Da 0 a 10: l’allarme Malafemmina, ‘il calcio che fa schifo’, Osimhen con la laurea in ‘cazzimmologia’ e l’evento che sconvolge il mondo

26.07.2020 14:47 di Arturo Minervini Twitter:    vedi letture
Da 0 a 10: l’allarme Malafemmina, ‘il calcio che fa schifo’, Osimhen con la laurea in ‘cazzimmologia’ e l’evento che sconvolge il mondo

(di Arturo Minervini) - Zero ad una relazione più instabile di quelle di Brooke Logan in Beautiful, che ancora non hai capito quale sia suo figlio e quale sia suo marito (che comunque se non lo è stato, lo sarà sicuramente). Il conflitto emotivo del Napoli riguarda il rapporto tra i gol segnati e le occasioni prodotte, un ‘fil rouge’ che traccia una linea dell’orrore immaginaria. In questo romanzo di Stephen King tutti hanno recitato/recitano un ruolo da protagonista: a rotazione tutti Jack Torrance sul triciclo ad impazzire nel corridoio che conduce alla porta avversaria. Da Luccicanza ad Oscurità il passo è breve. Così come da esultanza ad invocazione delle più remote ed antiche divinità. #Mannaggtuttcos

Uno il monito di Gattuso, che è sirena dell’allarme che suona sull’altra sirena (Partenope). “A Napoli è difficile lavorare perché ci sono troppe distrazioni” dice Ringhio, che la vita la conosce e se usa certe parole non c’è bisogno nemmeno di interpellare filologi internazionali per comprenderne il significato. Col baffetto alla Peppino De Filippo, scrive sotto dettatura di Totò: “Veniamo noi con questa mia a dirvi, che i giovanotti sono studenti che giocano e devono tenere la testa al solito posto. Cioè, sul collo”. Totò, Ringhio e la Malafemmina.

Due gare da giocare ed un quinto posto ancora possibile. Motivazioni quotidiane, il segreto di ogni sportivo vincente. Quelle che il Napoli proverà a trovare, facendo i conti con la fatica che per alcuni è quasi sfinimento psicofisico. Lo sforzo post Covid aleggia come ombra oscura, la paura di arrivare svuotati all’appuntamento iberico inizia a serpeggiare. Ecco perché Gattuso nelle sfide con Inter e Lazio potrebbe concedere un giro di sosta ai big. 

Tre punti che sono spunto di riflessione su come stiamo vivendo il calcio. Di come l’esasperazione forzata di ogni concetto sia un modo per raccogliere consensi facili, col mitra sempre puntato anche dopo una vittoria. Si sta inquinando il mare del pallone, ci scarichiamo dentro un odio ingiustificato al punto che se vinci e giochi male non va bene, se giochi bene e perdi nemmeno, se gioco così così e pareggi sei da buttare. Se giochi male e perdi: apocalisse. Ma non staremo esagerando?

Quattro reti annullate al Sassuolo col Var, record assoluto. Magari senza l’ausilio tecnologico finiva 2-2 o 3-2 per gli ospiti.  Per tutti quelli che è 'Il Var uccide il calcio’. Il calcio lo uccide il timore di certi arbitri di prendere le decisioni giuste. O meglio: di prendere decisioni giuste contro squadre che possono orientare la tua carriera. 

Cinque anni di contratto ed una grande responsabilità: vestire i panni del ‘Dottor Cazzimma’. Il nuovo incarico di Osimhen ha radici nella cultura napoletana, in quella dote difficile da spiegare ma che tutti sappiamo cos’è. E che, soprattutto, manca all’attacco di questo Napoli. Eccolo lì, Vittorio da Lagos, con la sua Laurea in ‘Cazzimmologia’ che prova a convertire i compagni sotto porta. Che ha il compito ingrato di fungere da Panacea con questo male antico. Sta arrivando, è costato così tanto che nessuno sfuggirà dalla tentazione di mettergli più pressione addosso di quella di tua zia che fa la prof di Lettere e ti chiede: quanti esami ti mancano alla Laurea? 

