Da 0 a 10: voci choc sulle dimissioni, la denuncia ai traditori della maglia, le follie di Rino Guardiola e il colpo basso di Callejon

Disastro Napoli: altra sconfitta al San Paolo. Gattuso barcolla, De Laurentiis tace, Callejon sbaglia due gol assurdi ed il San Paolo piange
19.01.2020 12:47 di Arturo Minervini Twitter:    vedi letture
Da 0 a 10: voci choc sulle dimissioni, la denuncia ai traditori della maglia, le follie di Rino Guardiola e il colpo basso di Callejon
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(di Arturo Minervini) - Zero ad una strada deserta, ad un silenzio che disturba, inquieta e racconta errori disseminato su un terreno ora più arido di un’anziana rimasta a mollo una settimana nell’acqua salata. È surreale il San Paolo nelle ore che precedono il fischio d’inizio, teatro abbandonato in stile Fantasma dell’Opera. Un Purgatorio asettico, senza pena e senza premio. Una via di mezzo tracciata da una dialettica errata e da un’informazione che ha distorto alcuni concetti. Napoli-Fiorentina l’avevamo persa prima di giocarla. L’avevamo persa in quella strada deserta che portava ad un Tempio che pare ormai sconsacrato. Riflettiamo.

Uno il girone intero senza gol su azione di Callejon. Fa così male parlarne in toni negativi, ma si farebbe un torto alla verità facendo altrimenti. Una fotocopia stropicciata tra i piedi di milioni di passanti, un contachilometri sballato come un colpo di testa spedito fuori bersaglio difficile da giustificare. Sempre titolare con Gattuso, una fiducia che ha il retrogusto del tradimento alle spalle, pugnalata rumorosa e per questo ancor più mortifera. Le separazioni sono sempre complicate da gestire, quella con Josè sta diventando una gestazione dolorosa ed inutile per tutti. Che peccato. 

Due reti subite, banderillas che affondano nella carne di un toro entrato nell’arena già anestetizzato, barcollante verso l’unica destinazione possibile: il suolo. È una sconfitta dello spirito, perché due dovrebbero essere anche gli attributi da moltiplicare per 11 (quelli scesi in campo dall’inizio), ma la cifra totale appare ben più bassa. Conti che non tornano, moltiplicatori che non moltiplicano, divisioni che invece spaccano. ‘Fifa e Arena’ racchiude perfettamente la serata di un Napoli ‘Matato’ da una Fiorentina che non ha nemmeno dovuto sudare più di tanto, prendendosi la scena solo perché l’avversario in questione non hai avuto una possibilità di invertire il proprio destino. O meglio, non ha fatto nulla per farlo.

Tre giocatori fuori ruolo su quattro. L’insensato Harakiri di Gattuso supera in logica e masochismo chi un giorno ha pensato di piazzare l’ananas sulla pizza. Il gusto è orribile, l’azzardo ingiustificato. Ringhio era arrivato per fare le cose semplici, ma si è già perso nelle sue ostinazioni. Tenere fuori Meret (magari acciaccato) perché vuoi fare il Tiki Taka con Ospina e poi non fare due passaggi di fila non è edificante. 

Quattro-tre-tre ed affini. Quella formula magica che in molti invocano come panacea per tutti i mali, si è invece rivelato semplice esercizio di stile. Una sequenza di Fibonacci che non ha mai però permesso di sommari i valori precedenti, incartando ancor di più il Napoli a quelli che sono i propri limiti strutturali. Gattuso ha voluto indossare il vestito di Sarri, abito che non gli appartiene e che non appartiene nemmeno più a questo Napoli. Un comodato d’uso rivelatosi una grande illusione, uno smoking di bassa qualità che al primo gesto non programmato ha dilaniato ogni cucitura. Seta divenuta carta straccia, testardo e balordo tentativo di emulazione fallito, anzi mai iniziato. 

