Insigne per Callejon: addio alla giocata che è diventata storia

10.08.2020 07:33 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Insigne per Callejon: addio alla giocata che è diventata storia
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© foto di Alessandro Garofalo/Image Sport

(di Arturo Minervini) - Un bisogno soddisfatto. Come l’amore. Un’idea che nasce già geniale, come l’intuizione divina. Un’esecuzione che accarezza la perfezione, come quella di un’orchestra diretta da mani illuminate. Insigne per Callejon non è una semplice azione. È uno status generazionale, una leggenda metropolitana che i contemporanei hanno avuto la fortuna di ammirare. Entra di diritto nella storia dello sport, asse paradisiaco che ha regalato gioie e dolori, dolori e gioie. E i dolori erano solo degli avversari.

Si chiama inevitabilità. Ha un vestito rigoroso e non è avvezza a negoziare. Quando accade, accade. Non puoi in nessun modo frenarla. Ecco, la giocata Insigne per Callejon ha avuto le stigmate dell’inevitabile. Del fatto che si compie, andando oltre la volontà di chi la subisce. Un fenomeno quasi divino per la perfezione del suo compiersi nello spazio e nel tempo, il convulso e concitato momento che mette a repentaglio la convenzione della linearità del tempo. Sì perché quella scena l’abbiamo vista centinaia di volte e si è sempre mostrata a noi con lo stesso volto. Un attimo ripetuto nel tempo, un arcobaleno temporale e calcistico pronto ad illuminare una gara grigia. Un lampo, folgorante, stordente per bellezza anche alla visione numero cento. 

Insigne che cerca Callejon, Callejon che sa che verrà cercato di Insigne. È un piccolo-grande cerchio della vita, un atto sfacciato di precisione. L’astratto che si fa concreto, l’ambizione di infallibilità che si racconta come possibile agli umani. Una giocata che fa parte di noi, delle nostre vite, dei nostri discorsi da bar. Tra qualche anno, seppellita da un po’ di polvere, la tireremo fuori e sarà subito luccicante, viva, immediata. Perchè quella giocata lì, il tempo lo ha sfidato. E lo ha vinto. Ci ha detto che il tempo può anche flettersi alle volontà superiori. Che può fare un giro a ricciolo, come Josè che finta di venire in appoggio e poi scatta in profondità. Che può flettersi come il busto di Lorenzo, inclinato come un compasso pronto a disegnare la parabola perfetta. Eccolo il destro di Lorenzo. Eccolo, lo scatto di Josè. Il resto è tutto un brivido, che invade perfino la tastiera. Figuriamoci la memoria.

Insigne che cerca Callejon, Callejon che sa che verrà cercato di Insigne. È un piccolo-grande cerchio della vita, un atto sfacciato di precisione. L’astratto che si fa concreto, l’ambizione di infallibilità che si racconta come possibile agli umani. Una giocata che fa parte di noi, delle nostre vite, dei nostri discorsi da bar. Tra qualche anno, seppellita da un po’ di polvere, la tireremo fuori e sarà subito luccicante, viva, immediata. Perchè quella giocata lì, il tempo lo ha sfidato. E lo ha vinto. Ci ha detto che il tempo può anche flettersi alle volontà superiori. Che può fare un giro a ricciolo, come Josè che finta di venire in appoggio e poi scatta in profondità. Che può flettersi come il busto di Lorenzo, inclinato come un compasso pronto a disegnare la parabola perfetta. Eccolo il destro di Lorenzo. Eccolo, lo scatto di Josè. Il resto è tutto un brivido, che invade perfino la tastiera. Figuriamoci la memoria.

Un post condiviso da Arturo Minervini (@arturo_minervini) in data: 9 Ago 2020 alle ore 11:22 PDT