Un contratto sospeso come un caffè

(di Arturo Minervini) - “Quando qualcuno è felice a Napoli, paga due caffè: uno per sè stesso, ed uno per qualcun altro. E' come offrire un caffè al resto del mondo”. Firmato Luciano De Crescenzo, che raccontava mirabilmente l’amabile tradizione tutta napoletana di dare all’umanità per il puro gusto di farlo. Senza conoscere il destinatario, senza attendersi ringraziamenti. Caffè sospesi, come questo tempo frazionato dentro una quarantena che ha bloccato il mondo ed inevitabilmente anche il pallone.
In questo lungo periodo di riflessione si infilano anche i dubbi di Dries Mertens e, soprattutto, le tentazioni per un calciatore che tecnicamente andrò in scadenza il 30 giugno, al netto delle possibili proroghe in caso di ritorno in campo. In molti bussano alla porta del belga, qualcuno anche da Milano dove c’è un Romelu Lukaku che spinge per ritrovare il compagno di nazionale.
Un contratto sospeso. Sembrava tutto fatto, Aurelio De Laurentiis e Mertens si erano seduti ad un tavolo ed avevano fatto tutto quello che andava fatto. Si erano riscoperti incredibilmente vicini, ad un passo dal dirsi un sì che andava macchiato solo con l’inchiostro. Poi la pausa, le convinzioni che cambiano, le paure che avanzano da ambo le parti. Tutti in attesa, aspettando di entrare in quel bar e chiedere se magari qualcuno ha lasciato un contratto sospeso da firmare.
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