Guido Clemente di San Luca a TN sul gol annullato a Rrahmani: "Sospetti dolorosi"
Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo all'Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha espresso alcune considerazioni sul gol annullato a Rrahmani a Bergamo.
"Sabato a Bergamo s’è riproposta con ogni evidenza la questione ‘legalità’ nell’applicazione del Regolamento. E non bisogna farla passare sotto silenzio solo perché alla fine c’è andata bene, come s’è fatto pochi giorni fa per la incredibile vicenda della Nazionale contro l’Ucraina (le dichiarazioni di Ceferin prima della gara, e la pacata rassegnazione di tecnico e giocatori ucraini dopo, allargano ombre gigantesche sulla regolarità delle competizioni). A parte i mancati gialli per le plateali calpestate (step on foot) su Kvara – quando Natan era stato ammonito per una mera negligenza e senza che ricorressero i presupposti di una S.P.A., Stopping a Promising Attack –, a destare non infondati sospetti è la rilevazione del fuorigioco di Rrahmani. In proposito qualcuno invoca il cambiamento della regola. Ma non è questo il problema. La regola non c’entra. Si tratta invece della sua applicazione. Non è, infatti, questione di millimetri o centimetri. Men che meno di discrezionalità. Se pure si reinserisse la ‘luce’, non cambierebbe alcunché, la questione si riproporrebbe. Luce di quanto? 5 centimetri, 10? E come si dovrebbe rilevare? La questione si sposterebbe solo nello spazio, ma rimarrebbe intatta. La verità è che si tratta di un mero accertamento tecnico (non di valutazione di un fatto, che, per definizione, lascia discrezionalità). Ma pure l’accertamento tecnico può fallire. Per due ragioni, che non hanno a che vedere con la discrezionalità (la quale, in questa fattispecie normativa, non esiste).
Un accertamento tecnico può essere fallace a) per la difettosità dello strumento adoperato (la macchina è difettosa); oppure b) per la incapacità o la ‘truffaldineità’ dell’operatore (suo comportamento inetto o illecito nel fissare correttamente il fotogramma al momento del passaggio e nel trasformare il filmato ‘reale’ in quello ‘tecnologico’). I possibili rimedi a queste opacità sono tre.
1) Trasparenza dell’attività (gli utenti hanno diritto di conoscere in tempo reale come viene svolta l’azione di accertamento: non si capisce cosa ci sia da nascondere dell’operato del VAR).
2) Indipendenza/terzietà dell’operatore (gli utenti non devono poter sospettare che gli operatori siano ‘addomesticabili’: non si capisce perché l’AIA non sia indipendente e perché restino oscuri i procedimenti per le designazioni).
3) Apertura di inchieste del giudice penale per “frode sportiva” (si dovrebbe porre rimedio alle illiceità anche con la funzione deterrente della pena, perché pur adottando i più accorsati accorgimenti preventivi è sempre possibile delinquere, e la delinquenza va punita). Solo così potrebbero – se non eliminarsi del tutto – almeno cospicuamente ridursi i sospetti. Ma ahimè sembra non esservene alcuna intenzione. Ieri a Bergamo abbiamo dovuto attendere il secondo tempo per rivedere il gol di Rahmani. Perché? E perché nel filmato ‘tecnologico’ non si vede l’immagine dei due giocatori alla destra del kosovaro, i quali in quello ‘reale’ sono ben evidenti? Com’è brutto ingrigire, e quindi rendere triste, anche una delle poche cose che almeno alleggeriscono un po’ lo sgomento per il fosco scenario della contemporaneità".
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