Da 0 a 10: la reazione di ADL, l’annuncio choc di Spalletti, l'umiliazione a Mertens e Malcuit in gita al Comicon

Zero alla maglia calpestata. “Odio gli indifferenti” è la frase che riassume lo sdegno che lascia in eredità l’imbarazzante messa in scena di Empoli. Un’accusa che si rivolge prima di tutto agli uomini, un tradimento che riguarda questioni serissime come il rispetto e la decenza. Il calcio resta quasi sullo sfondo, si fa crepuscolo, quando a essere pugnalate sono storia, origini, un passato che è fatto di gente che ha sputato sangue per quei colori. E nessuno, davvero nessuno, può osare di non rispettare quello che è stato. Gli uomini passano, le idee restano. E le idee meritano fedeltà senza condizioni.
Uno il punto raccolto in tre gare. Come rubare le caramelle a un bambino, anzi un gelato che si scioglie tra le mani di un bambino che non reagisce. Quando serviva andare oltre, il Napoli si rintana nella caverna delle proprie paure. Si tappa orecchie, occhi, cuore. Non sa più dove andare, cosa fare. Smarrito come una pecorella che proprio non vuole uscire dal gregge. Sensazione di vuoto assoluto, passeggiando sulle sponde del coraggio di questa squadra.
Due giorni e poi tutti in castigo. “Ritiro permanente” annuncia su Twitter il club. Perchè guai a metterci la faccia. Perchè nel 2022 una società come il Napoli affida ogni comunicazione a pochi caratteri sui social. Un gap troppo netto con altre dirigenze, con altre strutturazioni societarie. Uno dei peccati originali della gestione De Laurentiis, furente dopo il ko di Empoli. E ci mancherebbe. Bisogna crescere anche lì presidente. Marotta all’Inter è l’esempio pratico di quanto un dirigente di spessore possa invertire la rotta. Adl furioso e muto, una triste costante.
Tre punti dell’Inter contro la Roma. Da eterni illusi, ci eravamo rammaricati per la vittoria dei nerazzurri in chiave scudetto e invece finisce pure che bisogna ringraziare la squadra di Inzaghi che tiene lontani i giallorossi in ottica qualificazione Champions. Fare sogni troppo grandi con questo Napoli è come passeggiare sulla scala di un pollaio.
Quattro cambi, tutti disastrosi e Spalletti si concede il lusso di non rispondere sul tema. Dovrebbe invece spiegarne di cose, partendo da questo accanimento inspiegabile contro Mertens: farlo giocare così poco, toglierlo dal campo nel momento migliore quando c'era gente che passeggiava in mezzo al campo è un errore imperdonabile. Ancora una volta il talento di Ciro è stato mortificato e non esistono motivi razionali. Luciano ha voluto fare la guerra col mito di Dries, ma le ossessioni non portano a nulla di buono. I suoi precedenti con Totti avrebbe dovuto insegnargli qualcosa…
Cinque secondi di follia ed una scelta che sa di condanna. Meret si gioca forse il futuro azzurro con quella scelta sciagurata, che può essere macchia difficile da cancellare. Esita Alex, esita tra le incertezze di una maturità latente. Si perde e non c’è nessuna spiegazione, semplicemente la risposta di un cuore che forse non riesce a reggere certe pressioni. “La mia ambizione ha superato di gran lunga il mio talento” dice George Jung nel finale di Blow. Forse per il ragazzo vale il contrario: un talento non supportato da una personalità adeguata.
Sei punti per l’Empoli, zero per il Napoli in due gare. “In fondo, è solo un trucco. Sì, è solo un trucco” come ci insegnava Jep Gambardella. Questo dato è ‘La fine’ di tutto il resto, annulla ogni discorso o valutazione. Sovrasta le considerazioni tecnico-tattiche, ci illumina su una verità che spesso facciamo finta di non vedere. Negazionisti ad oltranza dei limiti di questa squadra, che infrange promesse come collanine rotte sulla spiaggia. E intanto Spalletti non rispondendo fa un annuncio choc sul futuro, quando sembrava scontata la conferma. Sembrava…
Sette gare con due minuti prima di Empoli per Malcuit che entra e fa più danni di una piaga d’Egitto. Confonde il Castellani con la Mostra d’Oltremare e pensa di essere al Comicon: il cosplay da terzino destro si rivela un disastro. La superficialità con cui affronta il match è irriguardosa per un club che lo ha pagato per troppi anni, avendo in cambio poco o nulla. Il 30 giugno andrà in scadenza, ma sarebbe davvero doloroso vederlo ancora indossare la maglia del Napoli in questo finale di stagione. Scelga altri personaggi: il terzino gli viene davvero male.
Otto minuti e tre gol presi. Come rinunciare alla contesa, sul ponte sventola una improvvisa e immotivata bandiera bianca. Quella che per lunghi tratti è stata la miglior difesa del campionato, ne becca tre dall’Empoli in otto minuti. Spalletti fa lo struzzo, da settimane infila la testa sotto la sabbia per non affrontare la realtà: la solidità del Napoli era smarrita da tempo. L’ultima gara con la porta involata risale al 2 febbraio sul campo del Venezia: da allora si è preso sempre gol.
Nove in campionato giocando come se fosse una concessione, una cortesia di Spalletti. Mertens segna in Serie A ogni 125’, ha segnato 146 volte in maglia Napoli, eppure Spalletti lo ha confinato al ruolo di comparsa. Gli ha affidato qualche raro cameo come in un film di Hitchcock e ci voleva convincere di avere pure ragione. No, Luciano, no. Con Dries hai toppato clamorosamente, una gestione fallimentare del talento più brillante del Napoli. Ciro andava preservato, vissuto come una meravigliosa opportunità e invece Spalletti lo ha utilizzato col fastidio di chi teme che tale grandezza possa fungere da ombra sui proprio meriti. Un imperdonabile doppio errore.
Dieci reti, la seconda su azione (pure col mancino). Insigne e Ciro si abbracciano dopo la rete del raddoppio e pare di vedere un capitolo pronto a chiudersi nella libreria della vita. Insensato richiamarlo in panchina in una delle gare migliori della stagione, così com’era accaduto con la Roma. Quando giocava malissimo restava in campo fino allo sfinimento, ora che sta bene viene richiamato anzitempo in panchina. Il riassunto di una gara in cui il Napoli non ci ha capito nulla, a partire dal suo allenatore. Effetto domino inevitabile.
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