Il PM Visone a TN: "Paziente calcio agonizzante, rendere oggettivo il Var per evitare il doppio arbitraggio"

Giuseppe Visone, sostituto procuratore della DDA di Napoli, ha analizzato per Tuttonapoli la denuncia del Presidente Vigorito contro Mazzoleni

10.05.2021 11:00 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Il PM Visone a TN: "Paziente calcio agonizzante, rendere oggettivo il Var per evitare il doppio arbitraggio"

Giuseppe Visone, sostituto procuratore della DDA di Napoli, ha analizzato per Tuttonapoli la denuncia del Presidente Vigorito contro Mazzoleni

"La denuncia del presidente Vigorito di ieri pomeriggio ha riaperto in maniera fragorosa la questione, mai sopita, dell’adeguatezza del sistema calcio italiano e della necessità ormai improcrastinabile di una serie di riforme.

Va detto che il giudicare per sua stessa natura è connotato da una componente ineludibile di interpretazione ma quando tale categoria diventa preponderante sfociando nell’arbitrio, si determina un bug difficilmente eliminabile.

Un sistema giudiziario, come è latu sensu quello arbitrale, fonda la sua efficacia ma direi la sua stessa credibilità su due pilastri: la professionalità dei “giudici” e la affidabilità e la prevedibilità delle loro decisioni.

Con riferimento al primo aspetto, con il pensionamento dei Collina e dei Rosetti, che facevano da paravento per l’intera classe arbitrale, sono venuti fuori tutti i limiti del sistema di reclutamento e promozione – lo scandalo degli ultimi giorni sulla falsificazione dei giudizi e delle valutazioni sta lì a dimostrarlo – nonché le aporie determinate dall’assenza di un reale organismo indipendente con autonomia decisionale e finanziaria destinato alla supervisione ed alla gestione del comparto dei direttori di gara.

In ordine, poi, alla uniformità decisionale ogni ordinamento, sia esso originario o derivato, fonda la sua tenuta sull’accettabilità da parte dei consociati dei provvedimenti assunti dalle sue articolazioni. In questo gioca un ruolo fondamentale la prevedibilità delle decisioni, tanto è che i sistemi giudiziari evoluti sono tutti dotati di organismi nomofilattici, funzionali a garantire interpretazioni non schizofreniche.

Ecco il mondo arbitrale paga, tra le tante cose, anche, l’assenza di un board indipendente in grado di fornire linee guida uniformi in grado di orientare in maniera chiara le scelte del campo.

Allora come uscirne, che soluzioni adottare. 

La tecnologia, se correttamente utilizzata, è un valore aggiunto e, in un mondo digitale ed interconnesso, non si può rinunciare ad essa; va, però, regolamentata e soprattutto sottratta ad un uso strumentale ed arbitrario. Del resto quanto accaduto in Serbia - Portogallo, ove non era presente la Goal Line Techonology, ci dimostra come sarebbe anacronistico e, tutto sommato, dannoso, un ritorno al passato.

Il vero tema è, quindi, la modalità di utilizzo del supporto tecnico e soprattutto la necessità di evitare “il doppio arbitraggio” come è spesso accaduto quando al VAR vi era un arbitro di spessore e dalla personalità ingombrante.

Fu Ancelotti, nell’ormai lontano 2019, nel corso di un incontro a Coverciano a porre per primo la domanda sul “chi chiama chi” e sul “chi prende la decisione finale”. I fatti dell’ultima settimana stanno a dimostrare che nessuna concreta risposta è stata fornita a quel quesito.

In questo complesso quadro una soluzione razionale esiste: rendere quanto più oggettivo possibile il VAR. Come? Limitando il suo utilizzo di “ufficio” al solo fuorigioco e prevedendo, per gli altri casi (rigori, espulsioni), l’istituto del challenge, già introdotto nel tennis, con l’attribuzione di due chiamate a partita per ciascuna squadra.

Con questo sistema sarebbe addirittura inutile la presenza di un arbitro all’interno della sala VAR essendo sufficiente il mero operatore di sistema.

Il tempo delle attese è finito: il paziente è agonizzante e non può più essere curato con le vitamine.