Guido Clemente di San Luca stronca le polemiche da Salerno: "Infondate lamentele dei cugini"
Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo all'Università della Campania Luigi Vanvitelli, fa il punto della situazione in vista della Supercoppa.
"Non ho titolo per esprimermi, se non quello di tifoso malato (pur se, per più di 50 anni, sono stato giocatore – scarso, ma tenacissimo – e allenatore – un po’ meno scarso, ma ugualmente grintoso – di calcio amatoriale). Trovo, tuttavia, francamente inappropriati e ingenerosi alcuni giudizi/commenti (non tutti) sul derby, sia di giornalisti ed opinionisti (io non lo sono!), sia di sapientoni da tastiera che spadroneggiano sui social. Questo è il tabellino di Napoli-Salernitana: Tiri totali 19-6; Tiri in porta 7-2; Possesso palla 71%-29%; Passaggi 724-304; Precisione nei passaggi 89%-69%; Calci d’angolo 8-3. Ora, nessuno può dire di aver assistito ad una partita tecnicamente esaltante. La squadra però si è battuta con orgoglio. Sì, la qualità del gioco non è la stessa di prima. Ma non è vero che manca l’organizzazione, che non ha idee, che si affida soltanto agli slalom di Kvara.
Solo uno sconsiderato potrebbe dire che il risultato conseguito abbia dissolto dubbi e perplessità. Ciò nonostante, dove sta scritto che non si possa andare lontano? Anche con Spalletti si faceva gran fatica di fronte alle squadre che si chiudevano in 11. Per me le trame di gioco sono del tutto simili a quelle degli ultimi anni. Solo che, quando le sviluppi con una squadra emotivamente sfiduciata, atleticamente non proprio a lucido (sabato, comunque, meglio) e priva di giocatori di qualità (Osi, Zielinsky, Anguissa, Lozano, ecc.) tutto si fa più difficile. È per questo che non trovo infondata la frase di Mazzarri (molto criticata): «Ho rivisto la squadra giocare a calcio». Sì, e non è vero che abbia cambiato modulo (né che non creda in quello che ha ereditato). Continua a giocare col 4-3-3, con qualche accorgimento, alla bisogna passando talvolta (non diversamente da Spalletti) al 4-2-3-1. Non capisco poi come si sappia che il Napoli si alleni male. E inoltre, è vero che alla fine le Curve stavano per contestare, nondimeno hanno sostenuto la squadra per tutto il tempo.
Allora Walterone è immune da critiche? Certo che no. Ho trovato inspiegabile il cambio Politano-Zerbin. E soprattutto che il mister abbia fatto tre slot di un solo giocatore. Io, insieme a Raspadori per Gaetano, avrei fatto entrare Demme al posto di Cajuste. E poi, eventualmente, Lindstrom per Politano. Sono due anni che dico (come sempre inascoltato) che Demme è forte e che, a cominciare da Spalletti, è stato sottovalutato. Mentre invece è sopravvalutato Raspadori (anche nel derby insufficiente). Nella rivitalizzazione con Gattuso, Demme fu decisivo. Poi inspiegabilmente Spalletti lo ha accantonato. Deve giocare (l’eventuale Barak non è meglio di lui). Così come Zielinsky. Non è stato lui a far perdere soldi al Napoli, bensì la società a non rinnovargli il contratto in estate, insensibile al fatto che, per l’azzurro, Piotr aveva rinunciato a una vagonata di milioni arabi.
2. Veniamo alla (ormai purtroppo consueta) questione arbitrale (qui, invece, trattandosi di diritto, mi esprimo a pieno titolo, molti facendolo senza averne). Liquidiamo subito le infondate lamentele dei cugini. Stavolta non hanno subìto alcuna decisione illegittima. Fazio dà un calcio a Simeone. Demme non commette irregolarità sul colpo di testa per Rrahmani. Simi e Rrahmani si trattengono reciprocamente. L’accertamento dei tre fatti esclude una loro diversa qualificazione giuridica. È insopportabile che si possano seguire le mistificanti affermazioni sui «rigori dell’epoca moderna», che 20-30 anni fa non sarebbero stati fischiati. Trattasi di considerazione del tutto irrilevante e assai pericolosa. Perché, per un verso, alimenta la corrente di pensiero che legittima il potere arbitrario degli arbitri. E, per altro verso, cancella il progresso delle regole. Il calcio si fa secondo regole e queste sono state cambiate per tutelare chi gioca bene, non i picchiatori. Per capirci, Kvara et similia vanno protetti, e i vari Gatti, Mancini & co. espulsi al secondo fallo intimidatorio.
