Da 0 a 10: Gattuso distrugge la Lega, la truffa del campionato falsato, la risposta da brividi ai razzisti e la giocata ‘Cult’ di Hysaj

Il Napoli vince al San Paolo con le reti di Manolas e Di Lorenzo. Gattuso è una furia: "Campionato falsato!". Il rinvio accontenta solo Agnelli e la Juve
01.03.2020 14:16 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Da 0 a 10:  Gattuso distrugge la Lega, la truffa del campionato falsato, la risposta da brividi ai razzisti e la giocata ‘Cult’ di Hysaj

(di Arturo Minervini) - Zero al grande inchino col pugnale ben nascosto dietro la schiena. Il calcio italiano come Schettino, omaggia i potenti e distrugge la nave per un puro atto di vanagloria verso chi muove i fili di un campionato allestito come un teatrino dei burattini. Si è scelto di non scegliere, o meglio ha scelto chi alla fine sceglie sempre come gli pare. Stravolto, falsato, stropicciato come carta straccia, questo torneo verrà ricordato come quello dell’incertezza. Delle partite mischiate a caso nel mezzo di carte di un grande illusionista. La storia si ripete: Non ho mai visto tali (presunti) leoni, guidati da simili AGNELLI.

Uno a quel gol che si insinua strisciante e si abbarbica come Edera sulle certezze di un Napoli che vuole sentirsi quercia (ho chiesto consiglio a Luca Sardella per scrivere questa roba molto brutta). Era importante non subire gol, accrescere certezze, non restare in bilico fino al triplice fischio finale con l’animo inquieto. Quella disattenzione conta, perché potrai ripeterla anche quando un gol subito al 91’ potrà farti male davvero. La virtù è un esercizio di routine, una prassi da allenare davanti alla specchio come Cicerone per le sue orazioni. 

Due come il doppio passo di Lobotka in area che manda alle stelle il grafico del battito cardiaco di ogni tifoso. Perché le cose belle, quando non te le aspetti, sono ancora più belle. Giocata da urlo in una gara disputata invece con toni tranquilli, un pizzico di timidezza dello slovacco che si sta inserendo in punta di piedi tra le idee di Gattuso. È uomo di materia grigia, che usa la testa: “La gente ormai ha dimenticato che il cervello è l'organo erogeno più esteso…”. Dal Grande Lebowski al Grande Lobotka: è un attimo.

Tre punti in una classifica che sembra immobile, ‘Eppur si muove’ come la terra dinanzi agli occhi di Galileo. Tra rinvio, posticipo, squadre che giocano due volte al mese c’è un Napoli che macina punti e cambia marcia. Che è diventato nuovamente ‘Napolicentrico’. Messi da parte individualismi e isterismi da prime donne. Stroncati moti rivoluzionari ed ammutinamenti vari. Come Pantani prima di una salita, gli azzurri hanno buttato via la bandana e si sono alzati sui pedali per lottare contro quella forza che ti vorrebbe imprigionare. Ora siamo liberi. Liberi di pensare che il peggio ce lo stiamo lasciando alle spalle come una strada ripida che non spaventa più…

Quattro giorni per preparare la sfida all’Inter, più fresca della rosa che il Piccolo Principe teneva sotto una campana di vetro. Senza giocare in campionato, la squadra di Conte arriverà al San Paolo (si spera aperto al pubblico) con un grande vantaggio. Gattuso ne è consapevole, lo ha sottolineato con fermezza nel post gara e lo avrà fatto presente anche ai suoi ragazzi. Servirà un Napoli al 110%, che lotti per i propri di diritti di equità violati. “Siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualunque ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo”.

Cinque assist in campionato per Dries, che impiega 8’ ad incidere col suo bisturi sulla gara. Esiste una grazia illuminata del pallone, una luce che sceglie con oculatezza i soggetti su cui riversare i propri effetti benefici. Mertens è tra questi, con la sua incredibile capacità di imbracciare la chitarra e suonare. Senza aver bisogno di particolari trucchi, di studiare un brano ad effetto. Ciro è al suo personale falò (senza vanità) in spiaggia e strimpella per i compagni note che diventano felicità, armonia, convivialità. Il ponte che unisce squadra e tifo, il portatore sano di allegria e di punti. Un sorriso per l’anima, che non può essere sbarrato da vili questioni di danaro. Trovate l’intesa, per cortesia. 

Sei più alla prova di Hysaj che regala anche un momento di pura introspezione. Discesa sulla sinistra, testa alta, idea geniale con il lancio verso Milik. La frattura tra pensiero ed azione è motivo di grande riflessione, con quel pallone che trova un varco spazio-temporale e viaggia indietro nel tempo per poi perdersi nell’infinito cosmico. La prova, però, è di grande applicazione e sacrificio sulla fascia che non dovrebbe essere sua. In molti volevano buttarlo via, invece aveva ragione Pasquale Laricchia: "Stip ca' truov”.

