Da 0 a 10: la rabbia dei sapientoni, la lezione di Dries ad Insigne, l’arma in più della Juve e il processo senza colpa

(di Arturo Minervini) - Zero ad un processo che manca di un elemento fondamentale (la colpa). Esiste semmai un vizio, una leggera inclinazione dell’animo che ritorna a bussare alla porta azzurra, ma restano negli occhi così tante occasioni da gol che fai fatica a razionalizzare il tutto. È un’ingiustizia troppo feroce per cercare di farla sedere a tavolino e ragionarci, prevale la meravigliosa illogicità di un pallone che quando decide di non voler entrare non riesce a fargli cambiare idea nemmeno il miglior negoziatore al mondo. È come essere Emily Ratajkowski, presentarsi ad un concorso di bellezza con donne poco avvenenti, ed arrivare seconda per oscuri motivi. Bisogna sbollire la rabbia e provare a raccontare un pochino di quei vizi di cui sopra. Ma posate l’ascia di guerra, non serve.
Uno il tiro nello specchio della porta effettuato dal Cagliari ed arriva dopo 87 minuti assumendo anche l’aspetto del colpo del ko. La squadra di Maran non era mai ripartita con grande pericolosità, quindi leggere stamattina frasi come ‘equilibrio da ricercare’ associate al Napoli fa veramente sorridere. Si può semmai parlare di capacità di rendersi conto che non fosse giornata e non lasciarsi offuscare la vista dalla rabbia per una gara avvolta da una Maledizione senza perdono rubata dai libri di Harry Potter.
Due punte leggere contro un Cagliari che aveva già promesso ostruzionismo che nemmeno il simpatico anziano che marchia il territorio in fila al supermercato. Dopo le torri di Lecce, Ancelotti sceglie i piccoletti per una gara che presumibilmente il Napoli avrebbe giocato per 88 minuti nella metà campo avversario. Su questa decisione si può discutere, senza avvelenarsi l’animo, ma analizzandola in maniera serena. Quali sono state le valutazioni che lo hanno portato a far ciò? Le rotazioni possono avere motivazioni superiori all’analisi della gara da affrontare? La risposta credo sia arrivata con le sostituzioni della ripresa.
Tre punti lasciati per strada. Nel computo totale, che è sviscerato dall’analisi specifica del match, resta questo grande rammarico. Questo tesoro scivolato via dalla valigia dei sogni, che più avanti potrà rappresentare un piccolo o grande rammarico in base alla situazione. Bisogna tenerli stretti certi sogni, spingere ancora oltre la volontà del fato che proprio non vuole farli avverare. La lezione che il Napoli si porta a casa da questa notte infausta è quella di un primo tempo giocato con poca foga, atteggiamento tipico di chi crede che alla fine le cose andranno come devono andare. La vita ti insegna ogni volta che se togli il piede dall’acceleratore, le cose vanno diversamente da come pensavi.
Quattro punti di distacco dalla Juve che ha vinto tre gare con tre autoreti. Mettete vie le lavagnette, le analisi di bilancio, gli economisti con la Laurea presa su Facebook e le frasi fatte da bar dello sport. Lo neghiamo sempre nella vita, perché è qualcosa che non possiamo controllare, ma vogliamo dirlo che questo gap nasce solo dalla Fortuna/Sfortuna che si prende gioco delle nostre vite? Capisco sia umiliante per l’intelligenza umana realizzare che esiste qualcosa che vada oltre i propri sforzi e meriti, ma queste prime giornate di campionato ce lo spiegano in maniera incontrovertibile. Più che un centrocampista, al Napoli servirebbe la benedizione da prelato molto efficace.
