Da 0 a 10: ADL a gamba tesa, le tragiche profezie di Bergomi, gli audio bomba di Gattuso e lo zoo degli infedeli

Il Napoli asfalta l'Udinese con cinque reti: De Laurentiis carica la squadra prima della gara, Gattuso si prende il secondo posto momentaneo
12.05.2021 14:18 di Arturo Minervini Twitter:    vedi letture
Da 0 a 10: ADL a gamba tesa, le tragiche profezie di Bergomi, gli audio bomba di Gattuso e lo zoo degli infedeli
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Zero alle profezie dello Zio. Non quello di Donnarumma, ma quello che aveva prima avvertito: “Osimhen farà fatica, non sarà facile far gol all’Udinese” e immediatamente dopo le cinque pappine rifilate ai friulani ha rilanciato: “La Fiorentina vorrà vendicarsi dopo il 6-0 dell’andata”. Bergomi in versione Fulgenzio Crisantemi pontifica previsioni calcistiche, che si rivelano meno affidabili delle previsioni del Maestro Do Nascimento. Lo stesso zio che il 18 marzo diceva: “Juve può ancora vincere lo scudetto” pur dinanzi ad una squadra disastrata nel gioco e nelle idee. Beppe dacci le quote!

Uno a quelli che ‘facciamoci del male’. Sempre, comunque, dovunque. Ai campioni mondiali di body building alla categoria ‘sollevatori di polemiche’. Perchè ormai è vietato godersi una vittoria, bisogna subito entrare nella schiera infernale di chi deve trovare un motivo per non essere felice. Una rigidità emotiva, fisica, intellettuale. La rincorsa perenne e vana di una verità assoluta che non esiste. E che rende il calcio fabbrica dell’imprevisto, magica rappresentazione della vita che può cambiare per un tiro che accarezza il palo e finisce in rete o viene sputato dal legno. Fatevene una ragione. 

Due animali fuoriusciti dallo Zoo di Berlino, quasi inadatti a questo pallone al punto da doversi sentire a disagio per racconto di qualche infedele. Cammelli contro Fenicotterri, Uccellacci (del malaugurio) e uccellini in versione pasoliniana con un retrogusto amaro. Osimhen e Fabiàn e la parabola di una inadeguatezza raccontata da qualcuno, smentita clamorosamente dai fatti. Accade a chi: “Voleva solo parlare di sè per ore intere senza ascoltare gli altri”.

Tre punti per la Champions, per il progetto, per il futuro. De Laurentiis irrompe negli spogliatoi prima dell’Udinese a gamba tesa, dopo aver preso un volo privato da Milano, e ripete ossessivo: “Champions, dobbiamo andare in Champions”. Sa bene che in un pallone al collasso economico, per una società con i conti in ordine come il Napoli, avere gli introiti della più grande manifestazione europea vorrebbe dire poter scalare diverse posizioni nella griglia di partenza del prossimo anno. Qui si gioca il domani, le ambizioni che verranno, i sogni che da troppo tempo vorrebbero abbandonare un cassetto che inizia a stare stretto.

Quattro metri coperti non si sa bene come, dove, quando. C’è da cestinare tutte le convinzioni sul concetto di spazio e tempo con Osimhen, che si candida a partecipare al prossimo film di Christopher Nolan. C’è una frattura nella linearità delle cose tra il controllo orientato ed il frame seguente che lo colloca già davanti a Musso, senza una spiegazione logica. Anche in slow-motion la giocata di Victor abbatte la barriera della luce, è un lampo nella notte. Un bagliore che mica riesci a guardarlo tenendo gli occhi aperti. Sono cento passi (nella settimana in cui si ricorda Peppino Impastato) in quattro passi. Un bug del sistema, segnalate il problema alla Konami. 

Cinque gol e non sentirli perché sembrano una conseguenza logica di una superiorità netta, a tratti imbarazzante, stemperata appena dal lampo di Okaka che quando vede il Napoli si reincarna in Didier Drogba. Passeggiano gocce di rugiada sulle foglie di questa primavera che ha ridato linfa e colore ad un Napoli che, con qualche aggiustamento, il prossimo anno potrebbe davvero battagliare con chiunque. Sapete perchè? Perchè praticamente tutti quelli che sono in rosa il prossimo anno saranno ancora più forti di adesso. 

Sei alla giornata in ufficio di Piotr, supereroe che non ha nemmeno bisogno di cambiare il vestito. Quando lo straordinario diventa ordinario, c’è il rischio di darsi per scontati, di non riconoscere l’eccezionalità di certe comete che attraversano il nostro cielo. È accaduto con Hamsik per più di un decennio, si rischia di commettere lo stesso errore con Zielinski. Col tap-in all’Udinese tagliato un traguardo gigantesco: la doppia cifra di gol (10) e assist (12) in stagione. Celebriamo Piotr. Celebriamo perché sa essere speciale senza nemmeno rendersene conto. 

Sette alle frecce di destra, un sorpasso dalla parte sbagliata. Lozano e Di Lorenzo affondano nella carne delle gara con gli incisivi, soddisfano con i gol le richieste incessanti di Gattuso nel primo tempo che chiedeva maggiore cattiveria. In ‘Tutto il calcio Gattuso per Gattuso’ audio esclusivi dedicati a Hirving e Giovanni, un’attenzione che porta alla fine i frutti sperati. Bravi loro e bravo Rino a pungolarli al punto giusto.

Otto a Insigne, che eguaglia il record di marcatore in una singola stagione. Diciotto, diciotto, diciotto ripete Lorenzo, che sorride come il grande Proietti in uno dei suoi sketch più famosi. Tanti sono i gol del capitano, che si colloca in una dimensione che appartiene ormai a pochi. E non lo dicono solo i numeri, lo dicono le giocate (quella traversa ancora trema) e la capacità di leggere le situazioni. Lo racconta una visione rinnovata del concetto di capitano, che sa mischiare anche le carte per rendere imprevedibile se stesso e il proprio esercito. 

Nove a Fabiàn, che si accascia su un letto di petali di rose con lo sguardo sognante verso il cielo manco fosse Kevin Spacey. Nella Bellezza tutta iberica, c’è un atto di infinito coraggio. Quella perdita di equilibrio, il corpo che scivola per un solo attimo verso la caduta è l’atto di estremo coraggio, il tributo ad una visione geniale. L’inclinazione di un corpo che diventa leva per sollevare il mondo, la chiave che gira per avviare il motore immobile della grandezza. E mentre prende la mira, Fabiàn sembra cadere verso destra e poi infila il pallone dalla parte opposta. Un cielo ribaltato, un universo che scopre di non avere limiti. Il rumore è dolcissimo. Proprio come una rosa che si accascia su lenzuola di seta. Delicatissimo. Velatissimo: e vai fuori di gamba (cit. Jerry Calà).

Dieci ad una rimonta che se lo merita davvero un lieto fine. Se lo merita Gattuso, che ha rimesso insieme cocci sparsi di un vaso che ha avuto istinti autolesionisti. Se lo merita una squadra che, proprio un attimo prima del fondo, ha avvertito impulsi vitali ed impeti d’orgoglio che ora sono mutati in consapevolezza, arroganza calcistica che ha delle giustificazioni tecniche. Perchè questo Napoli è forte, molto forte. Perchè ora la Champions è lì, ma non ci si può voltare indietro. È una lunga fuga su un tappone di montagna di questo Giro che ignora il Sud, di cui il Sud pretende di diventare protagonista. E nella testa non c’è spazio per i chilometri che hai macinato, deve esserci solo l’asfalto che manca per superare lo striscione a braccia alzate.