Calciopoli, tutte le telefonate: così Moggi gestiva il potere

Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto, i designatori mossi con il filo da Moggi senior: ci sono anche loro. Si comprende cliccando su questi "file" come abbiano in odio Pierluigi Collina, l'arbitro che li oscura: quando gli devono affidare una partita importante la motivano con obblighi di norma. Fosse per loro, Collina farebbe l'anticipo di serie B ogni venerdì sera.
E poi si comprende, in maniera ancora più netta, che i due designatori si detestano reciprocamente. "Quello è pericoloso, uno scemo", dice Bergamo di Pairetto. "Quello è un matto", replica Pairetto a terzi. Difficile immaginare che per le sei stagioni in cui hanno governato - per volontà delle sette sorelle e per aiutare la grande madre Juve - si siano prodotte designazioni arbitrali credibili. Sono colloqui fatti di soprannomi tra persone che non si rispettano e che, se possono, si fregano: il numero uno, appunto, e poi Pinochet, Atalanta, il rospo, la combriccola romana, Zio Fester. I linguaggi, spesso, sono banalmente cifrati: c'è l'omino, ci sono "i personaggi" e poi "x e y". Molti degli intercettati temono le intercettazioni e, non a caso, per gestire le comunicazioni più delicate usano schede protette o rimandano i colloqui "a quando ci vediamo di persona". Istruttiva e didascalica è la consegna certosina dei regali ai ministri, ai giornalisti potenti. Moggi è un maestro nel dare istruzioni e indirizzi ai suoi portaborse ed è professore, appunto, nella consegna dei biglietti di tribuna: a finanzieri e uomini Digos, questori, dirigenti avversari, fratelli di calciatori. "Dagli la Tribuna Ovest, quello non conta", istruisce. Il giudice Calabrò? "Cinque di tribuna d'onore". Ci sono tante parolacce, in questi file, i giudici dell'Arbitrato ne sono rimasti scioccati. L'italiano è incerto, ridotto al minimo indispensabile.
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