Guido Clemente di San Luca a TN - "Ko con Empoli e Spezia per due 'gollonzi', serve equilibrio!"

Posto che ci siamo intossicati il Natale (non ci bastava la pandemia!), è sempre bene provare a ragionare.
26.12.2021 11:30 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Guido Clemente di San Luca a TN - "Ko con Empoli e Spezia per due 'gollonzi', serve equilibrio!"

Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo, Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha espresso per Tuttonapoli le sue sensazioni dopo l'amara sconfitta con lo Spezia.

"Leggo e sento dire un sacco di cose prive di equilibrio, dettate essenzialmente dalla forte delusione. Posto che ci siamo intossicati il Natale (non ci bastava la pandemia!), è sempre bene provare a ragionare. Possibilmente oltre la logica del risultato. Pur sapendo bene che alla fine è quello che conta. Soprattutto per le emozioni, sia di gioia sia di amarezza.

Come con l’Empoli, ho rivisto attentamente la partita. Stavolta a freddo, il giorno dopo. Ed ho trovato infondati moltissimi commenti. La schizofrenia emotiva domina sovrana. Perdiamo con l’Empoli e siamo al massimo da EL. Vinciamo a Milano e torniamo ad essere in lotta per lo scudetto. Perdiamo con lo Spezia e di nuovo dobbiamo guardarci da chi viene dietro per difendere il quarto posto.

Certo, per ragionare bisogna affrancarsi dall’amore azzurro. Ma farlo basandosi esclusivamente sui risultati (come fa la gran parte dei commentatori) non mi convince. Lasciamo il «corto muso» ad Allegri. Pensando a quel modo sarebbe bastato che non fossero entrati i ‘gollonzi’ di Empoli e Spezia, e avessimo realizzato invece una delle decine di palle gol mancate nelle due partite, e si starebbe parlando di un Napoli stellare. Ma come si può? Ripeto, non mi persuade. Io non ci sto, ci vuole equilibrio.

Del resto, l’unica spiegazione che si può offrire sul piano razionale è la solita. Che questa squadra, da sempre, non ha gli attributi. Che per lo più è fatta da mezzi giocatori. Magari soltanto perché i più hanno vinto quasi niente. Qualcuno si spinge a dire persino che non si impegnano, che giocano svogliati, che alla fin fine sono solo dei mercenari. Per me non è così. Più ragiono e più diminuiscono i dubbi che la causa principale stia proprio, paradossalmente, nella imponderabilità.

A me pare anzitutto che vi sia troppa indulgenza rispetto agli errori che – come chiunque – commette pure Spalletti (niente a che vedere con la spietatezza riservata a Gattuso, ma questo è un altro tema). Con lo Spezia, secondo me, ne ha fatti diversi. Nella formazione iniziale, rispetto a quella di Milano, si capiscono Rui per Malcuit e Lobotka per Demme. E persino Mertens per Petagna, prefigurando una difesa a oltranza dello Spezia che si può scardinare meglio con i triangoli in velocità. Ma Politano per Elmas è ingiustificabile, per tre ragioni: il macedone è in stato di grazia; è comprovato che Lozano a sinistra renda la metà; la staffetta Lozano-Politano ha sempre dato ottimi frutti.

Nel secondo tempo ne ha combinate di peggio. Il cambio di Mertens per Petagna è veramente improvvido, doveva uscire Politano. Al 24° Ounas per Zielinski, nuovo errore grossolano, doveva uscire uno fra Lozano e Politano. Alla mezzora Elmas per Lobotka, altro grave sbaglio: per una decina di minuti, fintanto che non fa entrare Demme per Politano (con Ghoulam per Mario Rui), la squadra diventa acefala. Il piano tattico iniziale – condivisibile benché attuato con l’errore di non schierare Elmas – con i cambi avrebbe richiesto di esser rafforzato, non rinnegato. Petagna andava affiancato a Mertens. Ounas doveva sostituire uno degli esterni, non Zielinski. Lobotka (ma forse Anguissa, in affanno già da San Siro) andava sostituito con Demme.

Detto ciò, nessuna croce sul mister. Fra meriti e demeriti il suo bilancio fin qui è largamente in attivo. Anche perché – diciamolo – pur con tutti i limiti evidenziati, la partita meritava di vincerla il Napoli, largamente. Eppure diffusamente lo si nega. Gettando la croce sulla squadra, per esclusivo effetto della teoria del «corto muso». Quasi come se si avesse pudore a giustificare ancora una volta con la sfiga l’andamento altalenante. Embé, se ogni volta nel momento decisivo questa squadra perde non può essere un caso! Ok, ma allora qual è il problema? La mancanza di convinzione, o di personalità? Si era detto che il merito più grande di Spalletti (rispetto a Gattuso) fosse stato proprio l’aver consentito alla squadra di superare questo limite.

