Alla scoperta di Alex Berenguer: in 3 anni da carpentiere a calciatore

In attesa di sapere se sarà proprio Berenguer il primo rinforzo azzurro per la prossima stagione andiamo a scoprire qualcosa in più sul giovane esterno spagnolo. Partiamo dai dati anagrafici: Alejandro Berenguer Remiro nasce il 4 luglio 1995 a Pamplona, capoluogo della comunità autonoma della Navarra. Classico talento precoce, dopo essersi messo in mostra in alcuni tornei provinciali, a 10 anni riceva la chiamata dell’Osasuna, il primo passo verso un sogno che gli appare chiaro fin da bambino: diventare calciatore. Interamente assorbito dalla consueta trafila nelle giovanili, Álex trascura gli studi, ma il salto nel professionismo si rivela meno scontato del previsto, così il padre finisce per rimediargli un lavoro. Svegliarsi ogni mattina alle 6 per realizzare pallet però è un orizzonte che non lo soddisfa e finisce presto per stancarlo. A seguito di un’ottima stagione in Tercera Division con la squadra riserve (9 reti in 33 presenze) arriva finalmente l’opportunità della vita: l’Osasuna decide di aggregarlo alla prima squadra per il ritiro estivo 2014/15. Il ragazzo spicca subito per ambizione e predisposizione al sacrificio, esordisce tra i professionisti nel secondo turno della Copa del Rey ma col tempo viene relegato ai margini della rosa, almeno fino all’arrivo del suo mentore Enrique Martín Monreal.
“Calciatori come Álex ne esistono pochi”, tra i due nasce subito un certo feeling, e questa dichiarazione del tecnico ne è una chiara testimonianza. Merito di una indubbia unità di vedute, di un legame fortificato dal comune motto: “Senza sacrificio non si consegue nulla”, qualcosa di molto simile in fondo al Sarriano “È solo con il duro lavoro che si ottengono i risultati”. Berenguer acquista una notevole fiducia che si riflette sul campo ad ogni dribbling e ad ogni sgroppata sulla fascia, una determinazione che lo porta ad essere la vera rivelazione della Segunda Division 2015-16. Nel giro di tre gare conquista la titolarità grazie ad una encomiabile costanza di prestazioni ed una spiccata duttilità che gli permette di essere impiegato alternativamente come esterno destro e sinistro, seconda punta e terzino. Lo stadio El Sadar diventa un viavai di osservatori e talent scout, e l’Osasuna non tarda a rinnovargli il contratto fino al giugno 2020. Alla fine in 38 presenze totalizza 3 gol e 4 assist, prestazioni che contribuiscono e non poco alla promozione dei Rojillos nella massima serie.
In estate l’Athletic Bilbao fa sul serio arrivando ad offrire cifre importanti, ma al termine di un lungo tiremmolla si decide di comune accordo per la permanenza a Pamplona. La stagione 2016/17 tuttavia appare da subito molto difficile e si conclude non a caso con l’immediata retrocessione in Segunda Division. Berenguer però si rivela un elemento imprescindibile per tutti e tre gli allenatori che si avvicendano sulla panchina osasunista, e con 2 reti e 7 assist tra Liga e Coppa Nazionale partecipa a 9 dei 43 gol stagionali della sua squadra dimostrando una enorme influenza in fase offensiva, viste anche le diverse partite saltate per noie muscolari.
Per Álex è arrivato dunque il momento di confermarsi a livelli importanti cercando di fare il definitivo salto di qualità. Gli estimatori sono tanti, si va dalla Spagna alla Germania e all’Inghilterra, ma i due club maggiormente interessati restano ovviamente il Napoli e l’Athletic Bilbao. L’Osasuna spingerà ovviamente per ottenere tutti e 9 i milioni della clausola rescissoria (che da luglio salirà a 10) ma non è escluso che ci si possa accordare per cifre minori.
Si tratta della scelta giusta per i partenopei? Berenguer è un giocatore rapido e dotato di una buona tecnica di base. La sua posizione preferita è quella di esterno alto. Impiegandolo sulla destra spiccano le sue doti atletiche ed un innato senso del movimento senza palla, utilizzandolo sulla corsia mancina si possono apprezzare l’abilità nei dribbling e le doti balistiche che gli hanno permesso di realizzare lo splendido gol alla Insigne contro l’Alavés. Motorino instancabile dal futuro luminoso nonostante ancora qualche pecca in fase difensiva, rappresenterebbe il classico investimento per il futuro, soprattutto in virtù della vera peculiarità d’El Pollito (il pulcino, questo il suo soprannome), la sua straordinaria capacità di apprendimento, di assorbire come una spugna ammaestramenti e consigli preziosi. A Napoli infatti oltre a ritrovare quel mare spesso rimpianto d’inverno, custodito nei ricordi delle vacanze estive con i genitori a la Isleta del Moro, vicino Almeria (città natale del padre), troverebbe senza subbio l’ambiente giusto per crescere, un maestro tattico come Sarri e una chioccia inimitabile come il connazionale Callejon.
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