Cinque gare e quattro sconfitte nella gestione Gattuso, che ci capisce poco o nulla nella notte infausta (l’ennesima) del San Paolo al punto che arrivano anche spifferi su possibili dimissioni. Scelte insensate iniziali, insensatezza reiterata con irritante coerenza anche nei cambi che hanno definitivamente staccato la spina ad un Napoli già in stato comatoso. Rino sarà anche bravo a metterci il ‘Faccione’, ma qui abbiamo bisogno di altro. Di risposte sul campo. Di idee. Di stimoli. Di uno che entri nella testa dei calciatori. “Devo capire chi pensa al Napoli a 360°” afferma in conferenza. Ma come? Quindi c’è qualcuno che pensa ad altro? Ed a cosa pensa? Con i soldi che guadagna? Ed in 50 giorni Gattuso ancora non li ha individuati? Eppure, i ‘Distratti’ sembrerebbero agevolmente identificabili...

Sei (verbo essere) così lontano da quello che eri. Una spaccatura profonda, che ti apre in due come una mela. Due parti che non combaciano più, un ricordo ancora fresco che sembra viaggiare nel tempo ad una velocità frenetica. Confusione spazio-temporale che nemmeno alla fine di ‘Interstellar’. Una grande bellezza consumata e logorata in breve tempo, sfregiata da interventi chirurgici che hanno avuto l’effetto distorto. Una Nina Moric applicata al pallone questo Napoli che era bello nella sua semplicità e che si è imbruttito con la ricerca artificiale di un nuovo volto che non gli appartiene.

Sette alle palle quadrate di Hysaj (siamo in fascia protetta?). Massacrato (anche dal sottoscritto), ripescato dalle cose vecchie come uno scontrino che avevi inavvertitamente gettato via e che invece ti serviva. Uno dei pochi a metterci la rabbia, al netto di qualche disattenzione. Magari non basterà, ma non sempre il risultato deve condizionare il giudizio. Servirebbe un pizzico di Elseid in ognuno degli azzurri per riaccendere le speranze di rivedere una squadra degna di indossare quella maglia.

Otto lunghi giorni per riflettere: da sabato a domenica 26. Lazio e Juve si stagliano all’orizzonte, missili in avvicinamento col potere distruttivo di un ordigno lanciato da Kim Jong-un. La scena in stile Quentin Tarantino sembra apparecchiata per un finale cruento, col Napoli a fare la parte di quello che fatto a fette dal vendicatore di turno. Qualcuno chiami il Signor Wolf, quello che ‘Risolve i problemi’. Si inietti una puntura di adrenalina nelle vene di una squadra senza emozioni, che si trascina verso un peggio che non pare avere limiti. Si dice che certe gare le motivazioni le tirano fuori da sole: o adesso, o mai più ragazzi. 

Nove volte senza vittoria nelle ultime dieci in campionato, con la miseria di 6 punti raccolti (solo la Spal ha fatto peggio). Il quadro spettrale di un Napoli svuotato, replica mal riuscita di se stesso. Pupazzo di legno invaso da termiti che, senza apparire esternamente, hanno mangiato l’anima di questo Pinocchio che raccontava al mondo troppe bugie per celare un malessere poi deflagrato come un’ammasso di polvere pirica tenuta in cantina. Proprio Collodi scriveva: “Si sa: in questo mondo bisogna tutti aiutarsi l'uno coll’altro”. Dopo la denuncia di Gattuso ‘Io mi facevo ammazzare in campo per un compagno’ appare chiaro che nel Napoli manca questo tipo di volontà.

Dieci gare al San Paolo, undici punti raccolti ed undici gol segnati. Questo ‘Snatch - Lo Strappo’ in stile Guy Ritchie nasce dalla rottura di un patto fiduciario. Perché De Laurentiis ha delle colpe, così come Giuntoli, Ancelotti ed anche Gattuso ha iniziato maluccio. Esiste però un peccato originale, una deviazione etica che in qualche modo ha fatto derivare la Pangea napoletana. Si stava uno accanto all’altro prima della notte del 5 novembre, poi il grande rifiuto che ancora presenta il conto salato. Le lacrime di un bambino, diventate virali, sono le lacrime di tutti i tifosi. Quelli che ci soffrono, che ci mettono il cuore, che restano attoniti dinanzi ad uno scempio senza fine. Il grande errore di questo gruppo è stato cercare sempre le colpe all’esterno, trovando alibi che ora barcollano come George Foreman a Kinshasa dopo la raffica tremenda di pugni di Ali. La caduta al tappeto è fragorosa. Le attenuanti: scadute. La pazienza: finita.