Osimhen vuota il sacco: "Dura rifiutare l'Arabia, mi avrebbe cambiato la vita! Ma non si gioca solo per soldi..."

Victor Osimhen, attaccante del Napoli, ha finalmente svelato quanto accaduto in estate, col corteggiamento dell'Al Hilal lo scorso agosto, intervento a 'Obi One Podcast', il podcast dell'ex calciatore nigeriano John Obi Mikel: "Quello che è stato detto è vero. Devo essere sincero, non avevo mai pensato di andarmene l'estate scorsa perché il Napoli voleva trattenermi, ma quando è arrivata l’offerta dell’Arabia Saudita, un'offerta enorme, è stato difficile rifiutare. Ho parlato con il Napoli e ho deciso di restare.
È stato pazzesco... Più dicevo di no, più aumentavano l'offerta economica. Mi avrebbe cambiato la vita, loro non si sono mai arresi. Ma io ho detto: no ragazzi, io resto. Se adesso voglio continuare a giocare in Europa? Ma certo.
Ho avuto dei colloqui ad agosto, per me era una decisione enorme da prendere. Ho parlato col Napoli e abbiamo deciso insieme d rifiutare. Non volevo che la gente pensasse che volessi andarmene. E' stata una decisione positiva per la mia carriera. Per quanto a calcio si giochi anche per soldi, c'è anche tanto altro.
In Premier League non ho una squadra preferito, ma avevo due magliette: Chelsea e Manchester United. Tanti miei amici tifano Chelsea, un po' meno Manchester United. La Premier League è un campionato molto apprezzatodai calciatori africani.
Polemica col Napoli? Non è andato tutto per il meglio, ne ho parlato con i dirigenti e ho espresso la mia frustrazione ma ho continuato a fare il mio lavoro. Abbiamo iniziato con un nuovo allenatore, un nuovo stile di gioco. Io non vedo l'ora di tornare in campo per fare ciò che so fare.
Scudetto? A inizio stagione andarono via alcuni calciatori come Insigne, Mertens e Koulibaly. Ricordo che stavo parlando con Anguissa dei giocaotri che sarebbero arrivati, mister Spalletti ci chiese di cosa stessimo parlando e rispondemmo che stavamo parlando della stagione e dei nuovi acquisti. Lui ci disse che se avessimo creduto nei nostri mezzi avremmo fatto una stagione pazzesca. Una cosa semplice che ci motivò tantissimo. C'era uno spirito di gruppo clamoroso, non perdemmo mai per tante partite, in Champions League facemmo bene contro grandi squadra. C'era una motivazione enorme ad ogni partite, vincevamo fuori con Milan e Atalanta, a un certo punto avevamo 11 punti di vantaggio e ci rendemmo conto che eravamo favoriti per lo Scudetto. Anche quando scendemmo a 7-8 punti di vantaggio non ci fu panico, perché tornammo presto a vincere.
La cosa migliore? Spalletti è stato bravo a farci rendere al 100%. Se dai il 90% lui se ne accorge e si fa sentire in allenamento, cerca di affrontarti come se fosse un match di rugby. L'anno scorso anche le riserve davano tutto quando entravano, nessuno meritava lo Scudetto più di noi. Se è vero che Spalletti viveva al centro sportivo? Sì, viveva nel suo ufficio, l'ha fatto per sette mesi. Noi eravamo in campo a fare i torelli, lui arrivava e calciava via il pallone. A quel punto ci faceva correre per il campo per recuperarla. Ci dava indicazioni anche 10 volte, aggressivamente, fin quando non seguivamo le sue indicazioni. Capitava anche che si avvicinasse e passasse al contatto fisico per portarci lì dovevamo andare con i movimenti. Spalletti chiede tantissimo, nello spogliatoio ed in campo: può urlarti addosso a prescindere che tu sia Victor Osimhen o Mario Rui, devi fare ciò che ti chiede e ti spinge a dare il massimo. Noi sapevamo cosa volesse, fin quando non avessimo fatto ciò che ci chiedeva. Spalletti come un padre per me? Abbiamo parlato un paio di volte fuori dal terreno di gioco, è un grande ascoltatore. Anche il suo vice Domenichini, sebbene non parli inglesi. Spalletti è uno dei migliori allenatori d’Italia, per ciò che ha fatto con una squadra come il Napoli.
Kvaratskhelia? E' un calciatore di grande talento, quando decide di giocare non c'è difensore che tenga. E' fantastico. Nello spogliatoio lo amano tutti, ci capiamo subito in campo, sa dove vogliamo la palla. Quando arrivò lo vidi in allenamento e faceva cose strepitose, mi chiedevo chi fosse, lo chiamai in spogliatoio e gli chiesi da dove veniva. In campo spesso parliamo, un po' come Messi e Suarez, per noi è stato bellissimo fare una stagione così. E la città è sempre stata molto affettuosa nei nostri confronti.
La città di Napoli? Avverti l'atmosfera appena esci per andare allo stadio, non solo nel tunnel. Contro il Liverpool fu un inferno, dovette arrivare la polizia a calmare l'entusiasmo. Vedevamo bandiere, fumogeni e vessilli in tutto il percorso, lo stadio è al centro della città. C'erano tanti tifosi e per un calciatore questa è una spinta pazzesca. E loro mi si fermano, tifano sempre. Non c'è niente di simile altrove".
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