Guido Clemente di San Luca a TN su Maradona: "Si sta così quando perdi una persona che ti appartiene"

Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo, Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha scritto per Tuttonapoli un suo personale ricordo per Diego Armando Maradona

27.11.2020 14:50 di Redazione Tutto Napoli.net  Twitter:    vedi letture
Guido Clemente di San Luca a TN su Maradona: "Si sta così quando perdi una persona che ti appartiene"

Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo, Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha scritto per Tuttonapoli un suo personale ricordo per Diego Armando Maradona

Più o meno un’ora dopo aver ricevuto la notizia, il mio pianto si è unito a quello di mio figlio, che mi ha telefonato in lacrime. Chiedendomi disperato fra i singhiozzi: «Ma come faccio a spiegare a mio figlio che sto piangendo per la morte di uno che non ho mai visto?». Mi sono fatto passare l’adorato nipotino di sette anni (che, piccolissimo, quale sua prima canzone imparò “O mamma-mamma-mamma”) e, sforzandomi di trattenere le lacrime, gli ho detto qualcosa, per cercare di rassicurarlo. Non so bene che.

È da mercoledì alle 17 che non riesco a non commuovermi, a intermittenza. Si sta così, quando perdi una persona che ti appartiene.

Mi hanno chiamato per intervenire alla radio, alla televisione, per invitarmi a scrivere un pezzo che descriva lo stato d’animo. Ho declinato i cortesi inviti. Alla fine, ho ceduto alle affettuose pressioni di una giornalista di Sky, e non sono sicuro di esser stato capace di controllarmi del tutto. Non ero in grado di parlare, sopraffatto dal dolore. Volevo evitare il rischio di dare la sensazione di non avere il pudore della riservatezza che è propria di esso. E quello, inevitabile, della retorica. 

Per evitarlo, scrivo tre cose, telegraficamente.

 Sul piano del sentimento, sto male come la stragrande maggioranza dei napoletani e degli argentini. Le parole giuste per descrivere ciò che provo le ha trovate Michele Serra, nella sua ‘Amaca’. Le ho lette e ho capito che mi sento proprio così.

Sul piano del significato, cercammo di spiegarlo, con gli amici del Comitato “La classe non è acqua”, organizzando il “Te Diegum”. Un incontro pubblico di ringraziamento (il libro con gli atti venne pubblicato dalla Leonardo). «Gioia, fantasia, improvvisazione! Stu’ scudett’ l’amm’ vint’ senz’organizzazione!»: il nostro slogan per il primo titolo. Il Genio che vince sul modello produttivistico efficientista. Lui ci fece vincere senza dover tradire la nostra natura, la nostra antropologia. Una straordinaria metafora, che suona oggi attualissima, come l’ultima speranza per salvare il pianeta. Contemplazione del bello, più che dissennata crescita per un modello di sviluppo che distrugge l’ambiente.

Sul piano dell’etica, è stato uno esempio virtuoso. Altro che! Buono e generoso. Fedele e affidabile. Umile e sempre dalla parte degli ultimi. Autentico e onesto. Anche nel riconoscere i suoi errori, i suoi vizi. La droga? Avrebbe titolo per parlarne solo chi ha avuto a che fare da vicino con il devastante dolore che genera. Il buon esempio? E chi lo dà? Il moralista bacchettone di turno? Gli opinionisti pronubi, che, dinanzi ad un ordinamento sportivo che con protervia nega lo Stato di diritto, chiudono gli occhi asserviti, anziché denunciarlo? Dessero loro un bell’esempio. Facciano come la U.E. con Ungheria e Polonia! Oppure, più semplicemente, ritornino al monito del Vangelo, stando attenti più alla trave nel loro occhio che alla pagliuzza in quello di nostro fratello.