degli scienziati, l’uragano da 50 mln, la pena di Koulibaly e gli stupidi cori dello Stadium

Da Zero a Dieci: l’assalto a Carlo degli scienziati, l’uragano da 50 mln, la pena di Koulibaly e gli stupidi cori dello StadiumTuttoNapoli.net
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domenica 1 settembre 2019, 13:44Zoom
di Arturo Minervini
Calciomercato Napoli: Lozano subito protagonista nella sfida alla Juventus. Quanta sfortuna per Koulibaly, gol per Manolas e Di Lorenzo

(di Arturo Minervini) - Zero al diabolico piano della sorte. C’è una spolverata di sadismo in quello che accade allo Stadium, la mano diabolica di Satana che stuzzica l'istinto primordiale di Koulibaly su un pallone lanciato in area senza troppe pretese. Dal momento successivo nessuna lucidità: il resto è solo buio, amarezza, delusione e voglia di lasciarsi cadere quando tutte le forze attorno a te ti spingono al tappeto. L’epilogo più illogico di una gara pazza, folle, difficilmente spiegabile e poco incline alle analisi tattiche. Una valanga di emozioni, due squadre che se le sono date di santa ragione che nemmeno Alì-Frazier nello storico incontro noto come Thrilla in Manila nell’ottobre del ’75. Il Napoli cade sotto il fuoco amico di Kalidou ed il pugno è di quelli che ti lasciano intontiti per almeno un paio d’ore.

Uno come il vuoto di memoria che conferma quanto in certe gare i dettagli facciano la differenza. Vero, la carambola impazzita che premia la Juve sul gol di Danilo è una combinazione meno probabile di una donna che entra in un centro commerciale e ne esce senza aver comprato nulla, ma resta l’errore nel piazzamento. Ancelotti in conferenza lo confessa: “C’era un giocatore che doveva uscire ad aiutare Allan, si è dimenticato”. Senza avviare la caccia allo smemorato, resta l’amaro perché a certi livelli non puoi mai abbassare la tensione. Sono i dettagli che ti premiano, la cura, l’applicazione. Se abbassi la soglia di concentrazione hai meno possibilità di sopravvivere di un gatto in tangenziale.

Due parate importanti, griffate da un talento che non può essere ordinario. In una notte complicata Meret tiene in piedi la baracca compiendo due interventi a cui solo la frenesia del match ha negato il giusto tributo. Su Khedira nel primo tempo e toccando il missile di Douglas Costa nella ripresa prova a scrivere un finale differente e per poco non ci riesce. La grande differenza di Superman con gli altri supereroi è proprio questa: rendere ordinario l’eccezionale. Dopo le incertezze di Firenze una grande reazione.

Tre reti segnate, prima della rimonta, ed il popolo bianconero (residenza per il 90% ben oltre il Garigliano) intona l’inno dei napoletani lontani nel mondo. Meno originali di chi grida ‘Ambo’ dopo il primo numero estratto ad una Tombolata, con la voce che scema sulla rimonta azzurra. Chissà cosa avrà pensato Sarri, lui che il razzismo che infanga quello stadio lo aveva combattuto con gesti forti. Ora che a legarlo a Napoli resta solo un po' di rancore come per il ‘Pablo’ di De Gregori, rivoluzionario che ha perso la passione per la rivoluzione. Come si cambia…

Quattro e qualcosa. Questione modulo, che riscalda la discussione e tira fuori l’Oronzo Canà che è in ognuno di noi. Come Alan in ‘Una notte da leoni’ che prova a fare calcoli quantistici al tavolo di Black Jack, così l’opinionista medio si divide sul 4-2-3-1 o 4-4-2 o 4-3-3 proponendo la soluzione migliore. Come più volte ribadito: è l’interpretazione a fare la differenza, la funzionalità allo scopo di alcuni. Sarebbe più interessante discutere di Zielinski e Fabian, che nel primo tempo giocano distaccandosi dalla loro natura ed impoverendone le caratteristiche. Il primo non può fare il cagnaccio in mediana, il secondo piazzato sulla trequarti si perde ogni riferimento: nessuno sfugge alla propria natura, nessuno scappa da se stesso. Nemmeno se sei Eddy Merckx. 

