Da 0 a 10: le due cessioni immediate, il nuovo incarico di ADL, la spiegazione all’urlo di Natan e le fake news sul 'Giallo Osimhen'

Da 0 a 10: le due cessioni immediate, il nuovo incarico di ADL, la spiegazione all’urlo di Natan e le fake news sul 'Giallo Osimhen'TuttoNapoli.net
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mercoledì 25 ottobre 2023, 20:12Copertina
di Arturo Minervini
Il Napoli vince a Berlino con la rete di Raspadori ispirato da un geniale Kvaratskhelia. Altra grande prova di Natan, Garcia può respirare

Zero tiri in porta fino al gol, per le abitudini recenti come iniziare la dieta una Napoli tra Natale e Capodanno: un cambiamento più radicale di chi molla tutto e apre un Chiringuito a Tenerife. Un aspetto su cui Garcia dovrà lavorare, tanto, con la serenità di una vittoria pesante che può aiutare. Come nei sogni di Troisi in Ricomincio da tre, gli azzurri arrivano ad avere il nemico nel mirino ma gli si inceppa l’arma fino al jolly pescato da Raspadori. Che resterà l’unico tiro nello specchio dei 90’.

Uno al primo tifoso a seguito, Aurelio De Laurentiis che non molla Garcia e gli azzurri e dopo Verona macina chilometri come un vero ultrà e arriva fino a Berlino. Bisogna aggiornare il Curriculum Vitae del patron su Linkedin: Presidente, Direttore Sportivo, Allenatore Sportivo, Cavani, Social Media Manager, Team Manager e tifoso appassionato. Che la cura fosse semplicemente nello starsi più vicini? Come sempre la regola è una soltanto: basta che funzioni.

Due gare di fila da titolare dopo l’infortunio d Amir, che col giallo sulla capoccia come una mannaia conferma quanto l’intelligenza possa battere la forza bruta. Gioca una gara da vecchio filibustiere del pallone, colmando con l’astuzia il gap di velocità col diretto avversario. Rrahmani è da sempre vittima della sindrome ‘Nozze di Cana’ al Louvre: che sei un capolavoro ma il pubblico ti dà le spalle perchè si concentra esclusivamente sulla Gioconda. Sottovalutatissimo, da sempre.

Tre di fila da vincere: quello che non è mai riuscito in questa stagione. Col Milan bisognerà fare i conti col grande tabù, quel filotto tanto invocato da Garcia per mettersi alle spalle il peggio. C’è potenziale, ci sono margini di crescita di molti, c’è un orgoglio tricolore che garrisce e non vuol smettere di lottare. Ma, come ci insegnava Sant’Agostino, Dio ci fornisce il vento ma sta a noi aprire le vele. Col Diavolo per mantenere la barra dritta.

Quattro ad una polemica che è pure una fake news. Finisce la gara e sulle reti Mediaset, invece di analizzare la vittoria del Napoli, in sovrimpressione il titolo ‘Giallo Osimhen’ in riferimento al viaggio in Germania di Victor. Nessun giallo: il club ha informato tutta la stampa che era in terra teutonica per risolvere questioni personali. Fosse stato un ‘Giallo’, avrebbe viaggiato insieme a decine di tifosi diretti a Berlino? MADDAI.

Cinque meno al dark side of Cajuste. Dopo la prestazione raggiante di Verona, una notte senza luce per il mediano che sbaglia tutto ciò che può sbagliare e costringe Garcia a cambiarlo all’intervallo. Sembra lui, ma non è lui, come il Castor Troy di Face off con Cage e Travolta che si scambiano il volto. È un pochino l’emblema delle tante versione di questo Napoli in una stagione dove la continuità è al momento il reale problema. Un bagno d’umiltà che sarà comunque utile al ragazzo.

Sei punti nel girone ed un pensiero da scacciare: il calcio copia e incolla non esiste. Nessuna gara è uguale all’altra, nessuna squadra è uguale a quella dell'anno precedente. Non c’è Giovanni Mucciaccia che in Art Attack ci guida e ci urla ‘Fatto?!’. Prendiamo coscienza che questo Napoli è già molto diverso da quello meraviglioso dello scorso anno e recitiamo insieme il ‘Credo’ di RadioFreccia: "Credo che un Napoli come quella di Spalletti, Lobotka in regia e Kim non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa”. 

Sette e mezzo e sto, col mancino a domicilio del vostro amichevole Raspadori di quartiere. Come l’uomo ragno tesse la sua tela in ogni zona del campo, cerca spiragli e spazi in attesa di affondare il colpo. Non s’arrende, non si scoraggia, consapevole che da grandi poteri nascano grandi responsabilità. Quando sembra destinato al cambio, ecco che la fitta trama tessuta trova finalmente un senso: il movimento come filosofia, la scaltrezza in area come dote innata. Il sorriso come regalo prezioso da rimettere in valigia. Così come la sentenza definitiva: deve fare l’attaccante. Punto.

Otto sconfitte in fila e il Napoli da affrontare: i tedeschi erano più incazzati dei tedeschi mediamente incazzati nel cliché del tedesco molto incazzato. Hanno affrontato il match con l’attenzione dei settantenni in fila dal medico di base: nessuna speranza di trovarli impreparati. Programmati solo per distruggere, hanno incardinato la partita sul binario dell’orribile e hanno provato a condurla in porto tirando calcioni spesso impuniti sul piano dei cartellini. Ficchiamoci in testa una cosa: non era facile vincere in quel contesto. Bisogna effettuare due cessioni immediate sul mercato: depressione e pessimismo. 

Nove centesimi di secondo, la testa che si inclina leggermente verso il centro dell’area, lo sguardo che sa cogliere un attimo di infinito mentre plana sui monti delle Muse: la poesia sgorga dirompente nella giocata di Kvaratskhelia, che non è mica un assist, è una rivendicazione di grandezza. È libero come una Nuvola, così come il Juza di Ken Il Guerriero pratica la tecnica del pugno dell’Autodidatta: quel che fa il 77 col pallone non si può insegnare, non è oggetto di studio perchè appartiene alla parte più profonda dell’essere umano. È un dono, da regalare agli occhi estasiati del mondo. C’è chi lo ama follemente. E chi nemmeno sa cos’è l’amore. Pazzi di Kvara.

Dieci all’urlo di libertà di Natan che terrorizza l’Occidente. Come Kim a San Siro, il brasiliano annuncia plasticamente la fine del ‘praticantato’: vuole prendersi il Napoli. È entrato in punta di piedi, con l’intelligenza di chi sa di dover fare i conti con un pregiudizio. L’ha vinto. E andato oltre. Ha aggiunto pezzi di calcio al suo repertorio, è cresciuto affidando all’empirismo la sua evoluzione in campo. Ha fisico, tempismo, mezzi atletici per inserirsi nel solco dei grandi difensori dell’ultima decade azzurra. In quell’urlo c’era tutto l’entusiasmo che aveva represso per gestire la pressione per la pesante eredità raccolta. In quell’urlo c’è l’inizio di un nuovo capitolo: lo vedremo sempre più arrembante. Nuovi leader crescono…

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