Sette a Nikola. All’attesa, quella che inquieta i giorni. A chi ha dovuto faticare per sentirsi accettato, perché c’era un prezzo appicciato alle costole che era una sorta di pregiudizio. Col lavoro e la volontà Maksimovic ha divelto le barricate degli scettici, si è rifatto il trucco e si è regalato una nuova vita. “Come quando fuori pioveva e tu mi domandavi se per caso avevo ancora quella foto in cui tu sorridevi”. Rimmel.

Otto al Paradiso dei semplici che si popola con lo spirito di Manolas e Di Lorenzo: Zuccata di Kostas e spaccata di Batigol (così chiamano Giovanni nelle giovanili del Val d’Ottavo). C’è la prospettiva di nuovi leader nelle giocate, negli occhi, nelle parole di due arrivati in estate e che ben presto hanno scalato gerarchie. Gravita la piacevole sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa destinato a restare a lungo, a mettere radici nelle viscere di partenope. “Ho una grande fiducia in un seme. Convincimi che hai un seme, e sono pronto ad aspettarmi meraviglie”. Eccoli davanti agli occhi, due semi che già danno frutti. Presente e futuro nella stessa immagine, un abbraccio ideale a quel che sei e a quel che sarai. 

Nove vittorie nell’era Ringhio in quindici gare. Numeri che non servono a nulla. Freddi come Ivan Drago che si accascia al tappeto dinanzi alla tempra di Rocky. Numeri da buttare via, perché stavolta non inquadrano la questione. Rischiano di essere arida rappresentazione di ciò che arido non è. Gattuso è linfa vitale, è defibrillatore che riavvia il cuore di una squadra che implorava come l’uomo di latta del Mago di Oz di averne uno. Gattuso come martello pneumatico nella testa che è una furia contro il sistema, che trascina la squadra sotto la curva, che non dimentica le figuracce di una squadra che si era persa come l’Andrea di De Andrè e che ora ha trovato un pozzo profondo come Gattuso dove rintanare le vecchie paure. Gattuso ora vince, ma non conta. Gattuso è una garanzia di serietà, rispetto, applicazione. E non esiste numero che possa reggere il confronto con questa certezza.

Dieci alla Sindrome di Stendhal immediata che si avverte al cospetto di un’opera d'arte di straordinaria bellezza nel suo esercizio di semplicità. L’amore ai tempi del CoronaVirus, non come ai tempi del colera con uomini poveri schiavi di pregiudizi. Napoli con poche parole, un gesto spontaneo, senza bisogno di urlare si accoda in silenzio e rispetto alla paura che si allarga a macchia d’olio sulle zone attaccate da questo ignoto nemico. Si rischia di perdersi dentro la bellezza di quello striscione, di lasciarsi risucchiare dal vortice emotivo che genera Napoli quando mostra la parte migliore di se. Quella con le cicatrici e i sorrisi, che porta con fierezza l’ossimoro quotidiano che accompagna le vite di chi convive con un Vulcano ed un senso di precarietà che ti fa vivere un giorno alla volta. Ed il vantaggio di vivere cento vite sta nel poter correggere i propri errori, donarsi sempre una nuova occasione di essere migliori. Aveva ragione il Professore: Napoli resta l’unica speranza del genere umano.

Dieci alla Sindrome di Stendhal immediata che si avverte al cospetto di un’opera d'arte di straordinaria bellezza nel suo esercizio di semplicità. L’amore ai tempi del CoronaVirus, non come ai tempi del colera con uomini poveri schiavi di pregiudizi. Napoli con poche parole, un gesto spontaneo, senza bisogno di urlare si accoda in silenzio e rispetto alla paura che si allarga a macchia d’olio sulle zone attaccate da questo ignoto nemico. Si rischia di perdersi dentro la bellezza di quello striscione, di lasciarsi risucchiare dal vortice emotivo che genera Napoli quando mostra la parte migliore di se. Quella con le cicatrici e i sorrisi, che porta con fierezza l’ossimoro quotidiano che accompagna le vite di chi convive con un Vulcano ed un senso di precarietà che ti fa vivere un giorno alla volta. Ed il vantaggio di vivere cento vite sta nel poter correggere i propri errori, donarsi sempre una nuova occasione di essere migliori. Aveva ragione il Professore: Napoli resta l’unica speranza del genere umano.

Un post condiviso da Arturo Minervini (@arturo_minervini) in data: 1 Mar 2020 alle ore 1:51 PST