Sei assist in stagione a quello che sembra Lobotka, ma non è. Come il talco di Pollon, Zielinski ai microfoni di Dazn diventa Stanislav (dieci centimetri più basso di lui) in un’intervista subito cult sui social. Buona la partenza di Piotr, che serve il pallone per l’epico gol di Hysaj, anche se l’assist più bello lo fornisce alla giornalista. "Sono Zielinski, Stanislav Zielinski”. 

Sette assist in stagione per Ciro, che è una cosa differente. Anche in una giornata normale, quando non deve sforzarsi più tanto, vede il calcio in maniera efficace. Ne legge gli sviluppi con l’astuzia del figlio di Napoli che si muove nei vicoli stretti con uno scooter con la stessa disinvoltura che farebbe sulla Route 66. Velocità di pensiero e di esecuzione a cui Partenope ti allena quotidianamente, una accelerata percezione del mondo che va sempre più lentamente di te. Come una mosca, che guarda il mondo al rallentatore e ti anticipa quando attenti alla tua vita con lo zoccoletto rigorosamente Dottor Scholl. Sono convinto che la più grande palestra per lo sviluppo del gioco di Mertens sia stata un vicolo di Napoli. Come quelli su Facebook che hanno studiato all’Università della strada.

Otto agosto. Otto agosto. Otto agosto. Alla fine, anche noi, stiamo pensando solo all’8 agosto. In quel giorno, nel 1969, quattro ragazzi nati a Liverpool attraversavano sulle strisce pedonali di Abbey Road. Si chiamavano John, Paul, George e Ringo. In quello scatto la storia del rock. Per il Napoli attraversare il Camp Nou e trovarsi dall’altra parte della strada con i gradi di vincitore, avrebbe il significato storico di una prima volta nei quarti di Champions. Ogni grande avventura inizia con un primo passo. O restando fermi in posa sulle strisce pedonali.

Nove vittorie al San Paolo su diciotto gare. Pareggiato il conto, dopo il trend disastroso della prima parte di stagione. Per assurdo, con le porte chiuse il Napoli ha ritrovato continuità casalinga, ma senza la propria gente non c’è casa. Esiste solo uno stadio vuoto, che è mancanza. Vuoto che scava. “Questo calcio senza tifosi mi fa schifo” ha dichiarato Mihajlovic. Ed un pochino Sinisa ha ragione. 

Dieci ad Hurricane. All’angolo destro, 182 centimetri, from Albania: Elseid Hysaj. Dicono che esista un tempo per tutto, ma quando arrivano certi momenti la stupore regna sovrano. Elseid che dribbla e scarica il destro all’angolino, che crossa con rinnovata convinzione, che sfiora persino una doppietta che avrebbe dato nuovi confini alla via lattea. Eventi sconvolgenti inseriti nella testa come un microchip che ti mancava, un file che non avresti mani pensato di aprire. Salva con nome: “Gol di Hysaj”. Solo a scriverlo tremano le mani dall’emozione. Nella sorpresa c’è la felicità più cristallina.Rigenerato dall’effetto Ringhio, ora sulla fascia la musica la detta Hysaj. Balla per me, come Lorenzo e Tiziano.

Dieci ad Hurricane. All’angolo destro, 182 centimetri, from Albania: Elseid #Hysaj. Dicono che esista un tempo per tutto, ma quando arrivano certi momenti la stupore regna sovrano. Elseid che dribbla e scarica il destro all’angolino, che crossa con rinnovata convinzione, che sfiora persino una doppietta che avrebbe dato nuovi confini alla via lattea. Eventi sconvolgenti inseriti nella testa come un microchip che ti mancava, un file che non avresti mani pensato di aprire. Salva con nome: “Gol di Hysaj”. Solo a scriverlo tremano le mani dall’emozione. Nella sorpresa c’è la felicità più cristallina.Rigenerato dall’effetto Ringhio, ora sulla fascia la musica la detta Hysaj. Balla per me, come Lorenzo e Tiziano.

Un post condiviso da Arturo Minervini (@arturo_minervini) in data: 26 Lug 2020 alle ore 1:24 PDT