Cinque al grande equivoco ereditato dalla scorsa stagione. Un bagaglio pesante da trasportare, una situazione scomoda ed ingombrante che torna lì con tutta la sua attualità: Insigne ed una compatibilità con le idee di calcio di Ancelotti che ancora fanno a cazzotti. È una Penelope che tesse la tela di giorno e la disfa di notte: Lorenzo vuole giocare esterno a sinistra, ma in questo sistema di calcio nelle grandi sfide difficilmente il Napoli può permettersi sul piano degli equilibri uno come lui. Non a caso, nella ripresa esce e con Zielinski il Napoli ritrova trame e coperture. Per fortuna non si gioca sempre contro la Juve, ma la questione tornerà ancora d’attualità più avanti. Che si studino varianti.

Sei è la media tra il Napoli del primo e del secondo tempo. Il calcio è chimica, come in ogni azione che determini una relazione tra fonti di energia. Equilibrio è quello che trascende dai moduli, dagli schieramenti, dalle lavagnette tattiche. La parola chiave è SINERGIA: l'interazione di più persone (in questo caso calciatori) che portano ad un risultato che può essere vincente o meno. Il grande lavoro da fare è proprio questo, Ancelotti è l’alchimista che deve ricercare questa formula vincente, mostrarsi più abile del Conte di Cagliostro che millantava di saper trasformare il piombo in oro. Il materiale a disposizione resta pregiato, ma da solo non può bastare.

Sette reti segnate e sette subite nelle prime due giornate. Il Napoli si guarda allo specchio e si scopre col trucco sfatto, capace di essere tutto ed il contrario di tutto. Come un Joker che racchiude varie sensazioni all’interno di una sola espressione, la squadra mostra potenziale infinito nella fase offensiva e falle preoccupanti in quella difensiva. C’è però una considerazione che accomuna le due considerazioni: si potrà solo migliorare. In attacco con Milik e Llorente vedremo un Napoli ancora più forte e completo, nella fase di non possesso bisognerà solo trovare la condizione ottimale di qualche singolo. Siate ottimisti, la valutazione globale di questo primi 180’ di calcio sono una legittimazione a pensare positivo. 

Otto alla felicità pugnalata di Di Lorenzo. Dalla retrocessione allo Stadium con una gioia così grande quanto fugace, che scappa via come le ali di una farfalla che battono veloce e si perdono all’orizzonte con i colori vivaci. La notte di Giovanni è quella del grande Battesimo (il nome aiuta), di un bivio della maturità che inforco saltando in piedi sui pedali. Dopo qualche fatica in avvio il laterale cresce, lotta, usa il fisico per contrastare CR7 e si prende la gloria assoluta prima del triste epilogo. Resta però una sensazione di crescita, di prontezza, di resilienza alle difficoltà che è buon viatico per il domani.

Nove all’impatto di Lozano. Si abbatte sulla Juve come un uragano, prende martello e scalpello e cambia la fisionomia di una gara che sembrava già scolpita come statua. Nessuna timidezza per la Bambola assassina, che mette subito in chiare le cose e riscrive le gerarchie lì in avanti. La rete all’esordio, marchio di fabbrica, è esposizione del campionario del messicano: velocità, scaltrezza, intelligenza e lucidità nei momenti caldi. Entra nel momento più difficile e non si scompone, anzi pare trovare motivazioni ulteriori dalla difficoltà. So che state provando a trattenervi, ma l’amore non può essere confinato: lasciatevi andare. Innamoratevi di Hirving. Ne varrà la pena…

Dieci alla rimonta. A mezz’ora di furore agonistico, di orgoglio, di petto gonfiato e testa bassa a caricare come tori: sprazzi di una luce filtrata che nascondono un diamante pronto a mostrarsi al mondo. C’erano tutti gli elementi del romanzo epico nelle tre reti che avevano ristabilito la parità, la narrazione sofferta e poi trionfante pronta a sgorgare dalle bocche e dalle penne che avrebbero raccontato ai posteri l’ennesima sfida alla Vecchia Signora. Nell’imponderabile piano del Caos c’era però l’ultimo atto, il più crudele, quello che coinvolge l’Eroe consacrato in quello stadio. Il contrappasso di Kalidou è feroce, lì dove aveva gioito come mai, si ritrova ad infilare la sua porta all’ultimo respiro. Ma non c’è condanna per Kalidou, nessun tipo di severità. Non si può rimproverare chi ti ha salvato la vita in mille battaglie se per una volta ti fa un graffio. Questione di equità e di riconoscenza. Nessuno, ma proprio nessuno, tocchi Koulibaly.