Anche per ciò, merita di essere commentato l’arrogante intervento di Rocchi in conferenza stampa a Coverciano che, d’ufficio, ma senza pudore, ha difeso la categoria: «Adesso iniziamo a non sopportare più qualunque cosa venga detta». Invece di minacciare cause, sarebbe bene che si confrontasse senza omertà sul vero problema. La grave impreparazione giuridica (sua e di gran parte degli arbitri e addetti al VAR), condita da proterva e sfacciata supponenza nel definire il compito del VAR: «Deve intervenire solo per cose evidenti, enormi, gigantesche». E ancora, «Deve essere una cosa evidentissima, sfuggita all’arbitro, ma ora si chiede sempre di più l’intervento della televisione». Aggiungendo che vuole «arbitri che decidano perché chi decide toglie responsabilità al VAR. Capite bene che il chiaro ed evidente errore non è nemmeno facile da quantificare». Palese dimostrazione che sono arroccati a difendere un insopportabile potere libero dalle norme. Per poter chiedere rispetto, non c’è altro modo che predicare l’osservanza delle regole e comportarsi secundum legem. Affermare che «Con le buone o con le cattive, gli arbitri devono farsi rispettare» significa inequivocabilmente pretendere potere arbitrario, laddove dovrebbero esibire umiltà e spirito di servizio. Addirittura, chiede «alla giustizia sportiva di essere dura». E persino di «Non parlare degli arbitri nelle dodici ore successive alla partita». Ci manca solo questo: dopo i danni pure la beffa!
Ripeto, pedante, le spiegazioni. Ogni episodio concreto (sebbene nell’accadimento sia caratterizzato da inscindibile unità) va concettualmente scomposto nelle tre diverse attività di cui la fattispecie consta: a) accertamento del fatto; b) qualificazione giuridica del fatto; c) comminazione della sanzione. L’accertamento del fatto non richiede alcuna valutazione soggettiva. Un fatto accade o non accade. La sua rilevazione ben può sfuggire all’arbitro (errore scusabile). Non può però sfuggire al VAR, che ha il dovere istituzionale di chiamare l’arbitro alla revisione video.
Ha il VAR spazio di valutazione sul se chiamare l’arbitro? Il testo della disposizione è effettivamente ambiguo. La norma infatti dispone che il VAR «può assistere l’arbitro soltanto in caso di “chiaro ed evidente errore” o “grave episodio non visto” in relazione a: a. rete segnata / non segnata b. calcio di rigore / non calcio di rigore c. espulsione diretta (non seconda ammonizione) d. scambio d’identità (quando l’arbitro ammonisce o espelle il calciatore sbagliato)». Stando alla lettera di tale singola disposizione, sembra che spetti al VAR valutare se l’errore sia «chiaro ed evidente», o se sia «grave» l’«episodio non visto». Ma, ad una lettura sistematica del testo del Protocollo, nel suo insieme articolato, non è così. All’esito di questa si capisce facilmente che chiarezza, evidenza e gravità costituiscano una pletorica ridondanza verbale, seguendo la quale si vanificherebbe il senso complessivo e la finalità ultima della disciplina.
Ed invero, il Protocollo, subito a seguire, afferma perentoriamente che «La decisione finale viene sempre presa dall’arbitro, o in base alle informazioni del VAR [rilevazioni oggettive] o dopo che l’arbitro ha intrapreso una “revisione sul campo” (OFR = On Field Review)». Al VAR, quindi, non compete alcun potere di qualificazione giuridica del fatto (e cioè se il fatto integri la fattispecie di «negligenza», «imprudenza», «vigoria sproporzionata», «grave fallo di gioco» o «condotta violenta», contemplate dalla Regola 12). Stando al Protocollo, la qualificazione giuridica del fatto spetta in via esclusiva all’arbitro, all’esito della «revisione sul campo» chiamata dal VAR, che ha il compito (doveroso) di rimediare al mancato accertamento (per errore scusabile dell’arbitro) del fatto falloso. La sussistenza del fatto è in sé inopinabile. L’arbitro può non rilevarlo. Il VAR invece non può non rilevarlo, a meno di agire con dolo o colpa grave, così commettendo un errore inescusabile (se non intenzionale). Rocchi dovrebbe esprimersi su questo: la qualificazione giuridica del fatto falloso tocca o no, sempre all’arbitro, che, all’esito della revisione allo schermo, deve decidere come esso debba essere qualificato, e poi, per conseguenza, la sanzione disciplinare da eventualmente comminare (ammonizione o espulsione diretta)?
3. Guardando avanti, dobbiamo riconoscere che il gol di Rrahmani ha rappresentato – con le efficaci parole di Minervini – «un fotogramma di felicità di cui tutti avevamo bisogno». Sul ritiro, tuttavia, la dichiarazione del kosovaro non mi è piaciuta (come quella del capitano), apprezzando invece le parole di Mazzarri. Dobbiamo consegnare la meraviglia vissuta alla memoria e custodirla con gioia. Adesso però occorre ricostruire la fiducia. Io ho visto miglioramenti, fisici e psicologici. Se Rrahmani ha dato la sensazione che possano essersi arresi («quest’anno sarà così»), mi attacco alla dichiarazione del Cholito: «E ora testa alla Supercoppa!». Bella. Come l’esultanza sua e di Kvara. A Riyad farei giocare a centrocampo Demme, Lobotka e Zielinsky (con licenza di offendere dialogando con Kvara). E dietro Ostigard per Juan Jesus. Puntando a vincere!".
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