Consiglio a tutti di rivedere la partita a freddo. Tenendo in considerazione, nel giudizio, che mancavano Koulybaly, Fabian, Insigne e Osimhen. Perché con la storia che siamo forti comunque, ci si dimentica quanto alcuni giocatori siano necessari per scardinare le difese a oltranza.

Ebbene, primo tempo di dominio assoluto, anche se sterile. Ma non svogliato, pigro o indolente. Abbiamo avuto 3-4 occasioni non fortunate (Politano, Mertens, Lozano, Anguissa). E becchiamo l’autogol di Juan Jesus per un caso incredibilmente fortuito. Commento: totale difetto di Kairos (l’ho già richiamato lo scorso anno) e rimpianto per l’indisponibilità di chi è più capace di fare il gioco palla a terra. Nel secondo tempo si è comunque giocato praticamente sempre nella metà campo avversaria. Nonostante l’errore nel cambio di Mertens, le occasioni sono varie, sia pur connotate da ansiosa mancanza di lucidità. Le elenco: Lozano a volo su punizione; gol di Lozano annullato; gol annullato a Petagna (con fallo reciproco del difensore); tiro di Rui (deviato di mano in area); tiro di Politano deviato in corner; tiro di Lozano a porta vuota; tiro di Zielinski; altro tiro di Zielinski; colpo di testa di Jesus; ancora Zielinski; tiro di Lozano; tiro di Ounas; tiro di Elmas; tiro inguardabile di Ounas; tiro di Di Lorenzo e poi di Rahmani; tiro di Anguissa parato (e sulla ribattuta calcio di rigore negato per fallo su Ounas); traversa su colpo di testa di Elmas; colpo di testa di Di Lorenzo. In più, almeno tre palle clamorosamente rimesse rasoterra in mezzo all’area senza trovare il compagno per battere a rete.

Una squadra che fa tutto questo non è accusabile di scarso impegno, o di arrendevolezza, o di mancanza di convinzione, o d’esser umorale. Nonostante le assenze, non si è risparmiata. Fino alla fine. Esibendo sicuramente carenza di lucidità (ma questo anche per le scelte un po’ confuse di Spalletti). E denunciando una qualche stanchezza, più che comprensibile non avendo forse ancora superato le fatiche di Milano (come è stato correttamente osservato, «alla lunga gli infortuni li paghi»). Nondimeno, come con l’Empoli, il risultato giusto sarebbe stato la vittoria.

E invece questo è il pallone. Così com’è la vita. Per un po’ puoi anche provare a sopperire ai vuoti. Senza Kairos, però, non si va da nessuna parte. Mi chiederete: ma che cos’è? Due esempi. Il Milan va in vantaggio dopo il pareggio dell’Empoli per una papera del portiere che a Napoli ha fatto il fenomeno, e si trova il cammino spianato. L’Inter non ha perduto insieme De Vrj, Barella, Brozovich, Dzeko e Lautaro: se accadesse, farebbe meglio del Napoli falcidiato dai noti infortuni?

Checché se ne dica, la rosa è competitiva per lo scudetto. Ma per vincerlo devono incastrarsi tante circostanze. Continuiamo pure a cercare spiegazioni ‘scientifiche’, o semplicemente razionali. Sarei felice, ricevendole, di esserne persuaso. Il pessimismo cosmico per cui «l’impianto di questa squadra è da rifondare», ché è «troppo molle e caratterialmente incapace di tenere alta la concentrazione per due partite di fila». E giù con giudizi impietosi («mezze cartucce» col «cervello da gallina») su Insigne, Zielinski, Lozano, Mertens, Mario Rui. Salvando soltanto Koulibaly, Di Lorenzo, Fabian Ruiz ed Oshimen. Oppure raccontando la favola che ognuno è artefice del suo destino. Come se valesse in assoluto! Per carità, impegno tenace e convinzione sono indispensabili. Ma ci vuole pure Kairos. Continuo a credere che il calcio sia come la vita. Talora, spiegare i fenomeni con la imponderabilità, benché paradossale, è alla fine veramente la soluzione più ragionevole!

E comunque, è ancora tutto da giocare. Vedremo a Torino, per la Befana. Se dovessimo vincere tornerebbe l’entusiasmo e si riprenderebbe a parlare di scudetto. Così come adesso, senza equilibrio.