L’estremo rimedio: la verità la conosce solo Ancelotti

"Come pensare di trovare un tecnico migliore di Ancelotti? Porre la questione in questo modo è già un errore..."
12.11.2019 21:00 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
L’estremo rimedio: la verità la conosce solo Ancelotti
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(di Arturo Minervini) - È il tema del giorno. Della settimana. Sarà anche quello del mese, in questa lunga sosta che potrà restituire un minimo di lucidità nelle analisi dopo i giorni dell’abbandono. Sì, il Napoli si è lasciato andare. Si è trovato a gestire una situazione nuove, un’imperfezione del sistema e non ha saputo immediatamente proporre una soluzione valida. È sicuramente un limite, ma vale la pena soffermarsi qualche secondo proprio su questo aspetto.

Mai così in difficoltà. Lo zoccolo duro di questa squadra, insieme ormai da tanti anni, mai si era trovato a gestire una serie di eventi ad un forte impatto emotivo. I risultati che non arrivano, la frattura tra i senatori e la società nella notte maledetta post-Salisburgo, una contestazione così aperta e cruda dai tifosi nell’allenamento del San Paolo. Insomma, una cascata emotiva che ha finito per stravolgere, quasi anestetizzare una squadra che contro il Genoa ha palesato una grave forma di apatia, mista a paura e chissà quante altre sensazioni contrastanti. 

Nel calderone, ci sono finiti i calciatori, e ci è finito inevitabilmente anche il tecnico. Sembrano questioni differenti, è già questo è un primo errore nel valutare la situazione. Stupisce proprio il distacco che si è creato, tra tre entità che sembrano adesso viaggiare su rette parallele, destinate a non incontrarsi. Tutti attendevano una reazione di nervi nel match di sabato sera, tutti si aspettavano di vedere una squadra con la voglia di dimostrare qualcosa a qualcuno. Magari al presidente, magari all’allenatore, perché nello sport identificare un nemico a cui voler dimostrare qualcosa è sempre un incentivo in più. Invece, niente.

Questa considerazione apre al discorso sul futuro di Ancelotti. Cosa fare? Come pensare di trovare un tecnico migliore di Ancelotti? Porre la questione in questo modo è già un errore. Il calcio non è un processo statico, nel quale basta spostare coppe vinte e trofei e trovare la formula giusta. No. Il calcio è fatto di una miriade di componenti, emotive e fisiche, che nessuna squadra o vittoria e mai replicabile. Ancelotti resta un’istituzione, ma le domande da porsi sono due: il suo metodo è quello migliore per far rendere il materiale messogli a disposizione? Secondo interrogativo: Ancelotti ha il controllo di questo gruppo? Perché nel post concitato di Napoli-Salisburgo non ha svolto funzione di mediatore, di leader capace di influenza questa scelta. L’estremo rimedio, ovvero il possibile divorzio prematuro con il tecnico, ha alla base queste due domande: se Ancelotti dovesse avvertire di non avere più il controllo della situazione, forse sarebbe opportuno fare delle valutazioni con De Laurentiis. Nell’interesse di tutti, nell’interesse di tre entità (squadra/tecnico/società) che dovevano essere un corpo solo e che invece si sono scoperte tremendamente distanti in una folle notte di novembre.