Il Napoli rischia di perdere un pezzo storico senza salutarlo

Col contratto in scadenza il 30 giugno, e la possibilità concreta che per questa stagione il calcio possa non tornare in scena, il classe ’87 potrebbe congedarsi dal Napoli così come era arrivato
01.04.2020 18:27 di Arturo Minervini Twitter:    vedi letture
Il Napoli rischia di perdere un pezzo storico senza salutarlo
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

(di Arturo Minervini) - “Era attento all’inesistente, forse sperava ancora”. Una delle frasi più malinconiche di Pessoa sembra raccontare un pezzo dell’anima di Josè Callejon. Perché Josè è stato da sempre così: cacciatore dei piccoli dettagli, affamato di spazi vuoti che potevano trasformarsi in occasioni. Lo spagnolo con la speranza convive forse dal primo giorno della sua carriera, è quello che lo ha reso differente dagli altri. Attaccare la profondità sperando che un pallone arrivi, il movimento alle spalle del difensore come fosse un eterno ritorno al quale inchinarsi dopo un gol.

Un addio silenzioso, senza fare rumore, proprio in pieno stile Callejon. Col contratto in scadenza il 30 giugno, e la possibilità concreta che per questa stagione il calcio possa non tornare in scena, il classe ’87 potrebbe congedarsi dal Napoli così come era arrivato. Quasi nell’anonimato, uscendo di scena in punta di piedi senza alzare la voce o pretendere troppi riflettori.

Sarebbe un finale coerente con l’avventura in azzurro dello spagnolo: puntualmente messo ai margini dai grandi profeti estivi, puntualmente fondamentale quando si mettono da parte le chiacchiere e si inizia a fare sul serio. Sale e copre su quella fascia con la pazienza delle onde, di andare e venire, ricominciare a fluire. Un punto saldo nel cuore di questo Napoli per sette anni, una certezza che dà conforto in piena rivoluzione. Una saldatura nel cuore e nella testa tra passato, presente che adesso si avvicina ad un punto in cui non ci sarà più futura. 

“L'eterna clessidra dell'esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa” caro Josè che sei stato come una garanzia estesa, di quelle che vogliono propinarvi nei centri commerciali. Vigile, attento, appassionato. Uno spagnolo al servizio della corte, un soldato con un cuore che avrebbe i requisiti per chiedere di diventare autonoma provincia in Campania.

Chissà se lo rivedremo ancora in maglia Napoli. Chissà come sta vivendo questi giorni così assurdi, con la paura del Coronavirus a riempiere le giornate. Nei piccoli spazi dedicati a quello che sarà, a quello che faremo dopo, nella testa di Callejon si addenseranno ricordi e nostalgia per un’avventura che volge al termine. Comunque vada a finire non ci sarà che amore per l’unico vero insostituibile di questa era azzurra. 

“Era attento all’inesistente, forse sperava ancora”. Una delle frasi più malinconiche di Pessoa sembra raccontare un pezzo dell’anima di Josè Callejon. Perché Josè è stato da sempre così: cacciatore dei piccoli dettagli, affamato di spazi vuoti che potevano trasformarsi in occasioni. Lo spagnolo con la speranza convive forse dal primo giorno della sua carriera, è quello che lo ha reso differente dagli altri. Attaccare la profondità sperando che un pallone arrivi, il movimento alle spalle del difensore come fosse un eterno ritorno al quale inchinarsi dopo un gol.Un addio silenzioso, senza fare rumore, proprio in pieno stile Callejon. Col contratto in scadenza il 30 giugno, e la possibilità concreta che per questa stagione il calcio possa non tornare in scena, il classe ’87 potrebbe congedarsi dal Napoli così come era arrivato. Quasi nell’anonimato, uscendo di scena in punta di piedi senza alzare la voce o pretendere troppi riflettori. “L'eterna clessidra dell'esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa” caro Josè. Comunque vada a finire non ci sarà che amore per l’unico vero insostituibile di questa era azzurra.

Un post condiviso da Arturo Minervini (@arturo_minervini) in data: 1 Apr 2020 alle ore 9:23 PDT