Da 10 a ∞: la finta straziante, gli sciacalli su Maradona ed il ‘Portatemi a Napoli’

Maradona, la morte, il ricordo di Napoli ed una nazione che prova ad infangarne il ricordo
27.11.2020 14:43 di Arturo Minervini Twitter:    vedi letture
Da 10 a ∞: la finta straziante, gli sciacalli su Maradona ed il ‘Portatemi a Napoli’

Ci ho provato. Davvero, ci ho provato. Ma oggi no. Tutti i giorni, ma oggi no. Non ci riesco. Non è il solito elenco, non ci sono numeri oggi. Semplicemente perchè il calcio ha perso la sua unità di misura. Maradona è un’unità di misura. Come il metro o il litro. Nel calcio esiste ‘Il Maradona’. E tutti, al confronto, diventano così piccoli. Insignificanti. Perchè nessuno mai, proprio nessuno, aveva fatto piangere il mondo intero.

E allora non si può andare da zero a dieci parlando di chi trascende gli elenchi, le classifiche. Fateci caso. Quando si parla di tutti gli altri si tirano fuori le statistiche, le medie, le percentuali. Per Diego no. Non serve. Non se ne avverte il bisogno. Già questo dovrebbe raccontare la sua immensità. Il suo imporsi, su tutti gli altri, come un qualcosa destinato a viaggiare su un binario differente. Chi se ne frega quanti gol ha segnato, Maradona vinceva molto prima che iniziasse la partita. Vinceva togliendo il fiato ad uno stadio intero, danzando sul pallone nel riscaldamento, in quello che resta uno degli show sportivi più popolari di tutti i tempi. 

Numeri. Parole. Tante, bellissime. Ricordi che fanno in fretta a diventare lacrime. Come quelle di Josè Mourinho, che con un aneddoto spiega al mondo chi era Maradona e chi era Diego. Un Maradona che non potrà mai essere dimenticato. Un Diego, l’amico, che ‘manca fottutamente’. Quello che gli telefonava solo dopo le sconfitte, mai dopo le vittorie, per ricordargli ‘Sei il migliore Mou’. E giù lacrime.

Opinioni, che si fanno vomito in alcuni casi. Come quelle di chi è così impegnato a giudicare la vita degli altri, che si perde le miserie della propria. In un mondo che rivendica libertà, ci si incastra dentro a stomachevoli moralismi. Come se il Genio potesse essere compresso dentro un clichè. Come se l’Arte non sia, per natura, trascendenza. Dagli schemi, dalle regole, dalle coordinate del senso comune. Maradona ha fatto ogni cosa per distruggere il suo talento, eppure il suo talento è diventato leggenda. Riferimento assoluto, stella polare per chi ha cercato l’ispirazione in qualsiasi cosa facesse. E non si tratta di un pallone che rotola, stoppato di petto con un abito bianco seppur infangato. Si tratta di rivoluzione, rivolta, scalata sociale. Dalle scale di un condominio ‘sgarrupato’, fino al tetto del mondo. Sempre palleggiando, senza mai far cadere il pallone, l’arancia, una pigna o qualsiasi altro oggetto potesse ricordare vagamente una forma sferica. 

Le ricorderemo le vostre facce, piene di rancore, mordere il fiero pasto con un cadavere ancora caldo. Così sciocchi da pensare che Maradona possa essere paragonato a qualcun altro, e così giudicato più o meno buono, più o meno cattivo. Maradona non è giudicabile, se non per il suo racconto letterario. Per il flusso di magia, di maledizione, di ispirazione suprema. E invece no, ci tenevate a prendere la vostra bacchetta da professorini, intellettuali presunti di libri che nessuno ha mai letto, conosciuti dal mondo solo perchè tifosi di una squadra. A parlare di miseria, forse per non soffermarvi troppo sulla vostra.

Elenchi, classificazioni, premi. Ma cosa volete che gliene freghi ad un D10S dei vostri riconoscimenti? Dei vostri applausi. Della vostra invidia. Diego perdona, ha sempre perdonato. Vi ha sempre accolti tutti, con un sorriso, dall’alto di una percezione assoluta della propria superiorità, dell’appartenenza ad un’altra classificazione di essere vivente. Trascendente.

E oggi, che milioni di persone si raccolgono per lui, lo immaginiamo mentre ride. Mentre sfugge, ancora una volta. Agli sguardi, alle carezze, alle lacrime. Mentre ride, ride sempre. Scugnizzo dal cuore caldo, con un piccolo vuoto da scavare dentro. Perchè quando sei così speciale, così unico, finisci per sentirsi un pochino solo. È la dannazione di chi si ritrova eterno dentro un corpo mortale, di chi deve fare i conti con le limitazioni della carne, quando avverte l’infinito della propria anima. E quelle solitudini, quei pesi, li ha portati sempre da solo Diego. Non ha voluto aiuto, non lo ha chiesto. Perchè Maradona non chiedeva mai, Maradona dava. Uno squilibrio che lo ha accompagnato per tutta la sua vita. Si è ritrovato a gestire da solo l’eterno conflitto di una divinità alle prese con i segni del tempo e noi non siamo stati abbastanza forti da stargli vicini.

“Portatemi a Napoli” disse Antonio De Curtis, in punto di morte. Ci piace immaginare che, se avesse avuto un pochino di tempo, un giro lo avrebbe fatto anche qui Diego. Da queste parti. Nei suoi vicoli, tra le sue case strette. Nel buio delle porte aperte di notte, delle offerte lasciate nell’anonimato delle tenebre. Avrebbe trovato un sorriso, pronto a colmare quel piccolo vuoto che gli si stava scavando dentro. Napoli sarebbe stata una cura parziale ad un male che avanzava spietato. 

Forse ci è passato per Napoli, senza farsi vedere. Ha dribblato gli sguardi e si è sdraiato sull’erba di quello stadio che ora porterà il suo nome. Quello stadio in cui pochi eletti hanno potuto assistere al più grande spettacolo sportivo di tutti i tempi. 

È tornato a casa Ulisse. Napoli, la sua Itaca. Lui, mito alimentato nel racconto popolare, una leggenda travasata con l’imbuto dei racconti. Dai padri, ai figli. Per sempre. Ma proprio sempre. 

L’unico numero che adesso conta. Il Dieci che diventa infinito. Il dolore, che diventa forza. Ci piace immaginarti da qualche parte, consapevoli che quella parte sarà sempre la nostra parte. Sempre al fianco di chi nella vita si è sentito imperfetto, ingiusto, sbagliato. E non ha dovuto indossare maschere per nascondersi. Si è mostrato al mondo per quella che era. Un Dio. Con qualche vizio. Ma pur sempre un Dio. Ed un Dio non lo puoi giudicare. Puoi solo restare lì, in venerazione. E religioso silenzio.