L’indignazione mediatica a valanga su Mertens: il tribunale dei colpevoli silenziosi ora alza la voce

Dopo Firenze, l’indignazione mediatica si scaglia su Dries Mertens, ora diventato improvvisamente il più grande simulatore del nostro campionato.
26.08.2019 15:37 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
L’indignazione mediatica a valanga su Mertens: il tribunale dei colpevoli silenziosi ora alza la voce
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

(di Arturo Minervini) - Questione di opportunità. Di colori. Di bandiere che pesano più di altre. Magari anche del nome stampato dietro alla maglia, perché in Italia la macchina del fango funziona con regole che sono ormai facilmente rintracciabili. Quando c’è da coprire, si minimizza, si cerca di sviare, si ricercano casistiche del passato per dare meno rilievo ad un determinato episodio. Quando c’è da aizzare la piazza, invece no. Ci si concentra, si ripete in maniera ossessiva lo stesso concetto aiutandosi con le immagini. Tutto condito da una serie mirata di interventi a mezzo stampa.

Dopo Firenze, l’indignazione mediatica si scaglia su Dries Mertens, ora diventato improvvisamente il più grande simulatore del nostro campionato. Fa strano pensarlo, proprio nel campionato dei tuffatori professionisti (solo in casa Juve tra Dybala e Cuadrado si potrebbe avviare una sfida all’ultima simulazione). Fa strano come, alla prima di campionato, subito si siano mossi i vertici arbitrali (in passato colpevolmente silenti per episodi che avevano inciso in maniera CHIARA sull’esito finale del campionato) per colpevolizzare la decisione di Massa: “Se Massa e Valeri verranno fermati? Non ho mai messo nè metterò mai alla gogna i miei arbitri, ma è indubbio che un allenatore fa giocare i calciatori che stanno meglio”. Firmato Nicola Rizzoli, designatore degli arbitri.

Ancora più netto, onestamente troppo, il presidente dell’Aia Marcello Nicchi: “Quello su Mertens non è rigore. Il Var è intervenuto sul rigore di Mertens, ma non hanno capito che c'era un errore, questo mi preoccupa”. Nicchi si scopre improvvisamente moviolista, rinnega la diplomazia che il suo ruolo imporrebbe, punta il dito contro un calciatore e contro gli arbitri che hanno preso quella decisione. Stessa solerzia e durezza mai riscontrata in passato, improvvisa volontà di lanciare un messaggio alla classe arbitrale ed appiccicare un’etichetta che sarà difficile da staccare per Dries.

Sempre la stessa storia. Il potere logora chi non ce l’ha, ma spesso spaventa quelli che lo subiscono. Accade così che si creino discrepanze comunicative che non possono non essere sottolineate. Non è vittimismo, è forma di tutela preventiva contro un sistema che già più volte ha saputo pugnalarti alle spalle. Che i vertici arbitrali si mobilitino anche contro una nuova regolamentazione sui falli di mano in area onestamente fuori dal mondo. Non ci sono leggi che non sono contestabili. Che si attua una disobbedienza civile contro una norma che rischia di ammazzare lo spirito del gioco più bello del mondo.