Cinque vittorie dell’Inter di Conte, quasi una buona notizia. Si prende i riflettori Antonio, anche punti che non meriterebbe (ancora una volta) lanciando così un segnale alla Juve. È fondamentale per le speranze del Napoli che questo campionato resti competitivo, che nessuno si scansi e che ognuno abbia qualcosa da perdere fino alla fine del torneo. Nel grande cerchio del campionato, non importa che tu sia leone e gazzella. L’importante è che al mattino, inizi a correre. In questo equilibrio il Napoli può trovare terreno fertile per le sue speranze tricolori, che restano intatte anche dopo una notte sventurata.
Sei gare ufficiali, arriva la prima senza reti. E fa sorridere che accada proprio nella gara in cui crei più occasioni, al punto da perderne il conto. La questione non coinvolge lo ‘0’ alla casella gol fatti contro il Cagliari, semmai l’approccio mentale a quelle occasioni. Emblematico il destro fiacco di Insigne sulla palla geniale di Mertens a fine primo tempo. Quella palla va sbranata, girata verso la porta con una cattiveria agonistica pari a quella di Giovanni in ‘Tre uomini ed una gamba’ ed invece Lorenzo resta coerente con il tasso testosteronico di un match giocato camminando sulle uova. Un capitano si sporca le mani e tira fuori gli artigli non solo nelle interviste post gara. Per informazioni chiedere ad un famelico Mertens, che ha provato in ogni modo a caricarsi la squadra sulle spalle, compresi quattro difensori del Cagliari trascinati su e giù per il campo.
Sette al bell’applauso del San Paolo a Marko Rog. In una serata nata sotto una cattiva stella, i napoletani non si lasciano guastare il cuore dal momento e tributano un giusto omaggio al croato che ha avuto poca fortuna in azzurro ma che mai si è risparmiato sul piano dell’impegno e della cattiveria. Un piccolo cerotto al cuore in una notte che ci ha lasciato tutti come ‘Uomini senza sonno’ simili Christian Bale in un film del 2004.
Otto ai professoroni con le sentenze precaricate come un film on-demand. Già avevano tutto pronto, bastava solo schiacciare il tasto giusto. In caso di vittoria allo scadere: ‘Napoli cinico e determinato’. In caso di pareggio ‘Squadra poco cattiva’. In caso di sconfitta ‘Atteggiamento rilassato e poca intensità’. Ovviamente la partita nemmeno l’hanno vista, o pur vedendola non hanno il coraggio di cambiarla. Perché sono abituati così. Perché ragionano col cliché dell’uomo che non deve chiedere mai, ma se non chiedi non sai. Antichi resti di un modo di analizzare il calcio che è ormai morto, sepolto, impolverato come un sarcofago. Sono in mezzo a noi, ma non sono come noi. Che si sappia.
Nove reti subite in cinque di campionato. Analizzato asetticamente il dato potrebbe risultare più spaventoso di tua moglie che ti propone in viaggio organizzato dalla compagnia ‘Last Travel’ in stile Fantozzi con i tuoi suoceri. Arduo, però, parlare della fase difensiva per il match con il Cagliari che non ha mai provato nemmeno a fare male al Napoli. La rete nasce da un black-out di tutti, impegnati a protestare per un possibile calcio di rigore non concesso nell’area bunker sarda. Questione solo mentale, non certo di organizzazione e di reparto.
Dieci al calendario che offre solo tre giorni ai disfattisti per prendere a martellate il castello azzurro, cercando di raccogliere qualche briciola di celebrità in questo piccolo passaggio a vuoto. Per fortuna si gioca subito, arriva il Brescia e poi il Genk a dare la parola al campo. Sarà interessante capire la reazione, gli sviluppi tattici, le contromosse di Ancelotti per un Napoli che con il Cagliari ha perso forse la partita che (in campionato) aveva giocato complessivamente meglio. Strano destino che muove i fili di questo pallone, che ci fa disperare e gioire come poche cose nella vita. Metafora rotolante di quello che accade nelle nostre giornate, ma quando sai di aver dato tutto la coscienza resta pulita. Giriamo pagina.
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